Uno dei due scheletri trovati nella sepoltura della basilica paleocristiana di IV-V secolo d.C. sull'Isola di San Giovanni (Foto: 24 Chasa daily) |
I due scheletri umani scoperti recentemente nella sepoltura paleocristiana sull'Isola di San Giovanni, nella zona del Mar Nero, al largo della città bulgara di Sozopol, appartenevano, con tutta probabilità, ai monaci siriani che avevano portato con loro le reliquie del Battista, trovate sull'isola stessa nel 2010.
Questi due scheletri sono stati trovati dagli archeologi sepolti insieme allo scheletro di un ariete all'interno di un sepoltura. L'importante ritrovamento è opera del team bulgaro guidato dal Professor Kazimir Popkonstantinov. Quest'ultimo scava tra i resti dell'antico monastero da diversi anni.
Nel 2010 aveva suscitato scalpore, nel mondo della cultura, la scoperta di reliquie di San Giovanni Battista sull'isola omonima. In realtà si tratta dei resti di un uomo originario del Medio Oriente, vissuto nel I secolo d.C., come è stato accertato dai ricercatori dell'Università di Oxford. Accanto alle reliquie gli archeologi hanno trovato una scatola delle dimensioni di una scatola di fiammiferi, in pietra arenaria tipica dei paesi del Medio Oriente come la Siria e la Palestina. Su questa scatoletta vi era una scritta in greco che recita: "Dio, salva il tuo servo Toma. A San Giovanni. 24 giugno". La data indica la festività cristiana di San Giovanni Battista.
Il Professor Popkonstantinov afferma di essere certo che gli scheletri da lui rinvenuti nella sepoltura paleocristiana di IV e V secolo d.C. appartenevano proprio a monaci provenienti dalla Siria. L'archeologo pensa che uno dei due possa essere il Toma citato nella scritta sulla scatoletta di arenaria. La sepoltura paleocristiana è stata ritrovata a 3,5 metri di profondità, durante gli scavi a nord dell'altare della basilica del monastero. All'epoca (IV-V secolo d.C.) Sozopol e l'Isola di San Giovanni facevano parte dell'Impero Romano d'Oriente. Il Professor Popkonstantinov ha accertato che la sepoltura è lunga 2,8 metri e larga 1,8 ed è stata costruita nello stesso periodo in cui è stata edificata la basilica.
Gli scheletri sono alti entrambi 160 centimetri e sono stati ritrovati distesi sul pavimento della tomba, a 40 centimetri l'uno dall'altro. Accanto a loro gli archeologi hanno rinvenuto 40 chiodi di ferro che, apparentemente, doveva tenere insieme le bare in legno di ciascuno. L'analisi antropologica dei resti ossei, condotta dalla Professoressa Viktoriya Ruseva, ha rivelato che uno dei due scheletri apparteneva ad un uomo di età compresa tra i 50 e i 60 anni, mentre l'altro era di un uomo di circa 45-50 anni, entrambi afflitti da artrosi. Lo scheletro di ariete è stato rinvenuto 25 centimetri al di sopra dello scheletro più giovane e sono perfettamente integre. Evidentemente era stata posta nella sepoltura dei monaci come ex voto. Secondo la tradizione siriana e palestinese la tomba dei fondatori di un monastero doveva essere posta accanto all'altare della basilica. Pertanto gli archeologi pensano che i due uomini fossero considerati i fondatori del monastero dell'Isola di San Giovanni.
Di fronte la sepoltura paleocristiana è stata scoperta una parte di lampada che dimostra che ci si trovava nel luogo di sepoltura di un sacerdote anziano. Il monastero patriarcale che sorgeva sull'Isola di San Giovanni era il più grande e più antico monastero del V secolo d.C. nell'intero territorio del Mar Nero.
Molto probabilmente il monastero venne distrutto da un disastro naturale
Questi due scheletri sono stati trovati dagli archeologi sepolti insieme allo scheletro di un ariete all'interno di un sepoltura. L'importante ritrovamento è opera del team bulgaro guidato dal Professor Kazimir Popkonstantinov. Quest'ultimo scava tra i resti dell'antico monastero da diversi anni.
Nel 2010 aveva suscitato scalpore, nel mondo della cultura, la scoperta di reliquie di San Giovanni Battista sull'isola omonima. In realtà si tratta dei resti di un uomo originario del Medio Oriente, vissuto nel I secolo d.C., come è stato accertato dai ricercatori dell'Università di Oxford. Accanto alle reliquie gli archeologi hanno trovato una scatola delle dimensioni di una scatola di fiammiferi, in pietra arenaria tipica dei paesi del Medio Oriente come la Siria e la Palestina. Su questa scatoletta vi era una scritta in greco che recita: "Dio, salva il tuo servo Toma. A San Giovanni. 24 giugno". La data indica la festività cristiana di San Giovanni Battista.
Il Professor Popkonstantinov afferma di essere certo che gli scheletri da lui rinvenuti nella sepoltura paleocristiana di IV e V secolo d.C. appartenevano proprio a monaci provenienti dalla Siria. L'archeologo pensa che uno dei due possa essere il Toma citato nella scritta sulla scatoletta di arenaria. La sepoltura paleocristiana è stata ritrovata a 3,5 metri di profondità, durante gli scavi a nord dell'altare della basilica del monastero. All'epoca (IV-V secolo d.C.) Sozopol e l'Isola di San Giovanni facevano parte dell'Impero Romano d'Oriente. Il Professor Popkonstantinov ha accertato che la sepoltura è lunga 2,8 metri e larga 1,8 ed è stata costruita nello stesso periodo in cui è stata edificata la basilica.
La struttura della sepoltura paleocristiana dell'Isola di San Giovanni (Foto: 24 Chasa daily) |
Di fronte la sepoltura paleocristiana è stata scoperta una parte di lampada che dimostra che ci si trovava nel luogo di sepoltura di un sacerdote anziano. Il monastero patriarcale che sorgeva sull'Isola di San Giovanni era il più grande e più antico monastero del V secolo d.C. nell'intero territorio del Mar Nero.
Molto probabilmente il monastero venne distrutto da un disastro naturale
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