Busto di Tucidite, autore de "La Guerra del Peloponneso" |
Gli Spartani, sottoposti alle pressioni dei loro alleati affinché operassero più efficacemente nel contenere l'espansionismo ateniese, nel 432 a.C. invitarono le parti ad esporre le ragioni del contendere dinnanzi all'Assemblea spartana. Tra gli stati più convinti della necessità di una nuova guerra vi era Corinto, che mal vedeva l'appoggio che Atene forniva a Corcyra (odierna Corfù), che da molto tempo desiderava liberarsi dell'influenza corinzia. Lo stato di tensione tra Corinto e Corcyra era sfociato, nel 433 a.C., in una battaglia navale dagli esiti ambigui anche se la flotta di Corinto non riuscì a prendere Corcyra. Quest'ultima possedeva la seconda flotta più importante della Grecia e la sua alleanza con Atene era guardata con notevole sospetto, poiché sottintendeva ad una probabile interferenza di quest'ultima negli affari di Corinto.
Un'altra lamentela che Corinto aveva da fare nei confronti di Atene, riguardava il comportamento ateniese nei confronti di Potidea. Questa città, situata sulla punta più occidentale della penisola calcidica, era stata fondata dai Corinzi ed ogni anno ospitava gli epidemiurghi, magistrati-ispettori provenienti da Corinto. Potidea era coinvolta nella Lega di Delo e la sua vicinanza alla Macedonia la rendevano strategicamente importante. Re di Macedonia, in quegli anni, era Perdicca, ex alleato di Atene, che stava sobillando le città calcidiche affinché si ribellassero. Queste città si erano riunite in una lega capeggiata dalla città di Olinto. Atene aveva intimato a Potidea di rimandare a casa i magistrati Corinzi e di smantellare le sue fortificazioni. Potidea aveva chiesto l'aiuto di Sparta e della Lega del Peloponneso ed avevano ottenuto la promessa che se Atene avesse attaccato Potidea, gli Spartani avrebbero invaso l'Attica.
Corinto, il tempio di Apollo |
Anche la città di Megara aveva di che lamentarsi nei confronti di Atene, che l'aveva esclusa dai suoi porti e dai suoi mercati con un decreto dell'Assemblea. L'intento che Atene si proponeva era quello di spingere i Megaresi a rompere la loro alleanza con Sparta. Alle proteste dei Megaresi si aggiunsero quelle degli abitanti dell'isola di Egina che si sentivano minacciati dall'invadenza di Atene, del cui impero facevano parte dal 458 a.C.. Egina era una base ideale per condurre attacchi navali contro Atene e di questo gli Ateniesi erano ben consapevoli. Nel 432 a.C. era stato installato un presidio ateniese sull'isola. Nel contempo erano stati ridotti i tributi che gli abitanti dovevano versare ad Atene ma l'autonomia dell'isola era ancora molto lontana e questo andava contro i patti successivi alla guerra dei Trent'anni.
Egina, tempio di Afaia |
Uno dei re di Sparta, Archidamo, si mostrò assai prudente nel dichiarare guerra ad Atene, il cui impero era molto esteso e che avrebbe, proprio per questo, potuto sostenere anche un lungo conflitto. Archidamo consigliò, pertanto, di inviare delle missioni diplomatiche per negoziare accordi e, nel contempo, reclutare nuovi alleati e risorse per prepararsi alla guerra. L'eforo Stenelaida, invece, manifestò apertamente la sua avversione per la prepotenza ateniese, considerandola un oltraggio inaccettabile. Messa ai voti la questione, non si riuscì a stabilire se fossero più alte le grida per chi era favorevole o per chi era contrario all'entrata in guerra. Stenalaida chiese, pertanto, agli Spartani di dividersi in due gruppi e fu a questo punto che si ebbe certezza che la maggioranza era favorevole ad una guerra immediata contro Atene.
Archidamo di Sparta |
L'Assemblea ateniese venne rapidamente riunita. Pericle era del parere che accondiscendere alle richieste spartane avrebbe significato indurre Sparta ad avanzarne altre. Incitò, pertanto, gli Ateniesi a replicare agli Spartani di non interferire negli affari interni dei proprio alleati e propose di sottoporre il problema dell'infrazione della pace dei Trent'anni ad arbitrati. A questo punto gli Spartani abbandonarono l'Assemblea. Fu questo l'inizio delle ostilità.
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