sabato 11 agosto 2012

La necropoli di Fossa

La necropoli di Fossa
La necropoli di Fossa fu identificata nel 1922, durante la costruzione di un edificio industriale. Da allora sono state riportate alla luce circa 550 tombe distribuite tra la prima Età del Ferro e l'Età Romana (IX-I secolo a.C.). L'area interessata si estende su 3500 metri quadrati.
Le tombe sono perfettamente conservate e sono costituite da tumuli e menhir, custoditi grazie all'interro provocato dalle esondazioni del fiume Aterno, che hanno sigillato le tombe già durante la prima Età del Ferro. I tumuli, realizzati con cospicui ammassi di terra e sassi ricoperti da uno strato di pietrame, hanno un diametro di circa 8-15 metri e sono delimitati da grandi pietre che formano la crepidine (sorta di corona). Tra le altre spicca la tomba 300, con i suoi diciotto metri di diametro.
Il defunto veniva deposto al centro, su un letto di pietre disposte di piatto e coperto da lastre di legno. L'altezza di queste collinette non era elevata: circa 1,50 metri. Nel caso delle sepolture di maschi adulti, veniva posta in opera, sul lato occidentale del sepolcro, una fila di menhir disposti in ordine decrescente, con una lastra di congiunzione tra la crepidine del tumulo e il primo menhir.
I tumuli di Fossa visti dall'alto
I corredi funerari presentano una grande abbondanza di oggetti in ferro: armi (come le spade corte denominate "tipo di Fossa"), ornamenti, forcine, fibule e soprattutto dischi traforati con ambra al centro, utilizzati dalle donne aristocratiche per tenere fermo il mantello. Le sepolture di queste donne nobili era, inoltre, caratterizzate da una piccola tazza di bronzo, una sorta di mestolo, che serviva ad assaggiare il vino. Quest'ultimo era contenuto nel boccale fittile posto ai piedi dei defunti, sia uomini che donne. I vasi sono solitamente posizionati ai piedi dell'inumato, in alcuni casi in un angolo delimitato da pietre infisse di taglio nel piano di sepoltura, che formava una sorta di ripostiglio. Qui si trovava, solitamente, un vaso di grandi dimensioni contenente uno più piccolo. Questo ha fatto pensare a veri e propri riti religiosi. Con i vasi di ceramica, nelle sepolture più ricche si trovavano anche vasi di bronzo, differenziati a seconda del sesso dei defunti. Questi vasi provenivano solitamente dall'esterno, probabilmente dall'area etrusca o picena.
Tra la metà dell'VIII e il VII secolo a.C. (Età Orientalizzante), a Fossa si continua a seppellire in tumuli, anche se di dimensioni ridotte e prive di menhir. Si comincia, però, anche a seppellire in fosse, in alcune delle quali è attestato l'uso di un tronco d'albero come sarcofago. Nelle tombe maschili continuano a deporsi armi (pugnali corti con manico a quattro antenne, lance, mazze ferrate e coltelli a lama semilunata). Nella tomba maschile 118 è stata ritrovata una coppia di dischi corazza in bronzo, privi di decorazione centrale, così come sono visibili nell'armamento del Guerriero di Capestrano, utilizzati come primitiva protezione del busto (kardiophylakes). In questo periodo arriva non solo la ceramica etrusca ma anche quella etrusco-corinzia, caratterizzata da un colore piuttosto chiaro e dipinta a fasce nei motivi vegetali o zoomorfi, ad imitazione della ceramica che proviene da Corinto, la più importante protagonista dei commerci marittimi di questo periodo. Caratteristiche sono le kylikes (coppe), i piatti e gli aryballoi (brocchette dal corpo globulare che contenevano solitamente essenze e profumi) che si ritrovano a Fossa nelle tombe della prima metà del VI secolo a.C.
Il letto di osso della tomba 520
In Età Arcaica (VI-IV secolo a.C.) il tumulo viene abbandonato definitivamente. Le tombe si scavano nel terreno e giungono ad avere una ragguardevole dimensione. La differenziazione sociale è maggiormente riscontrabile nel corredo. L'arma che si introduce nella sepoltura è la spada a lama lunga, con elsa a croce. Si sono rinvenute, in queste sepolture, coppe in ceramica etrusco-corinzia prodotte a Vulci, nell'atelier del Pittore delle Code Annodate.
Tra il IV e il I secolo a.C. (Età Ellenistica), si diffonde l'usanza di seppellire i bambini defunti in età neonatale all'interno di coppi contrapposti. In questi casi il corredo è quasi sempre assente oppure consiste in un singolo elemento, come nella tomba 476 (una fibula deposta ai piedi del bimbo inumato). I nobili costruiscono tombe a camera, il cui tetto viene coperto da una o più lastre di pietra di notevoli dimensioni. Queste sepolture sembrano, in seguito, essere riutilizzati da più membri della stessa famiglia. Le ossa dei defunti più vecchie venivano deposte in una fossa scavata sotto il pavimento della camera.
Particolare del letto funebre in osso da Fossa
Diffuse risultano anche le tombe a camera, quelle a cassone ligneo (che si individuano grazie alla presenza di elementi in ferro agli angoli della fossa, fasce angolari di metallo che servivano a rinforzare la cassa in legno oggi scomparsa), le tombe a segnacolo monumentale, le tombe a fossa semplice. E' in questo periodo che si diffonde la ceramica a vernice nera, ampiamente attestata anche nel resto della penisola. In alcune sepolture sono stati rinvenuti oggetti di splendida fattura, segno della raffinatezza raggiunta in questo periodo, come sei letti funerari realizzati in ossa di animali. Il meglio conservato è stato ritrovato nella tomba 520 ed è stato adeguatamente restaurato. Le decorazioni richiamano il mondo dell'oltretomba: il volto di Dioniso barbato sormontato da ippocampi cavalcati da amorini, sulle gambe; quattro leoni alati agli angoli dell'intelaiatura; la figura di Ercole inginocchiato con al fianco una pantera e un leone; il volto di una Menade. Oltre ai letti funebri sono stati recuperati pendagli in pasta vitrea di provenienza punica, pedine e dadi da gioco.
Fibula da Fossa
Nel I secolo a.C. va sempre più diffondendosi l'uso dell'incinerazione accanto a quello dell'inumazione. Le ceneri del defunto vengono deposte in un'olla coperta da una pietra piatta o da un coperchio in ceramica. Contemporaneamente si perde l'uso di deporre oggetti di corredo: è il momento della definitiva assimilazione al costume funerario romano.
La necropoli era attraversata da una strada, lungo la quale si svolgeva il corteo funebre, che, dall'insediamento fortificato di Monte Cerro in età protostorica e, successivamente, dalla città romana di Aveja, raggiungeva la necropoli.

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