Ricostruzione della scenografia del ninfeo di Caligola a Nemi |
Era un imperatore e la sua domus doveva essere all'altezza del suo titolo. La reggia di Caligola sorgeva in una posizione privilegiata, a dominare il panorama sul lago di Nemi, il lago che l'imperatore amava tanto, poco distante dal tempio di Diana Aricina.
La struttura della dimora imperiale era ad emiciclo, con giochi d'acqua e filari di colonne che incorniciavano la platea, chiudendosi sulla fronte con due tempietti. A sottolineare l'effetto scenografico, un gioco di terrazze che sottolineava il leggero clivo. A ricostruire la dimora imperiale sono stati gli studiosi della Soprintendenza ai Beni Archeologici del Lazio. La scoperta è frutto dell'ultima campagna di indagini che si sono svolte la scorsa estate e che hanno visto gli archeologi della Soprintendenza del Lazio collaborare con i ricercatori dell'Università di Perugia. Una collaborazione che va avanti da ben undici anni.
Le mura indagate e studiate quest'estate hanno fornito agli archeologi la conoscenza dell'articolata planimetria della reggia, nella quale il ninfeo era situato su una terrazza superiore, con un orientamento diverso dalla terrazza inferiore che ospitava i monumenti del tempio di Diana e del Teatro. L'emiciclo sulla platea era accessibile attraverso delle scalinate. La datazione è quella dell'età giulio-claudia per cui si pensa ad un intervento integrativo da parte di Caligola.
Caligola, terzo imperatore di Roma, morì assassinato a 29 anni dai suoi pretoriani. Era molto legato al santuario di Diana a Nemi che, a sua volta, era uno dei più importanti centri religiosi dell'antichità. Le due navi che l'imperatore teneva all'ancoraggio sul lago avevano una la funzione sia di permettere all'imperatore di raggiungere comodamente il santuario e l'altra quella di nave cerimoniale. In quest'ultima, in particolare, sono stati ritrovati diversi oggetti di culto.
Le nuove indagini archeologiche permettono di ricostruire nel dettaglio le varie fasi e la storia del santuario. In particolare il ninfeo si fa risalire all'epoca di Caligola. Ma gli archeologi sono riusciti ad individuare anche la fase arcaica del santuario di Diana Nemorense (o Aricina), che fino ad oggi si pensava risalisse agli interventi di fine IV inizio III secolo a.C.. Sono tornati alla luce numerosi materiali, tra i quali statuine in terracotta, vasi con iscrizioni sacre a Diana, oggetti votivi.
L'area, quest'anno, è stata ispezionata anche dal cielo, grazie ad un drone. I risultati sono ancora allo studio degli archeologi.
La struttura della dimora imperiale era ad emiciclo, con giochi d'acqua e filari di colonne che incorniciavano la platea, chiudendosi sulla fronte con due tempietti. A sottolineare l'effetto scenografico, un gioco di terrazze che sottolineava il leggero clivo. A ricostruire la dimora imperiale sono stati gli studiosi della Soprintendenza ai Beni Archeologici del Lazio. La scoperta è frutto dell'ultima campagna di indagini che si sono svolte la scorsa estate e che hanno visto gli archeologi della Soprintendenza del Lazio collaborare con i ricercatori dell'Università di Perugia. Una collaborazione che va avanti da ben undici anni.
Le mura indagate e studiate quest'estate hanno fornito agli archeologi la conoscenza dell'articolata planimetria della reggia, nella quale il ninfeo era situato su una terrazza superiore, con un orientamento diverso dalla terrazza inferiore che ospitava i monumenti del tempio di Diana e del Teatro. L'emiciclo sulla platea era accessibile attraverso delle scalinate. La datazione è quella dell'età giulio-claudia per cui si pensa ad un intervento integrativo da parte di Caligola.
Caligola, terzo imperatore di Roma, morì assassinato a 29 anni dai suoi pretoriani. Era molto legato al santuario di Diana a Nemi che, a sua volta, era uno dei più importanti centri religiosi dell'antichità. Le due navi che l'imperatore teneva all'ancoraggio sul lago avevano una la funzione sia di permettere all'imperatore di raggiungere comodamente il santuario e l'altra quella di nave cerimoniale. In quest'ultima, in particolare, sono stati ritrovati diversi oggetti di culto.
Le nuove indagini archeologiche permettono di ricostruire nel dettaglio le varie fasi e la storia del santuario. In particolare il ninfeo si fa risalire all'epoca di Caligola. Ma gli archeologi sono riusciti ad individuare anche la fase arcaica del santuario di Diana Nemorense (o Aricina), che fino ad oggi si pensava risalisse agli interventi di fine IV inizio III secolo a.C.. Sono tornati alla luce numerosi materiali, tra i quali statuine in terracotta, vasi con iscrizioni sacre a Diana, oggetti votivi.
L'area, quest'anno, è stata ispezionata anche dal cielo, grazie ad un drone. I risultati sono ancora allo studio degli archeologi.
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