sabato 20 ottobre 2012

Gli antichi Romani e le orchidee

Orchidee sull'Ara Pacis
Uno studio su antichi reperti ha portato a scoprire la presenza delle orchidee fra i fiori preferiti dagli antichi Romani. La popolarità di questo particolare fiore, in seguito, venne meno con l'avvento del cristianesimo, forse a causa dell'associazione che se ne faceva con la sessualità, orchis, in greco, vuol dire "testicoli".
Qualche anno fa la botanica Giulia Caneva, dell'Università degli Studi di Roma ha assemblato in un database tutta una serie di manufatti tra i quali, dipinti, tessuti e sculture che rappresentavano la vegetazione. Con il suo gruppo di studio ha iniziato un faticoso lavoro di identificazione delle specie dalle quali avevano tratto ispirazione gli antichi artisti. Con sorpresa il team ha scoperto che le orchidee erano iniziate a comparire, nel panorama artistico italiano, già nel 46 a.C., quando Giulio Cesare aveva fatto erigere il tempio di Venere Genitrice a Roma.
Tre raffigurazioni di orchidee, inoltre, compaiono, tra decine di altre piante, sull'Ara Pacis, eretta per ordine di Augusto nel 9 a.C.. Probabilmente i fiori erano utilizzati a fini propagandistici, per esaltare la rinascita, la fertilità e la prosperità intervenute dopo un lungo periodo di conflitti e tensioni civili e sociali.
Le orchidee, come anche altre piante, iniziarono a scomparire dalle raffigurazioni artistiche con l'avvento del cristianesimo, intorno al III-IV secolo d.C., probabilmente perché la nuova religione, diventata oramai religione di stato, stava procedendo all'eliminazione di tutti i simboli pagani legati alla sessualità. Solo con l'avvento del Rinascimento le orchidee tornarono a fiorire nei dipinti e nelle sculture, con il significato di bellezza ed eleganza.

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