domenica 24 agosto 2014

Misteriosi riti bruzi a Kaulonia

Il mosaico del drago scoperto nell'antica Kaulonia
(Foto: Il Sole 24 Ore)
Eccezionale e recente scoperta nell'antica Kaulonia, colonia magnogreca che sorgeva nell'attuale territorio del comune di Monasterace, in provincia di Reggio Calabria. In un edificio termale ellenistico del IV secolo a.C., trasformato in statuario nel III secolo a.C., gli archeologi guidati dal Dottor Francesco Cuteri e dalla Dottoressa Maria Teresa Iannelli, quest'ultima della Soprintendenza Archeologica della Calabria, hanno individuato ben venti buche votive risalenti al III secolo a.C.. Nelle buche erano state deposte falangi umane, monete e ossa animali.
Questi depositi votivi, secondo gli archeologi, sono opera dei Bruzi o Brettii, una popolazione italica che, arrivata dal centro Italia, abitò la Calabria e la cui capitale era l'attuale Cosenza. I Bruzi erano, un tempo, schiavi dei Lucani che, ribellatisi ai loro padroni, riuscirono a guadagnare la libertà emigrando verso sud.
Una delle fosse votive recentemente scoperte a Kaulonia
(Foto: Il Sole 24 Ore)
Furono i Bruzi, intorno al III secolo a.C., a trasformare le vecchie terme di età greca, in cui l'acqua aveva una funzione sacrale di importanza eccezionale, in un luogo cultuale. Nell'antico luogo già consacrato dai Greci, i Bruzi presero a celebrare i loro riti. Un luogo, quello appena rinvenuto, che non ha paragoni in tutto il Meridione.
L'individuazione del luogo è il frutto di un lavoro certosino partito alcuni anni fa, quando fu rinvenuto un mosaico raffigurante un drago, il più grande tra i mosaici tornati alla luce in Magna Grecia. Nella stessa campagna di scavi che permise il rinvenimento di questo mosaico, venne scoperto anche un vaso contenente una falange umana e due monete combuste, che gli archeologi compresero pertinente un rito religioso.
Le buche votive risalgono al periodo in cui i Bruzi erano alleati di Annibale durante la Guerra Annibalica. Sul significato dei riti legati a queste fosse votive, gli archeologi non si pronunciano, in attesa di ulteriori e più approfondite analisi dei reperti all'interno di esse rinvenuti. L'unica cosa che può dirsi con certezza è che le ossa umane rinvenute non presentano segni di traumi. Forse si tratta di reliquie di avi offerte in omaggio alle divinità.

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