Ricostruzione grafica della tomba macedone di Atripalda |
Intercettata una tomba macedone nel territorio di Atripalda, in provincia di Avellino. I rilevamenti hanno confermato la presenza del sepolcro a circa 10 metri di profondità, mentre la sommità della stessa si troverebbe a sei metri. La tomba dovrebbe avere una volta a botte costituita da blocchi squadrati di pietra calcarea.
L'ipogeo si trova al centro di una strada di percorrenza e si pensa che sia necessario consolidarla. L'obiettivo è di recuperarla e lasciarla dove si trova. La sepoltura fu scoperta per la prima volta nel 1881, durante i lavori di costruzione della strada che collega Atripalda e la stazione ferroviaria di Avellino. Ai primi del '900 fu interrata per mancanza dei fondi necessari per proseguire gli scavi. Gli archeologi non pensano di trovare, all'interno della tomba, reperti significativi, dal momento che l'ipogeo è stato già visitato. Probabilmente quanto è stato ritrovato si trova custodito nel Museo di Avellino. Una dettagliata descrizione della tomba è stata lasciata da Antonio Sogliano, archeologo e ispettore degli scavi di Pompei di fine secolo scorso. Un disegno rappresenta la pianta e due sezioni ortogonali. Recenti studi della Dottoressa Antonietta Simonelli, responsabile della datazione del monumento, indicano che il materiale costruttivo è rappresentato dalla pietra calcarea.
L'importanza storico-culturale della scoperta è notevole, poiché permette di spostare la data di origine degli insediamenti umani in Campania a sette secoli prima dell'edificazione dell'antica civita romana di Abellinum. La tomba fu utilizzata come rifugio antiaereo durante l'ultima guerra mondiale.
La presenza dell'antica cinta muraria e di questa sepoltura principesca portano ad ipotizzare l'esistenza, nel IV secolo a.C., di un importante centro abitato governato, molto probabilmente, da un'élite locale di etnia sannita o sabella, che compiva scelte ellenizzanti per motivi di autorappresentazione. Non è stato tramandato il nome di questo insediamento, che ha preceduto la romana Abellinum.
L'ipogeo si trova al centro di una strada di percorrenza e si pensa che sia necessario consolidarla. L'obiettivo è di recuperarla e lasciarla dove si trova. La sepoltura fu scoperta per la prima volta nel 1881, durante i lavori di costruzione della strada che collega Atripalda e la stazione ferroviaria di Avellino. Ai primi del '900 fu interrata per mancanza dei fondi necessari per proseguire gli scavi. Gli archeologi non pensano di trovare, all'interno della tomba, reperti significativi, dal momento che l'ipogeo è stato già visitato. Probabilmente quanto è stato ritrovato si trova custodito nel Museo di Avellino. Una dettagliata descrizione della tomba è stata lasciata da Antonio Sogliano, archeologo e ispettore degli scavi di Pompei di fine secolo scorso. Un disegno rappresenta la pianta e due sezioni ortogonali. Recenti studi della Dottoressa Antonietta Simonelli, responsabile della datazione del monumento, indicano che il materiale costruttivo è rappresentato dalla pietra calcarea.
L'importanza storico-culturale della scoperta è notevole, poiché permette di spostare la data di origine degli insediamenti umani in Campania a sette secoli prima dell'edificazione dell'antica civita romana di Abellinum. La tomba fu utilizzata come rifugio antiaereo durante l'ultima guerra mondiale.
La presenza dell'antica cinta muraria e di questa sepoltura principesca portano ad ipotizzare l'esistenza, nel IV secolo a.C., di un importante centro abitato governato, molto probabilmente, da un'élite locale di etnia sannita o sabella, che compiva scelte ellenizzanti per motivi di autorappresentazione. Non è stato tramandato il nome di questo insediamento, che ha preceduto la romana Abellinum.
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