La parete con la rappresentazione dei ragni nell'oasi di Kharga (Foto: Salima Ikram) |
Gli archeologi hanno scoperto l'unica, finora, rappresentazione di un ragno nell'arte rupestre egiziana e, se l'ipotesi sarà confermata dalla ricerca, di tutta l'antichità.
La parete rocciosa che riporta la raffigurazione, tagliata in due, si trova in un wadi dell'oasi di Kharga, nel deserto occidentale egiziano, a circa 175 chilometri da Luxor. Alla raffigurazione sta lavorando l'egittologa Salima Ikram, Professoressa presso l'Università americana del Cairo, che dirige il Nord Kharga Survey Project.
La datazione dell'incisione è incerta, per cui il ragno potrebbe risalire al 4000 a.C. o, addirittura, ad epoca preistorica, prima che l'antico Egitto fosse unificato sotto la corona di un unico faraone. La parete principale mostra quelli che sembrano essere due ragni con una stella. Compaiono anche disegni "a pettine", ancora non interpretati, che la Professoressa Ikram suppone possano essere delle ragnatele con insetti intrappolati o delle piante.
Un altro pezzo della stessa roccia, che pare essere stato rotto, raffigura le medesime creature con uno stile diverso, più piatto, che forse doveva ritrarre un insetto simile ad un ragno. La scoperta, comunque, lascia gli archeologi con molti interrogativi, soprattutto sul perché la gente che abitava l'oasi di Kharga abbia voluto raffigurare dei ragni.
Ci sono prove che gli antichi Egizi conoscevano ed erano incuriositi dai ragni. Gli unici geroglifici relativi all'insetto si trovano nei testi religiosi che si occupano di una cerimonia funeraria, la cosiddetta "apertura della bocca", un rito eseguito sulla mummia del defunto per restituire a quest'ultimo l'uso dei sensi nell'aldilà.
Probabilmente la chiave del mistero si trova nello stesso deserto occidentale dove sono state ritrovate le misteriose incisioni. Lo specialista in ragni Hisham El-Hennawy afferma che vi sono dei ragni, della specie Argiope Lobata, che vivono proprio in questo deserto e che riescono a sopravvivere al calore del sole. Proprio la capacità di questa specie di sopravvivere ad un calore così intenso potrebbe aver attirato l'attenzione degli antichi abitanti dell'oasi di Kharga, che potrebbero aver rappresentato questi ragni come atto di reverenza religiosa ed aver fatto degli insetti una sorta di totem sciamanico. E' anche possibile che, anticamente, l'oasi di Kharga fosse popolata di ragni ed è questa un'ipotesi sulla quale stanno lavorando i ricercatori.
La parete rocciosa che riporta la raffigurazione, tagliata in due, si trova in un wadi dell'oasi di Kharga, nel deserto occidentale egiziano, a circa 175 chilometri da Luxor. Alla raffigurazione sta lavorando l'egittologa Salima Ikram, Professoressa presso l'Università americana del Cairo, che dirige il Nord Kharga Survey Project.
La datazione dell'incisione è incerta, per cui il ragno potrebbe risalire al 4000 a.C. o, addirittura, ad epoca preistorica, prima che l'antico Egitto fosse unificato sotto la corona di un unico faraone. La parete principale mostra quelli che sembrano essere due ragni con una stella. Compaiono anche disegni "a pettine", ancora non interpretati, che la Professoressa Ikram suppone possano essere delle ragnatele con insetti intrappolati o delle piante.
Un altro pezzo della stessa roccia, che pare essere stato rotto, raffigura le medesime creature con uno stile diverso, più piatto, che forse doveva ritrarre un insetto simile ad un ragno. La scoperta, comunque, lascia gli archeologi con molti interrogativi, soprattutto sul perché la gente che abitava l'oasi di Kharga abbia voluto raffigurare dei ragni.
Ci sono prove che gli antichi Egizi conoscevano ed erano incuriositi dai ragni. Gli unici geroglifici relativi all'insetto si trovano nei testi religiosi che si occupano di una cerimonia funeraria, la cosiddetta "apertura della bocca", un rito eseguito sulla mummia del defunto per restituire a quest'ultimo l'uso dei sensi nell'aldilà.
Probabilmente la chiave del mistero si trova nello stesso deserto occidentale dove sono state ritrovate le misteriose incisioni. Lo specialista in ragni Hisham El-Hennawy afferma che vi sono dei ragni, della specie Argiope Lobata, che vivono proprio in questo deserto e che riescono a sopravvivere al calore del sole. Proprio la capacità di questa specie di sopravvivere ad un calore così intenso potrebbe aver attirato l'attenzione degli antichi abitanti dell'oasi di Kharga, che potrebbero aver rappresentato questi ragni come atto di reverenza religiosa ed aver fatto degli insetti una sorta di totem sciamanico. E' anche possibile che, anticamente, l'oasi di Kharga fosse popolata di ragni ed è questa un'ipotesi sulla quale stanno lavorando i ricercatori.
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