sabato 12 maggio 2012

Scoperte le "prove" che rimandano la fine del mondo

Alcune delle pitture parietali ritrovate a Xultùn
Il 21 luglio 1561, una folla di contadini indigeni assistette, nella piazza di Manì, in Messico, al rogo che un frate missionario francescano fece di dozzine di preziosi e fragili libri maya, contenenti dei codici. Questi testi erano condannati e bollati dalla chiesa quali "inganni del diavolo" ma, in realtà, custodivano le conoscenze di secoli su scienza e matematica dei maya. Oggi solamente pochissimi di questi codici sono leggibili, sopravvissuti a stento alla furia distruttiva dei missionari.
Un team di ricercatori americani ha scoperto, in questi mesi, un piccolo tesoro formato da questi antichi codici maya. William Saturno, archeologo della Boston University, ed i suoi colleghi hanno segnalato il ritrovamento di tavole astronomiche e testi dipinti ed incisi sulle pareti di un edificio antico di 1200 anni. Si tratta di un edificio residenziale che si trova nel sito di Xultùn, in Guatemala. Le tabelle astronomiche, in particolare, sono più antiche di circa 500 anni rispetto a quelle conservate nei codici maya conosciuti. Attraverso lo studio di queste tabelle, i ricercatori stanno acquisendo una nuova visione della scienza di queste antiche popolazioni mesoamericane. Gran parte dell'edificio, sfortunatamente, era in cattive condizioni. I pittogrammi sono stati tracciati in color nero e rosso.
L'esterno della sala di Xultùn
Il sito di Xultùn è stato da tempo sottoposto a saccheggio dai tombaroli, ma una volta era una potente città stato maya. Nel marzo del 2010 un membro della squadra di Saturno, Maxwell Chamberlain, scoprì parte di un muro dipinto che era stato parzialmente esposto dagli scavatori clandestini. Successivamente gli scavi archeologici hanno rivelato tre pareti di una sala intatte. Sala che era parte del complesso residenziale ora all'attenzione degli studiosi. Le mura scavate riportano dipinti di figure umane tra le colonne dipinte, tra cui un re maya e, in verticale, numeri scritti in geroglifici maya.
Gli archeologi hanno scansionato digitalmente tutti i dipinti ed i numeri ed hanno inviato le immagini, una volta riassemblate, all'Università del Texas, ad Austin, dove studia e insegna uno specialista di iscrizioni maya, David Stuart. Questi ha analizzato il materiale ed ha scoperto che almeno cinque delle colonne di numeri sono sormontate da geroglifici. Queste colonne servivano agli scribi maya per registrare accuratamente i dati lunari. Le colonne, pertanto, rappresenterebbero notazioni astronomiche simili a quelle presenti nella Tabella dell'Eclisse del Codice di Dresda, un codice maya attualmente conservato nel museo della cittadina tedesca. Altri raggruppamenti numerici ritrovati nella sala, invece, rappresentano cicli del calendario che interessano i pianeti Venere (che ha un calendario di 584 giorni) e Marte (calendario di 780 giorni), oltre ad un calendario cerimoniale di 260 giorni e ad un calendario solare di 365.
Geroglifici maya nella sala di Xultùn
Gli scribi maya si servivano delle loro conoscenze dei cicli astronomici per pianificare importanti cerimonie pubbliche, quali, per esempio, l'intronizzazione di un nuovo re o la nomina di un erede regale. Solitamente le tavole astronomiche erano incise su corteccia, invece quelle appena ritrovate sono state dipinte sui muri di una residenza. Uno dei testi suggerisce che la sala era ancora in uso nell'813 d.C., quando diversi disordini di natura politica devastarono diverse parti del mondo maya. Alcune città-stato, in quell'epoca, subirono un'implosione, altre sembrarono, invece, fiorire. Forse, pensano gli studiosi, lo sconosciuto scriba di Xultùn ha voluto in qualche modo conservare permanentemente un calendario con tutti i cicli, una sorta di archivio, insomma, e quella appena ritrovata potrebbe essere stata la sua casa o, forse, il suo "ufficio", uno spazio di lavoro in cui i calcoli erano annotati con regolarità.
I calcoli mostrano un alto grado di elaborazione ed una compiutezza analoga a codici più tardi, come ha evidenziato il professor Alessandro Lupo, docente di etnologia presso l'Università di Roma "La Sapienza", esperto in etnoastronomia e direttore della missione etnologica italiana in Messico.
Sui muri non è stato trovato alcun segno "premonitore" del tormentone che sta attraversando il pianeta, quello relativo alla fine del mondo. In realtà, per i Maya, nel 2012 sarebbe solamente terminato un ciclo e non il mondo. Al termine del ciclo ne sarebbe iniziato un altro.

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