domenica 27 settembre 2015

Un particolare del sito archeologico di Monte Sirai (Foto: famedisud)
Nei giorni scorsi, nella necropoli della cittadella fenicio-punica di Monte Sirai a Carbonia, in Sardegna, gli archeologi coordinati dal Professor Michele Guirguis hanno riportato alla luce la tomba di una bambina vissuta tra il V e il IV secolo a.C., deceduta all'età di un anno.
Il corredo funerario riflette la fase di consolidamento della presenza cartaginese sull'isola. La bambina sembra aver goduto, in vita, di una notevole considerazione, accanto le è stata deposta una campanella di bronzo e altri oggetti dello stesso metallo, tra i quali un anello, una collana con vaghi di pasta vitrea policroma e due braccialetti.
Monte Sirai venne edificata su un'alura dai Fenici di Tiro. Il suo nome richiama il termine assiro Suru, fenicio Sr, ebraico Sor, che vuol dire "roccia" o "scoglio" da cui sarebbe derivato, secondo gli studiosi, anche il nome della città di Tiro. Nell'autunno del 1962 un ragazzo di Carbonia ritrovò una figura femminile scolpita su una stele del tofet. Nel 1963 la Soprintendenza e l'Istituto di Studi del Vicino Oriente dell'Università di Roma iniziarono gli scavi e presto portarono alla luce gran parte dell'insediamento punico.
La città di Monte Sirai venne costruita intorno al 740 a.C., il suo abitato è integro nei suoi elementi fondamentali e venne abbandonato nel 100 a.C. per motivi ancora sconosciuti. L'insediamento è composto di tre grandi settori: l'abitato, che occupa la parte meridionale della collina; il tofet sul lato settentrionale, dove venivano seppelliti i corpi bruciati i defunti con riti particolari; le due necropoli nella valle che separa il tofet dall'abitato..

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