Orvieto continua a restituire reperti preziosi che contribuiscono a confermare l'ipotesi che proprio qui si trovasse il Fanum Voltumnae, il celebre santuario federale degli Etruschi.
Qui si è appena conclusa la 14ma campagna di scavi condotta, su concessione ministeriale, dall'Università di Perugia e diretta dalla Professoressa Simonetta Stopponi. Quest'anno è affiorato il basamento di un edificio sacro, è stato ritrovato il gocciolatoio di una fontana di metà V secolo a.C. e, ad un livello più alto, è riemersa una strada medioevale.
In aggiunta a questi importanti ritrovamenti è riemerso anche un altro edificio sacro di grande interesse, una piattaforma in tufo con foro e un tappo funzionale alle libagioni e alle offerte di liquidi alle divinità. Un quarto tempio è emerso in Campo della Fiera mentre un quinto resterà sepolto sotto la chiesa di S. Pietro in Vetere. Dalle terme è affiorata una spilla quanto mai insolita, con la raffigurazione di una lupa che allatta i gemelli.
In aggiunta a questa ricca messe di reperti è emersa la parete frontale della chiesa di San Pietro in Vetere che è ora completamente visibile nella sua dimensione completa e nei suoi mosaici.
Già nel 2010 erano emersi resti che avevano fatto sperare gli archeologi di trovarsi proprio nella zona in cui sorgeva, un tempo, il sacro tempio della nazione Etrusca. I resti più antichi ritrovati in loco risalgono all'VIII secolo a.C., mentre quelli più recenti rimandano alla peste del 1348, data che segna l'abbandono della località. La storia della Orvieto etrusca e poi romana è narrata attraverso i frammenti di statue etrusche e dei vasi greci, attraverso i resti delle terme romane, edificate su strutture etrusche, e da monete e busti romani. La stessa chiesa di S. Pietro in Vetere, del IX secolo d.C., fu edificata su strutture del VI secolo d.C.. Si tratta di una chiesa a navata unica, soprastante strutture etrusche e romane.
Il Fanum Voltumnae era costituito da una gigantesca strada basolata di sette metri di larghezza, che collegava Orvieto con Bolsena. All'interno dell'area sorgevano numerosi templi, alcuni dei quali individuati già nel 2010, altri nella campagna di scavo appena conclusa.
Di seguito un filmato esplicativo, risalente al 2012, in cui gli scavi fatti fino a quell'anno vengono illustrati dalla Professoressa Stopponi.
Una delle statue ritrovate durante le campagne di scavo succedutesi tra il 2010 e il 2013 |
In aggiunta a questa ricca messe di reperti è emersa la parete frontale della chiesa di San Pietro in Vetere che è ora completamente visibile nella sua dimensione completa e nei suoi mosaici.
Già nel 2010 erano emersi resti che avevano fatto sperare gli archeologi di trovarsi proprio nella zona in cui sorgeva, un tempo, il sacro tempio della nazione Etrusca. I resti più antichi ritrovati in loco risalgono all'VIII secolo a.C., mentre quelli più recenti rimandano alla peste del 1348, data che segna l'abbandono della località. La storia della Orvieto etrusca e poi romana è narrata attraverso i frammenti di statue etrusche e dei vasi greci, attraverso i resti delle terme romane, edificate su strutture etrusche, e da monete e busti romani. La stessa chiesa di S. Pietro in Vetere, del IX secolo d.C., fu edificata su strutture del VI secolo d.C.. Si tratta di una chiesa a navata unica, soprastante strutture etrusche e romane.
Il Fanum Voltumnae era costituito da una gigantesca strada basolata di sette metri di larghezza, che collegava Orvieto con Bolsena. All'interno dell'area sorgevano numerosi templi, alcuni dei quali individuati già nel 2010, altri nella campagna di scavo appena conclusa.
Di seguito un filmato esplicativo, risalente al 2012, in cui gli scavi fatti fino a quell'anno vengono illustrati dalla Professoressa Stopponi.
Nessun commento:
Posta un commento