Reperti umani ritrovati ad Abu Tbeirah (Foto: Adnkronos) |
Gli scavi condotti dagli archeologi italiani nel sito di Abu Tbeirah, in Iraq, antichissima città-satellite della più nota Ur, stanno portando nuove conoscenze sulla società sumera, sugli usi, sulle consuetudini e sulle abitudini di vita.
Abu Tbeirah è un grande tell di 43 ettari diviso a metà dalla traccia di un antico canale che, a sua volta, è intersecato dal percorso di un moderno oleodotto. Il tell è stato datato al III millennio a.C., al passaggio tra il cosiddetto periodo Protodinastico III e l'epoca sargonica (2400-2150 a.C.). Fu un periodo di svolta nella storia sumerica, segnato dall'avvento di un sovrano semitico del nord, Sargon (che governò dal 2335 al 2279 a.C.), originario della città di Akkad, dalla quale partì alla conquista della Bassa Mesopotamia dove erano stanziati i Sumeri.
Durante gli scavi è stato trovato un sigillo ricavato da una conchiglia che ha fatto pensare che il tell abbia una storia molto antica da raccontare. Sul sigillo compaiono due personaggi seduti uno di fronte all'altro che stanno bevendo con una cannuccia da un contenitore. Gli archeologi hanno datato il reperto al 2750 a.C., datazione che è stata confermata dal ritrovamento, in un saggio di scavo al centro del tell, di ceramica plasmata nei primissimi secoli del III millennio a.C.
Nell'area a nordest del tell sono emersi due edifici contigui di cui sono stati scavati tre vani. Nell'edificio più occidentale è stata scoperta una fossa che conteneva lo scheletro di un asino accanto alla quale, anche se non collegata alla sepoltura dell'animale è stata ritrovata la sepoltura di un bambino di circa tre anni databile al periodo tra il Protodinastico e l'Accadico. Alla base della fossa della sepoltura del piccolo è stata rinvenuta un'impronta di canne intrecciate: il bambino era stato seppellito in una culla realizzata proprio con questo materiale. Si tratta di un uso che perdura nel tempo, dal momento che ancor oggi i bambini della regione che muoiono vengono inumati nella culla nella quale hanno dormito da vivi.
A sud del tell gli archeologi stanno continuando a scavare un edificio di natura istituzionale, dalla pianta rettangolare, risalente al XXV secolo a.C.. I vani di quest'edificio si aprivano su una corte centrale. Sull'intero settore del tell su cui era installato quest'edificio si estende una vasta area adibita a necropoli e risalente all'ultimissima fase di uso del sito, quando l'edificio precedente non era più visibile. Nella necropoli sono state scavate tombe che presentano diverse procedure di inumazione. E' stata rintracciata una tomba bisoma in cui le ossa del primo inumato (un uomo) furono ricomposte e collocate ai piedi del secondo inumato (una donna), probabilmente entrambi legati tra loro da vincoli di parentela. Sono finora 15 le sepolture indagata, caratterizzate da una varietà di disposizione dei defunti e da un'altrettanta varietà di corredi che suggerisce una differenza sia di condizione sociale che di epoca di sepoltura. E' stato anche rinvenuto un sarcofago in argilla simile a quelli scavati ad Ur da Sir Leonard Woolley.
Dallo studio dei materiali organici rinvenuti durante le campagne di scavo, si è accertato che gli antichi abitanti di Abu Tbeirah consumavano carni suine ed ovine. Non sono state ritrovate molte ossa di bovini che, forse, erano impiegate essenzialmente come forza lavoro. Rari i mammiferi selvatici quali il cinghiale. All'epoca il mare - che oggi dista 240 chilometri - arrivava fino ad Ur, che si trovava alla foce dell'Eufrate, all'estremità nord del Golfo Persico. Ma Abu Tbeirah era circondata anche da fiumi e canali per cui le risorse acquatiche erano notevoli: pesci e molluschi soprattutto. I gusci di questi ultimi trovavano impiego sia come contenitori che come materia prima per la manifattura di altri oggetti quali i sigilli, per esempio.
I pochi resti umani recuperati ad Abu Tbeirah parlano di una vita difficile e dura. Le aspettative di vita, innanzi tutto, erano piuttosto basse e sono frequenti i segni di stress muscolare, collegabile ad un'intensa attività fisica. Nelle ossa dei bambini sono state individuate sofferenze metaboliche dovute alla scarsa nutrizione.
Abu Tbeirah è un grande tell di 43 ettari diviso a metà dalla traccia di un antico canale che, a sua volta, è intersecato dal percorso di un moderno oleodotto. Il tell è stato datato al III millennio a.C., al passaggio tra il cosiddetto periodo Protodinastico III e l'epoca sargonica (2400-2150 a.C.). Fu un periodo di svolta nella storia sumerica, segnato dall'avvento di un sovrano semitico del nord, Sargon (che governò dal 2335 al 2279 a.C.), originario della città di Akkad, dalla quale partì alla conquista della Bassa Mesopotamia dove erano stanziati i Sumeri.
Durante gli scavi è stato trovato un sigillo ricavato da una conchiglia che ha fatto pensare che il tell abbia una storia molto antica da raccontare. Sul sigillo compaiono due personaggi seduti uno di fronte all'altro che stanno bevendo con una cannuccia da un contenitore. Gli archeologi hanno datato il reperto al 2750 a.C., datazione che è stata confermata dal ritrovamento, in un saggio di scavo al centro del tell, di ceramica plasmata nei primissimi secoli del III millennio a.C.
L'area di scavo di Abu Tbeirah (Foto: Corriere.it) |
Culla infantile di 4200 anni fa (Foto: Corriere.it) |
Dallo studio dei materiali organici rinvenuti durante le campagne di scavo, si è accertato che gli antichi abitanti di Abu Tbeirah consumavano carni suine ed ovine. Non sono state ritrovate molte ossa di bovini che, forse, erano impiegate essenzialmente come forza lavoro. Rari i mammiferi selvatici quali il cinghiale. All'epoca il mare - che oggi dista 240 chilometri - arrivava fino ad Ur, che si trovava alla foce dell'Eufrate, all'estremità nord del Golfo Persico. Ma Abu Tbeirah era circondata anche da fiumi e canali per cui le risorse acquatiche erano notevoli: pesci e molluschi soprattutto. I gusci di questi ultimi trovavano impiego sia come contenitori che come materia prima per la manifattura di altri oggetti quali i sigilli, per esempio.
I pochi resti umani recuperati ad Abu Tbeirah parlano di una vita difficile e dura. Le aspettative di vita, innanzi tutto, erano piuttosto basse e sono frequenti i segni di stress muscolare, collegabile ad un'intensa attività fisica. Nelle ossa dei bambini sono state individuate sofferenze metaboliche dovute alla scarsa nutrizione.
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