Secondo
Tucidide Naxos sarebbe stata la
più antica colonia greca in Sicilia. Viene fondata nel
734 a.C. dai Greci dell'
Eubea guidati da
Teocle. Una volta sbarcati, i coloni edificano un altare ad
Apollo Archegetes, divinità guida della spedizione. Anche
Eforo considera
Naxos la più antica colonia greca in Sicilia, ma pensa che sia stata fondata contemporaneamente a
Megara Hyblaea, nell'
834 a.C. da Calcidesi, Ioni e Dori.
Ellanico, poi, pensa che
Naxos sia stata fondata da Calcidesi e Nassi, coloni provenienti dall'isola di Naxos nelle Cicladi.
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Parco archeologico di Giardini Naxos |
I reperti più antichi ritrovati dagli archeologi risalgono ad un periodo compreso
tra il 740 e il 730 a.C.. Si tratta di ceramiche di importazione, contemporanee a quelle ritrovate a Megara o a Siracusa. La posizione della città spiega la precoce comparsa, nel
530 a.C., della
moneta che serve alle attività economiche del porto: dazi doganali, pedaggi ed altro. La prima serie di monete, la più antica della Sicilia, presenta
sul diritto la testa di Dioniso barbato e
sul rovescio un grappolo d'uva che fa, forse, riferimento alla produzione vinicola di
Naxos.
La scoperta di un
cippo marmoreo del VII secolo a.C. con iscritta la
dedica alla
dea Enyo con lettere dell'alfabeto dell'isola di Naxos, sembra confermare la presenza dei Nassi delle Cicladi alla fondazione della colonia. Pur essendo di dimensioni contenute,
Naxos dà origine ad altre spedizioni coloniali che fondano
Leontinoi e
Katane.
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Impianto stradale a Giardini Naxos |
La città di
Naxos cade presto vittima delle mire espansionistiche dei
Dinomenidi, signori di Siracusa. Nel
476 a.C. il
tiranno Ierone distrugge la piccola colonia e ne deporta gli abitanti insieme a quelli di
Leontinoi e
Katane. Nel
460 d.C., dopo la caduta dei Dinomenidi e la restaurazione della democrazia a Siracusa, gli abitanti ritornano alle loro abitazioni e godere di un periodo di pace considerevolmente lungo. Vengono battute nuove
monete in argento, con al diritto sempre la testa di Dioniso barbato e
sul rovescio la raffigurazione del Sileno ebbro.
Nel
403 a.C. Dioniso I, tiranno di Siracusa, grazie ad uno stratagemma e con l'aiuto di un traditore, rade al suolo
Naxos e ne confisca le terre per assegnarle ai
Siculi. Ma
Naxos non sparisce del tutto: la vita continua soprattutto nella zona più vicina alla baia dove, probabilmente si coagula il centro che, per un breve periodo, batte moneta con il nome di
Neapolis, "città nuova".
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Anula con sfingi da Naxos (Foto: entasis.it) |
La vera erede di
Naxos, però, è
Tauromenion (attuale
Taormina), che i superstiti di
Naxos fondano nel
358 a.C. sotto la guida di
Andromaco,
padre dello storico Timeo.
La città antica di
Naxos viene fondata ai piedi del
Monte Tauro, sulla
penisola di Schisò, già occupata da insediamenti indigeni già dal Neolitico e abitata ancora al momento della colonizzazione greca. L'insediamento di VIII secolo a.C. occupa solo la parte orientale del sito e si espande su appena 10 ettari di superficie. In questo periodo compaiono solo due strade con andamento parallelo alla linea di costa. Gli archeologi hanno individuato anche una casa, risalente a questo periodo. Si tratta di un
edificio a pianta quadrata, con un banchetto di pietra su di un lato.
A metà del
VII secolo a.C. Naxos si estende su una superficie di
40 ettari. Lungo le sue strade si affacciano
edifici sacri e privati, tra i quali si annovera una casa piuttosto grande, del tipo dotata di portico che collega la parte interna con l'esterno, forse appartenente ad un
sacerdote oppure ad un altro esponente di alto rango.
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La costa di Giardini Naxos |
Alla fine del
VI secolo a.C. la città viene cinta di potenti mura a doppia cortina in opera poligonale. La fortificazione funge da argine anche per le frequenti piene del vicino torrente. Un nuovo impianto urbano si instaura nel
V secolo a.C., frutto di un progetto unitario attribuibile a
Ierone di Siracusa. La città è ridisegnata secondo i dettami ippodamei.
Plateiai e
stenopoi disegnano lunghi isolati rettangolari all'interno dei quali le abitazioni si raggruppano in quattro blocchi distinti da stretti passaggi, che servono per il deflusso delle acque.
Non si è ancora accertata l'ubicazione dell'
agorà, che alcuni identificano con un'ampia area libera. Diversi sono i luoghi di culto. Si tratta di edifici semplici, a pianta rettangolare, privi di colonnato esterno. Sono state ritrovate diverse terrecotte architettoniche che decoravano e proteggevano l'alzato in materiale ligneo.
Il
santuario urbano più importante è quello posto alla periferia sudoccidentale della città, nei pressi della
riva sinistra del Santa Venera. Il tempio è noto come
temenos di
Afrodite ed è cinto da un muro in opera poligonale. Un piccolo sacello all'interno del
temenos è attribuito alla fase più antica, di
VII secolo a.C., così come
due fornaci per la cottura di tegole e vasi che funzionano per le necessità del culto. Alla fine del VI secolo a.C. sul sacello viene edificato un edificio di grandi dimensioni, forse un tempio. Molti pensano che il tempio sia un
Aphrodision citato da alcune fonti; un'altra ipotesi vuole che si tratti di un
santuario di Hera, come proverebbe un'iscrizione con il nome della dea graffita su di un
frammento di hydria.
Fuori dall'area urbana vengono edificati e sono stati individuati
due complessi sacri arcaici. Il santuario più vicino alla costa sembra aver avuto il massimo sviluppo
tra il VII e il VI secolo a.C.. Sono state trovate numerose terrecotte architettoniche ma non si è finora certi sulla divinità che vi era venerata. Il secondo complesso sacro si trova a poca distanza da una delle porte della città. All'interno del vasto
temenos sono stati trovati i resti di
un sacello e di due tempietti del VI secolo a.C. e moltissime terrecotte architettoniche di epoca arcaica. Forse qui sono venerate più divinità accanto ad una, titolare del culto ufficiale. Sicura è la presenza di un sacello votato al culto di
Enyo, divinità arcaica dai tratti guerrieri, per la presenza di un
cippo con dedica iscritta.
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