Las Médulas, antica miniera d'oro romana nella comunità montana di Castiglia e Leòn (Spagna centro-settentrionale) (Foto: Archeo.it) |
Nascoste dalla vegetazione e dalle colture ci sono una serie di miniere d'oro e complesse opere idrauliche tese a deviare persino il corso dei fiumi, tutte scavate dai Romani. Siamo a Leòn, in Spagna. A fare questa eccezionale scoperta sono stati i ricercatori dell'Università di Salamanca.
La più grande miniera d'oro a cielo aperto dell'Impero Romano si trova proprio qui, a Leòn, ma gli archeologi sapevano che la ricerca del prezioso minerale si estendeva ben oltre la valle del fiume Eria. Grazie ad un sistema laser particolare installato su un aereo, i ricercatori hanno potuto indagare le tracce lasciate dalle antiche miniere e sono riusciti ad individuare le opere di ingegneria che i Romani hanno posto in essere per convogliare l'acqua ad uso delle miniere.
Il geologo Javier Fernàndez Lozano, dell'Università di Salamanca, ha dichiarato: "Il volume di terra sfruttata è molto maggiore di quanto si pensasse e le opere eseguite sono impressionanti, il che rende questa valle estremamente importante nel contesto delle attività di estrazione romane nel nord-est della penisola Iberica".
Gli archeologi ritengono che i sistemi di trasporto e di ridistribuzione delle acque siano ispirati a quelli già esistenti nel Nord Africa, dove gli Egiziani, da secoli, avevano avuto modo di perfezionare le opere di trasporto e distribuzione del prezioso liquido. Plinio il Vecchio, procuratore romano incaricato di sovrintendere lo sfruttamento delle miniere spagnole, ha descritto alcune delle metodologie impiegate dai Romani nell'estrazione dell'oro.
La più grande miniera d'oro a cielo aperto dell'Impero Romano si trova proprio qui, a Leòn, ma gli archeologi sapevano che la ricerca del prezioso minerale si estendeva ben oltre la valle del fiume Eria. Grazie ad un sistema laser particolare installato su un aereo, i ricercatori hanno potuto indagare le tracce lasciate dalle antiche miniere e sono riusciti ad individuare le opere di ingegneria che i Romani hanno posto in essere per convogliare l'acqua ad uso delle miniere.
Il geologo Javier Fernàndez Lozano, dell'Università di Salamanca, ha dichiarato: "Il volume di terra sfruttata è molto maggiore di quanto si pensasse e le opere eseguite sono impressionanti, il che rende questa valle estremamente importante nel contesto delle attività di estrazione romane nel nord-est della penisola Iberica".
Gli archeologi ritengono che i sistemi di trasporto e di ridistribuzione delle acque siano ispirati a quelli già esistenti nel Nord Africa, dove gli Egiziani, da secoli, avevano avuto modo di perfezionare le opere di trasporto e distribuzione del prezioso liquido. Plinio il Vecchio, procuratore romano incaricato di sovrintendere lo sfruttamento delle miniere spagnole, ha descritto alcune delle metodologie impiegate dai Romani nell'estrazione dell'oro.
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