domenica 21 aprile 2013

Verità sulla morte di Germanico?

Busto di Germanico Giulio Cesare
Una lastra di bronzo riemerge dalle nebbie del tempo. Si tratta di un reperto archeologico che, dopo decenni, ha qualche verità interessante da rivelare. La lastra ha uno spessore di sei millimetri ed una grandezza di 30 centimetri per 15. La sua superficie è inscritta con un testo latino di una ventina di righe lacunose.
La tecnica di scrittura ha fatto pensare agli archeologi all'incisore che scrive sulla tavola di cera poi ricoperta d'argilla. Una sorta di matrice su cui, successivamente, attraverso dei fori, è stato colato il bronzo fuso che, sciogliendo la cera, ne avrebbe occupato gli spazi restituendo una copia bronzea pressoché perfetta dell'originale.
La lastra si trova nei magazzini del Museo Archeologico Nazionale dell'Umbria, a Perugia. Qui la funzionaria addetta alla ricognizione dei depositi, Mafalda Cipollone, la sta analizzando pazientemente al fine di inserirla correttamente in un database. E proprio durante questa puntigliosa analisi sono emersi dei particolari interessanti che portano ad arricchire la storia del nostro passato di ulteriori particolari.
Il documento epigrafico è stato ritrovato in Umbria tra il 1953 e il 1974, insieme ad altri materiali. Esso riproduce parzialmente alcuni passi del "Senatus consultum de honoribus Germanici" della fine del dicembre del 19 d.C., due mesi dopo la morte del valoroso ed amato Germanico. Si tratta, in sostanza, di una sorta di antica Gazzetta Ufficiale, diffusa dal Senato di Roma, che stabiliva gli onori funebri da tributare a Germanico, morto ad Antiochia in giovane età ed in circostanze misteriose. Questi documenti erano solitamente esposti integralmente a Roma e in "sunto" presso i municipi e le province dell'Impero.
Gli studiosi pensano che questo tardivo tributo servisse, in realtà, a far tacere i sospetti di un coinvolgimento dell'imperatore Tiberio nella morte di Germanico. Evidentemente le voci dovevano aver acquisito notevole consistenza. In particolare si parlava di un avvelenamento.
Amelia, statua bronzea di Germanico
Pare che sia stato lo stesso Germanico, in punto di morte, ad avvalorare questa tesi. Attualmente esiste solo un altro frammento epigrafico simile nel mondo, quello della Tabula Siarensis, scoperta nel 1982 in provincia di Siviglia, proveniente, probabilmente, dall'antica Siarum, colonia romana. Il reperto umbro, però, presenta alcune righe inedite che integrano la tabula spagnola, fornendo una nuova chiave di lettura.
Entro i primi giorni di maggio l'autrice della scoperta ha in programma una conferenza presso il Museo Archeologico con l'intento di dissipare un pò l'alone di mistero che circonda la tavoletta bronzea, soprattutto per quel che riguarda il contesto in cui è stata ritrovata e il suo importantissimo contenuto.
Le disposizioni che il senato votò per gli onori funebri a Germanico sono narrate da Tacito nel II libro degli Annales e sono state più volte confermate dalle epigrafi su bronzo, tra le quali figurano: la Tabula Siarensis, conservata nel museo di Siviglia; la Tabula Hebana (dalla città di Heba, tra Vulci e Saturnia), conservata nel museo di Grosseto; il frammento di Todi custodito al museo Nazionale di Napoli; un frammento scoperto a Carissa Aurelia, nella Betica, il cui testo si può sovrapporre a quello della Tabula Hebana.
Germanico era nato ad Anzio, con il nome di Druso Claudio Nerone o Tiberio Claudio Nerone. Era figlio di Druso maggiore, figlio dell'imperatrice Livia Drusilla, e Antonia minore, nipote di Augusto. Il soprannome di Germanico gli fu conferito grazie ai successi del padre in Germania, tra il 12 e il 9 a.C.. Fu adottato da Augusto dopo le morti dei nipoti ed eredi al trono Lucio e Gaio Cesare. Della scomparsa prematura di costoro fu sospettata Livia Drusilla, tanto più che le cause della morte di entrambi lasciavano ampio spazio a tali sospetti.
Tiberio
Germanico si ammalò ad Antiochia e morì dopo lunghe sofferenze. Prima di morire pare che abbia confidato la convinzione di essere stato avvelenato da Pisone e pregò la moglie, Agrippina maggiore, di vendicarlo. Le sue ceneri vennero portate a Roma. Tiberio non partecipò alla cerimonia nella quale le ceneri di Germanico furono riposte nel mausoleo di Augusto. Probabilmente il giovane morì di morte naturale, ma il grande favore popolare di cui godeva a Roma enfatizzò in modo drammatico il suo decesso.
Della morte di Germanico fu accusato, insieme a Pisone, Tiberio. Le accuse non poterono essere efficacemente provate, ma Pisone, accusato nel frattempo di altri reati, decise di suicidarsi temendo la condanna.
Una bellissima statua in bronzo raffigurante Germanico è stata ritrovata in pezzi, nel 1963, ad Amelia, già Ameria, in Umbria. La statua è altra 2,14 metri circa ed è attualmente esposta, dopo anni di accurato restauro, nel Museo Archeologico della cittadina umbra.

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