Stele di Sicilo |
Spesso si ignora che i grandi poemi classici che sono alla base della cultura occidentale, quali i poemi epici di Omero e le poesie d'amore di Saffo, così come le tragedie di Euripide e Sofocle, erano in origine musicate. Queste opere furono, in altre parole, composte per essere cantate del tutto o in parte, con accompagnamento di strumenti musicali quali la lira, la zampogna o strumenti a percussione.
I ritmi di questa musica, che sono l'aspetto più importante del problema del recupero delle antiche melodie, sono contenuti nelle parole stesse, nelle sillabe lunghe e brevi della lingua greca. Gli strumenti utilizzati sono giunti a noi attraverso descrizioni o dipinti o resti archeologici e permettono ai ricercatori di stabilire le modalità del suono.
Recentemente alcune novità sulla musica dell'antica Grecia sono emerse da decine di antichi documenti che recavano incisa una notazione vocale ideata nel 450 a.C., costituita da lettere alfabetiche e segni posti sopra le vocali. I Greci avevano elaborato rapporti matematici per gli intervalli musicali. La notazione è un'indicazione accurata del passo musicale: la lettera A nella parte superiore della scala, per esempio, rappresenta una nota musicale di una quinta superiore alla N che si trova a metà dell'alfabeto.
Mentre i documenti incisi su pietra o papiro in Grecia o in Egitto sono noti da tempo agli studiosi delle civiltà classiche, negli ultimi decenni sono stati trovati altri documenti che vanno ad integrare questi primi. Questi ultimi frammenti, databili ad un periodo compreso tra il 300 a.C. e il 300 d.C., offrono una visione più completa della musica della Grecia antica.
Il progetto di ricerca di questi antichi suoni è stato finanziato dalla British Academy ed ha l'obiettivo di riportare in vita la musica come la percepivano e la ascoltavano gli antichi. E' importante, però, ricordare che le antiche regole del ritmo e della melodia erano diverse da quelle occidentali e più vicine a quelle dell'India e del Medio Oriente. Pratiche strumentali derivate dalle antiche tradizioni greche sopravvivono ancor oggi in alcune zone della Sardegna e della Turchia, offrendoci uno spaccato di suoni e tecniche che hanno creato l'esperienza della musica nei tempi antichi.
Qualcuna delle melodie che i ricercatori sono riusciti a ricavare dagli antichi testi sembrano piuttosto gradevoli per il nostro orecchio moderno. Un pezzo completo, inciso su una colonna di marmo e databile ad un periodo compreso tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C., l'Epitaffio di Sicilo, ha una melodia seducente. Il testo è composto da 12 righe, di cui 6 accompagnate da notazione alfabetica di una melodia musicale frigia. Le parole del componimento possono essere tradotte in questo modo:
I ritmi di questa musica, che sono l'aspetto più importante del problema del recupero delle antiche melodie, sono contenuti nelle parole stesse, nelle sillabe lunghe e brevi della lingua greca. Gli strumenti utilizzati sono giunti a noi attraverso descrizioni o dipinti o resti archeologici e permettono ai ricercatori di stabilire le modalità del suono.
Recentemente alcune novità sulla musica dell'antica Grecia sono emerse da decine di antichi documenti che recavano incisa una notazione vocale ideata nel 450 a.C., costituita da lettere alfabetiche e segni posti sopra le vocali. I Greci avevano elaborato rapporti matematici per gli intervalli musicali. La notazione è un'indicazione accurata del passo musicale: la lettera A nella parte superiore della scala, per esempio, rappresenta una nota musicale di una quinta superiore alla N che si trova a metà dell'alfabeto.
Mentre i documenti incisi su pietra o papiro in Grecia o in Egitto sono noti da tempo agli studiosi delle civiltà classiche, negli ultimi decenni sono stati trovati altri documenti che vanno ad integrare questi primi. Questi ultimi frammenti, databili ad un periodo compreso tra il 300 a.C. e il 300 d.C., offrono una visione più completa della musica della Grecia antica.
Il progetto di ricerca di questi antichi suoni è stato finanziato dalla British Academy ed ha l'obiettivo di riportare in vita la musica come la percepivano e la ascoltavano gli antichi. E' importante, però, ricordare che le antiche regole del ritmo e della melodia erano diverse da quelle occidentali e più vicine a quelle dell'India e del Medio Oriente. Pratiche strumentali derivate dalle antiche tradizioni greche sopravvivono ancor oggi in alcune zone della Sardegna e della Turchia, offrendoci uno spaccato di suoni e tecniche che hanno creato l'esperienza della musica nei tempi antichi.
Qualcuna delle melodie che i ricercatori sono riusciti a ricavare dagli antichi testi sembrano piuttosto gradevoli per il nostro orecchio moderno. Un pezzo completo, inciso su una colonna di marmo e databile ad un periodo compreso tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C., l'Epitaffio di Sicilo, ha una melodia seducente. Il testo è composto da 12 righe, di cui 6 accompagnate da notazione alfabetica di una melodia musicale frigia. Le parole del componimento possono essere tradotte in questo modo:
"Finché vivi, mostrati al mondo,
non affliggerti mai:
la vita è breve.
il tempo esige il suo tributo".
non affliggerti mai:
la vita è breve.
il tempo esige il suo tributo".
Questo brano ha un battito ritmico piuttosto regolare. In greco antico la voce saliva di tono su alcune sillabe e cadeva su altre (questo indicavano gli accenti nel greco antico).
Il documento più antico che contiene accenni di musica cantata da una rappresentazione è l'Oreste di Euripide, composta nel V secolo a.C.. Probabilmente fu lo stesso Euripide a comporre il brano musicale. Il tragediografo era considerato, all'epoca, un compositore d'avanguardia, che faceva coincidere i tempi musicali con i sentimenti espressi attraverso le parole: "mi lamento" e "ti prego" erano impostati su un ritmo "in discesa" della musica, su una cadenza quasi lugubre del suono e quando il cantate declama "il mio cuore salta selvaggiamente", anche la musica assume un ritmo che procede quasi a salti. Era questa, in sostanza, l'antica colonna sonora delle opere tragiche della Grecia antica
Lo storico Plutarco racconta che tra le migliaia di prigionieri ateniesi destinati ai lavori forzati nelle cave siracusane dopo la disastrosa campagna militare del 413 a.C., quei pochi in grado di cantare le melodie di Euripide poterono guadagnarsi, con il canto, razioni più abbondanti di cibo e bevande.
Ancor prima di Euripide, Omero afferma che i bardi del suo tempo usavano comporre e cantare su una lira a quattro corde chiamata phorminx. Si trattava, probabilmente, di strumenti accordati su quattro note musicali soltanto. Il professor Martin West dell'Università di Oxford ha ricostruito il canto di Omero proprio sulla base di questo strumento musicale. Il risultato è una musica piuttosto monotona.
Lo storico Plutarco racconta che tra le migliaia di prigionieri ateniesi destinati ai lavori forzati nelle cave siracusane dopo la disastrosa campagna militare del 413 a.C., quei pochi in grado di cantare le melodie di Euripide poterono guadagnarsi, con il canto, razioni più abbondanti di cibo e bevande.
Ancor prima di Euripide, Omero afferma che i bardi del suo tempo usavano comporre e cantare su una lira a quattro corde chiamata phorminx. Si trattava, probabilmente, di strumenti accordati su quattro note musicali soltanto. Il professor Martin West dell'Università di Oxford ha ricostruito il canto di Omero proprio sulla base di questo strumento musicale. Il risultato è una musica piuttosto monotona.
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