domenica 28 aprile 2013

La collina dei lama

Uno dei petroglifi ritrovati a Cerro Kawsay
Un ricercatore messicano, Luis Alberto Martos Lopez, dell'Istituto Nazionale di Antropologia e Storia, ha scoperto una collina nella parte nordest dell'Argentina che contiene vari graffiti rupestri. La collina era considerata un luogo sacro ancor prima della conquista Inca della regione nel XV secolo.
L'esplorazione di questo spazio fa parte di un progetto più grande ed ambizioso che punta allo scavo ed al ripristino del sito Inca di Potrero de Payogasta, nella vasta Valle Calchaquì. E' un'iniziativa che è stata promossa e sostenuta dal Patrimonio Culturale della Provincia di Salta e finanziato dalla National Geographic Society.
In un recente viaggio attraverso la regione, che si trova a nord della Valle Calchaquì, Luis Alberto Martos si è fatto accompagnare dal proprietario di una tenuta nella zona, Guillermo Colque, fino ad una collina di circa 200 metri di diametro alla base e dell'altezza di poco superiore ai cento metri. Questa collina contiene un'infinità di incisioni rupestri. "Abbiamo registrato più di 88 rocce con incisioni rupestri, 70 sulla collina e il resto sulle colline collegate alla prima. Più di 60 di queste incisioni si trovano raggruppate, altre venti sono, invece, isolate", ha detto Martos.
Atri petroglifi di Cerro Kawsay rappresentanti dei lama
La collina è stata chiamata Cerro Kawsay, Collina della Vita in lingua quechua, e sembra essere stato un luogo sacro fin dal 900-1000 d.C., se non anche dal 500 d.C.. Un luogo sacro per i cacciatori. Molte delle incisioni riguardano animali, soprattutto il lama, legato ai miti delle origini del popolo Inca. I lama sono raffigurati individualmente e in gruppo, con le femmine spesso gravide. Il lama era estremamente importante per le civiltà andine in quanto era la personificazione dei figli di Manco Capac e Mama Ocllo, i fondatori mitici dell'impero.
La leggenda vuole che i figli di Manco Capac e Mama Ocllo, innamoratisi l'uno dell'altra, furono trasformati in lama dal dio Viracocha, per essere salvati dall'ira del padre. Tuttavia anche in questo modo essi non sfuggirono a Manco Capac, che li catturò e li sacrificò. Da allora le loro anime vagano nella Via Lattea, nella speranza di ritrovarsi e di iniziare una nuova era di pace ed armonia.
Proprio per questo, per la frequente rappresentazione di questo animale sacro, il dottor Martos ritiene che la collina fosse un centro cerimoniale, un luogo sacro per compiere riti connessi con la fertilità e l'abbondanza, la prosperità e la vita.

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