Resti del teatro romano di Aquileia in fase di scavo (Foto: messageroveneto.gelocal.it) |
La città romana di Aquileia regala altre eccezionali scoperte archeologiche. Gli scavi in corso nell'area demaniale di Palazzo Brunner (in corrispondenza del settore sudoccidentale dell'edificio, mai oggetto prima di sondaggi di scavo) hanno portato alla luce alcune murature dell'anfiteatro romano, che secondo gli archeologi ricorda, per quanto concerne la forma, l'Arena di Verona. Un ulteriore passo in avanti, che consente di aggiungere preziose informazioni in merito ai monumenti pubblici della città, di cui si conosce ancora poco.
La campagna di scavo nell'area dell'anfiteatro romano, la seconda, è stata condotta da un'équipe dell'Università di Verona (Dipartimento culture e civiltà), sotto la direzione di Patrizia Basso. Il gruppo di lavoro è formato da studenti della laurea magistrale in Quaternario Preistoria e Archeologia delle Università di Ferrara, Verona, Trento e Modena e da dottorandi e dottori di ricerca dell'Università di Verona con il supporto logistico della ditta Sap. Si tratta di un intervento su concessione di scavo ministeriale, in accordo con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia.
"Gli scavi condotti nel settore orientale dell'edificio, già a partire dal 1700 fino agli anni '40 del Novecento - argomenta Patrizia Basso - avevano permesso di conoscere le dimensioni complessive dell'edificio e l'ubicazione nell'ambito della città romana e di avere indicazioni generali sulla sua planimetria. Restavano da chiarire molti aspetti architettonico-strutturali e l'inquadramento cronologico. Dopo la metà del Novecento non erano stati avviati scavi su questa costruzione così importante e monumentale della città".
Grazie all'apertura di una lunga trincea di scavo, gli archeologi stanno verificando l'intera sezione dell'edificio, a partire dall'esterno fino all'arena, ossia lo spazio all'interno del quale si svolgevano i combattimenti tra gladiatori. "Fino ad ora - aggiunge Basso - sono stati messi in luce tratti di murature ben conservate in alzato (anche per un metro e 60 centimetri in altezza) pertinenti a uno dei muri ellittici e a 6 dei muri radiali che sostenevano le gradinate per il pubblico. Dai dati desunti si è potuto capire, e qui sta la novità scientifica rispetto a quanto fino ad oggi ipotizzato, che l'edificio era interamente costruito su un sistema di murature autoportanti e non in parte su terrapieno e con arena scavata nel terreno, come si pensava". Questo dato ribadisce l'assoluta monumentalità dell'edificio e la complessità della sua costruzione, che dovette richiedere un importante quantitativo di materiale lapideo e maestranze qualificate.
Rispetto a quanto emerso con la campagna 2015 e in base a tutte le conoscenze pregresse, almeno parte delle murature si conservano molto bene nella loro monumentalità, nonostante l'area sia stata anche oggetto di pesanti spoliazioni nel corso dei secoli.
La campagna di scavo nell'area dell'anfiteatro romano, la seconda, è stata condotta da un'équipe dell'Università di Verona (Dipartimento culture e civiltà), sotto la direzione di Patrizia Basso. Il gruppo di lavoro è formato da studenti della laurea magistrale in Quaternario Preistoria e Archeologia delle Università di Ferrara, Verona, Trento e Modena e da dottorandi e dottori di ricerca dell'Università di Verona con il supporto logistico della ditta Sap. Si tratta di un intervento su concessione di scavo ministeriale, in accordo con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia.
"Gli scavi condotti nel settore orientale dell'edificio, già a partire dal 1700 fino agli anni '40 del Novecento - argomenta Patrizia Basso - avevano permesso di conoscere le dimensioni complessive dell'edificio e l'ubicazione nell'ambito della città romana e di avere indicazioni generali sulla sua planimetria. Restavano da chiarire molti aspetti architettonico-strutturali e l'inquadramento cronologico. Dopo la metà del Novecento non erano stati avviati scavi su questa costruzione così importante e monumentale della città".
Grazie all'apertura di una lunga trincea di scavo, gli archeologi stanno verificando l'intera sezione dell'edificio, a partire dall'esterno fino all'arena, ossia lo spazio all'interno del quale si svolgevano i combattimenti tra gladiatori. "Fino ad ora - aggiunge Basso - sono stati messi in luce tratti di murature ben conservate in alzato (anche per un metro e 60 centimetri in altezza) pertinenti a uno dei muri ellittici e a 6 dei muri radiali che sostenevano le gradinate per il pubblico. Dai dati desunti si è potuto capire, e qui sta la novità scientifica rispetto a quanto fino ad oggi ipotizzato, che l'edificio era interamente costruito su un sistema di murature autoportanti e non in parte su terrapieno e con arena scavata nel terreno, come si pensava". Questo dato ribadisce l'assoluta monumentalità dell'edificio e la complessità della sua costruzione, che dovette richiedere un importante quantitativo di materiale lapideo e maestranze qualificate.
Rispetto a quanto emerso con la campagna 2015 e in base a tutte le conoscenze pregresse, almeno parte delle murature si conservano molto bene nella loro monumentalità, nonostante l'area sia stata anche oggetto di pesanti spoliazioni nel corso dei secoli.
Fonte:
messaggeroveneto.gelocal.it
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