venerdì 18 maggio 2012

Scavi italiani nella Giordania biblica

Testa di cavallo rinvenuta a Tell al-Mashhad
Tell al-Mashhad, noto anche come Khirbed 'Ayun Musa, è un importante località dell'Età del Ferro, posta in posizione strategica a guardia di una fonte perenne. La tradizione locale vuole che questa fonte sia stata fatta sgorgare da Mosè durante il pellegrinaggio del popolo ebraico nel deserto. Il legame con le tradizioni bibliche e, in particolare con la figura di Mosè, è sottolineato ulteriormente dal fatto che il sito, in cui ha scavato un team di archeologi italiani, si trova proprio nella valle sottostante al monte Nebo, dove Mosè morì dopo aver visto, anche se da lontano, la Palestina.
La presenza umana a Tell al-Mashhad inizia nel Paleolitico, da cui provengono alcuni manufatti ritrovati a poche decine dall'insediamento. La fase principale dell'insediamento umano è stata collocata tra la fine dell'VIII e l'inizio del VI secolo a.C., quando l'area di Madaba, il principale centro regionale, era contesa tra i regni tribali di Moab e Ammon, entrambi vassalli dell'impero assiro.
Tell al-Mashhad, scavo di un muro
Tell al-Mashhad presenta un grande edificio quadrangolare che domina il villaggio. Questo edificio era stato individuato nel 1932 da N. Glueck, che ne aveva fornito una dettagliata descrizione ed una prima, sommaria, pianta. Negli anni '50, poi, il tedesco H. Henke visitò più volte il sito, raccogliendovi, anche, frammenti di figurine umane fittili.
Gli italiani hanno cominciato ad operare qui nel 1999, supportati dal Ministero per gli Affari Esteri e da un team della fondazione "Ing. C.M. Lerici" (Politecnico di Milano). Le indagini si sono concentrate prevalentemente nel settore meridionale del tell, che aveva subito notevoli danni a causa dell'ampliamento e dell'asfaltatura di una stradina che, già negli anni '30, divideva il sito archeologico in due parti. Sono stati individuati alcuni ambienti domestici e ritrovate tracce preziose di vita quotidiana nell'Età del Ferro (cereali e legumi carbonizzati in grande quantità).
Tell al-Mashhad, scavo di un ambiente
L'area di scavo è stata ampliata nel 2000, mentre tra il 2002 e il 2003 è stata realizzata una prima dettagliata pianta delle pietre relative al grande edificio che domina l'insediamento. Quest'edificio è stato oggetto di indagini nel 2010. Sono state riportate alla luce, nella loro interezza, le mura perimetrali della struttura, che possiede una pianta quadrata di circa 22 metri di lato. Le mura sono state realizzate con grandi pietre rozzamente squadrate e raggiungevano, in alcune parti, i tre metri di altezza. La tipologia architettonica alla quale può ricondursi l'edificio è quella dei cosiddetti Quadratbau, utilizzata moltissimo in Palestina sin dall'epoca del Bronzo Tardo per moltissimi scopi, dai templi, agli usi agricoli fino a quelli militari.
Il materiale che è stato ritrovato è costituito prevalentemente da ceramiche: diversi tipi di coppe (alcune carenate), pentole, crateri, giare e soprattutto le cosiddette "Ridged Neck Jars", giare dal collo crestato tipiche dell'Età del Ferro.
Tell al-Mashhad, panoramica dello scavo italiano
Durante la campagna di scavo estiva del 2011, è stato riportato alla luce un muro dell'altezza di 1,70 metri, probabilmente un terrazzamento, edificato impiegando pietre di taglio diverso direttamente al di sopra della roccia. Sono affiorati, anche, numerosi frammenti di ceramica, tra i quali uno pertinente una rara tipologia di ciotola con lucidatura rossa ed una rara impugnatura orizzontale; l'altro è una ciotola carenata con pareti dotate di scanalature orizzontali. E' riemersa, anche, una piccola testa di cavallo in argilla, analoga, per molti versi, ad altri esemplari ritrovati in ambito palestinese e transgiordano. Il modello di Tell al-Mashad, a differenza di questi ultimi, presenta un canale interno per il passaggio di liquido, che fa pensare ad un frammento di vaso rituale. Altri oggetti sono una conchiglia di origine mediterranea, con un foro che permetteva di utilizzarla quale pendente, e un gruppo di oggetti in pietra destinati alla macinazione di granaglie.
Ancora non è possibile dare un nome all'antico sito, per il quale è stato, in più occasioni, proposto il nome di Bet-Peor che ricorre, talvolta come Baal-Peor, in diversi passi dell'Antico Testamento.

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