Sinuoso corso del Tevere nel parco dell'Alta Valle |
Nei Sacra, negli Auguria, negli Indigitamenta, unitamente ai toponimi precedenti, troviamo anche quelli di Serra, Tarentum, Volturnus. L'attuale toponimo deriverebbe, secondo la tradizione, dal re latino Tiberino Silvio, che vi annegò. Questi era il nono dei re albani, figlio di Capeto e padre di Agrippa. Il suo regno avrebbe avuto la durata di soli otto anni (924-916 a.C.) ed egli sarebbe affogato durante una battaglia.
Gli Etruschi, però, già chiamavano il Tevere Thybris, a detta di Virgilio che, nell'Eneide, chiama il fiume anche Lydius o Ausonium Thybrim (durante il rito funebre di Anchise celebrato da Enea). Questo toponimo deriverebbe dal gentilizio etrusco Thefri o Thepri (thefri velimnas tarxis clan, "Tiberius Velimnba, Tarqui filius).
Isola Tiberina |
Gli insediamenti preromani guardavano il fiume dall'alto soprattutto per un problema di carattere difensivo: il Tevere, infatti, era soggetto a piene improvvise. Il punto più facilmente guadabile era nei pressi dell'Isola Tiberina, là dove poi sorgerà il Foro Boario prima e quello Romano poi, luogo di scambio tra le popolazioni etrusche, che dominavano la riva destra del Tevere (la Ripa Veientana) e i villaggi del Latium Vetus che si trovavano sulla riva sinistra (la Ripa Graeca). Secondo la leggenda, l'isola si era formata nel 510 a.C. dai covoni del grano mietuto a Campo Marzio, di proprietà di Tarquinio il Superbo, e gettati nel Tevere dopo la rivolta contro di lui. Ma l'isola è, in realtà, tufacea e molti studi riportano un'origine più antica di quella indicata dalla leggenda. Qui sorse il Tempio di Esculapio, dio della medicina, il cui culto fu introdotto a Roma nel 292 a.C., in seguito ad una pestilenza. Il tempio venne inaugurato nel 289 a.C. e sorgeva nella parte meridionale dell'isola, oggi occupata dalla chiesa di San Bartolomeo al cui interno un pozzo occuperebbe la posizione di una fonte collegata al santuario. Alcuni piccoli santuari si trovavano nel luogo ove ora sorge l'Ospedale Fatebenefratelli: due templi dedicati a Fauno e Veiove, un sacello di Iuppiter Iuralis (garante dei giuramenti, oggi chiesa di San Giovanni Calibita), un altare dedicato a Semo Sancus, dio di origine sabina.
Ponte Rotto o Sublicio |
Louvre, statua del dio Tiberinus |
Severa divinità delle acque, Tiberinus era anche detto Coluber, "serpente", per la tortuosità del suo percorso e Serra, "sega", per l'azione corrosiva esercitata sulle sponde. La sua potenza si manifestava attraverso rovinose piene ed inondazioni. La divinità compariva in statue e nei rovesci delle monete come una figura maschile barbata, poggiata ad un'anfora - che simboleggiava la fonte - con le tempie cinte da una corona di foglie acquatiche e parte del busto e delle gambe avvolte in un mantello. Suoi attributi sono un ramo frondoso, la cornucopia, il remo e la prua di una nave. Lo si vede efficacemente raffigurato in una colossale statua di marmo bianco, ora al Louvre, di età adrianea, rinvenuta nel 1512 tra S. Maria sopra Minerva e S. Stefano del Cacco, nell'area dove un tempo sorgeva l'Iseum Campense. Qui la statua del dio Tiberinus era esposta con la gemella che raffigurava il Nilo, ora conservata al Vaticano.
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