Trenta ancore di piombo, quattro anfore e quattro lingotti sempre di piombo e di dimensioni diverse, sono stati ritrovai a 60 metri di profondità nel mare prospiciente l'isola di Pantelleria.
Gli archeologi pensano si tratti di un ormeggio di una flotta punica, già nel 2011 erano state scoperte ben 3500 monete puniche. La campagna che ha permesso questi eccezionali ritrovamenti è coordinata dal Consorzio Pantelleria Ricerche (Università di Sassari, Ares Archeologia, Diving Cala Levante) e dalla Soprintendenza del mare della Regione siciliana.
La disposizione delle ancore, la tipologia del giacimento archeologico e le analogie con i ritrovamenti del sito di Capo Grosso a Levanzo (luogo in cui si combatté la battaglia delle Egadi nel 241 a.C.) fanno pensare all'esistenza di un ancoraggio di emergenza per una flottiglia di navi puniche che, probabilmente, si scontrarono a più riprese con le navi romane durante il corso del III secolo a.C. per il controllo di Pantelleria.
La scoperta attuale è dovuta al mappamento dei fondali marini realizzata con la collaborazione del Dipartimento delle Scienze della Terra dell'Università La Sapienza di Roma e del Cnr. Questo progetto ha interessato anche l'indagine stratigrafica subacquea di un reperto situato a 20 metri di profondità nei fondali di Cala Tramontana, di cui rimangono anfore da trasporto di produzione cartaginesi.
Gli archeologi pensano si tratti di un ormeggio di una flotta punica, già nel 2011 erano state scoperte ben 3500 monete puniche. La campagna che ha permesso questi eccezionali ritrovamenti è coordinata dal Consorzio Pantelleria Ricerche (Università di Sassari, Ares Archeologia, Diving Cala Levante) e dalla Soprintendenza del mare della Regione siciliana.
La disposizione delle ancore, la tipologia del giacimento archeologico e le analogie con i ritrovamenti del sito di Capo Grosso a Levanzo (luogo in cui si combatté la battaglia delle Egadi nel 241 a.C.) fanno pensare all'esistenza di un ancoraggio di emergenza per una flottiglia di navi puniche che, probabilmente, si scontrarono a più riprese con le navi romane durante il corso del III secolo a.C. per il controllo di Pantelleria.
La scoperta attuale è dovuta al mappamento dei fondali marini realizzata con la collaborazione del Dipartimento delle Scienze della Terra dell'Università La Sapienza di Roma e del Cnr. Questo progetto ha interessato anche l'indagine stratigrafica subacquea di un reperto situato a 20 metri di profondità nei fondali di Cala Tramontana, di cui rimangono anfore da trasporto di produzione cartaginesi.
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