Palmira (che anticamente si chiamava
Tadmor) fu una delle metropoli più importanti e più vive, durante l'Impero Romano. Innanzitutto dal punto di vista commerciale, dal momento che era una
tappa obbligata lungo le rotte carovaniere che collegavano Roma all'Oriente. La città è sempre stata vista come un'oasi nel deserto e gli studiosi si sono sempre chiesti come avesse fatto a prosperare per molti anni.
Nel
2008 l'archeologo
Jorgen Christian Meyer ha iniziato lo studio e l'esplorazione dell'
area montuosa a nord di Palmira, un territorio di più di 100 chilometri quadrati dove l'acqua piovana veniva incanalata verso le pianure andando ad alimentare i campi. Grazie a dei sondaggi ed anche alle immagini satellitari, gli archeologi hanno scoperto i resti di più di
venti villaggi che distavano da Palmira pochi giorni di cammino, i quali vanno ad aggiungersi ad altri
15 insediamenti precedentemente scoperti da altri ricercatori nella zona ad ovest di Palmira. Sono state anche trovate le tracce di una
vasta rete di serbatoi e canali artificiali per la raccolta e la distribuzione dell'acqua, soprattutto in occasione degli improvvisi temporali stagionali.
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Palmira, il teatro romano |
Dunque Palmira era circondata da
colture di olivi,
fichi e
pistacchi, come affermano le fonti romane. Veniva anche coltivato l'
orzo, da quanto è risultato dalle
analisi dei pollini condotte su un mattone di fango proveniente dalle aree esplorate da Meyer. Gli antichi abitanti riuscivano a catturare e canalizzare dai 12 ai 15 centimetri di pioggia ogni anno. Questo sistema durò fino al
700 d.C., periodo in cui la splendida Palmira iniziò il suo declino.
Vicino Palmira, poi, erano state edificate delle vere e proprie
fattorie che si occupavano della
coltivazione dei cereali per il rifornimento della città.
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Palmira, tempio di Baal |
Le merci provenienti dall'Asia, dunque, dopo aver navigato nell'
Oceano Indiano ed aver attraversato il
Golfo Persico, venivano trasportate in parte lungo il fiume
Eufrate fino alla Siria. Raggiungevano, quindi, Palmira e da qui, attraverso le carovane, arrivavano ai porti del Mediterraneo. Vi erano anche percorsi più veloci e diretti, ma allora, duemila anni fa, Palmira si trovava in una regione ben inserita tra l'Impero Romano ad ovest e gli imperi dei Parti e dei Persiani ad est, e tutta una serie di piccoli regni che sorgevano lungo l'Eufrate, ciascuno dei quali, al passaggio delle carovane, esigeva un pedaggio. Palmira era, dunque, una
via alternativa, se pure più lunga, ed anche più interessante proprio per via delle fattorie che le sorgevano intorno. Gli agricoltori locali, secondo Meyer, permettevano, ai pastori nomadi che conducevano le carovane di cammelli verso Palmira, di pascolare sui loro terreni dopo il raccolto. Lo sterco dei cammelli, poi, rendeva fertile la terra dei contadini, in un reciproco scambio di "favori".
Purtroppo la situazione politica attuale in Siria non permette di proseguire oltre le ricerche, per approfondire e svelare gli antichi misteri di questa splendida città. Gli archeologi hanno dovuto abbandonare, infatti, gli scavi in tutta fretta.
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