domenica 14 gennaio 2018

Antica Hadria, trovato un edificio-laboratorio

Resti del porto dell'antica Hatria (Foto: Sergio Agnellini)
Maria Cristina Vallicelli, funzionario archeologo, svela i risultati e gli studi avvenuti dopo la scoperta in via Ex riformati ad Adria di una casa-laboratorio costruita prevalentemente in materiale ligneo. Nel sito sono stati rinvenuti due grandi focolari, frammenti di lastrine in argilla cotta, alcuni lingotti metallici, lisciatoi in pietra e frammenti di ossa e corno di cervo. La casa-laboratorio è stata inquadrata fra l'età tardo arcaica e classica (fine VI-V secolo a.C.).
Questa la scoperta straordinaria, individuata a quasi quattro metri di profondità da uno scavo archeologico condotto tra 2004 e 2016 dalla già Soprintendenza dei Beni Archeologici del Veneto, in via Ex riformati ad Adria. Un'indagine che ha restituito informazioni su tecniche costruttive, materiali edilizi, attività produttive e manufatti utilizzati durante la vita di tutti i giorni nell'antica Adria, la città-porto che per la sua importanza commerciale nel mondo Mediterraneo, come riferiscono le fonti dei più autorevoli autori antichi, ha dato il nome al Mar Adriatico.
Strutture portuali dell'antica Hadria (Foto: M. Cristina Mancinelli)
A svelare i risultati egli studi sulla documentazione è Maria Cristina Vallicelli, funzionario archeologo e direttore scientifico della seconda campagna di scavo, nella cornice di una conferenza organizzata dal gruppo archeologico Adriese "Francesco Antonio Bocchi" al Museo Archeologico Nazionale di Adria: "Dopo una prima ricerca diretta nel 2004 dalla Dottoressa Simonetta Bonomi, lo scavo di via Ex riformati ad Adria è stato ripreso e concluso nel 2016, preliminarmente ad un intervento di edilizia residenziale, con un importante finanziamento da parte della proprietà del terreno, che ha compreso anche una campagna di analisi diagnostiche e il restauro di alcuni reperti in legno e pellame. Il sito inquadrabile nel settore settentrionale dell'abitato antico, ha fornito dati su una stratigrafia cronologicamente molto ampia (dal VI secolo a.C. al VII secolo d.C.), un tesoro incredibile di notizie ed informazioni in buona parte ancora allo studio, di particolare interesse soprattutto in riferimento all'insediamento tardo antico e classico".
Bitte (Foto: R. Breda Archeosub Hatria)
Continua l'archeologa: "L'indagine, che è arrivata in alcuni punti addirittura a sei metri di profondità, si è svolta con non poche difficoltà data la continua risalita di acqua di falda. Le stratigrafie più basse indagate, quelle riferibili all'insediamento etrusco di VI-V secolo a.C., hanno portato alla luce i resti di una casa-laboratorio, un edificio allora impostato su un podio di limo e sabbia, delle proporzione di oltre dieci metri di lunghezza e sei di larghezza, diviso in almeno due ambienti e delimitato da canalette di scolo. L'edificio era costruito prevalentemente in materiale ligneo quale quercia, acero, olmo e frassino, con alzati impostati su travi perimetrali, pareti di graticcio rivestito di argilla, materiale fittile e tetto in legno o canne. Tale tecnica costruttiva mista permetteva la solidità dell'edificio compatibilmente con i terreni instabili e umidi su cui sorgeva l'antico centro. All'interno della casa si sono rinvenuti due grandi focolari con tracce di carboni e cenere e la presenza di pozzetti fusori che ne documentano l'utilizzo per attività metallurgiche. Lo scavo ha restituito vari manufatti: interessanti i numerosi frammenti di lastrine in argilla cotta che forse rivestivano la parte basale dei muri dell'edificio come protezione dall'umidità; da altre costruzioni, di maggiore monumentalità, dovevano invece provenire i frammenti di un'antefissa e di una cornice fittile con traccia di decorazione pittorica con motivi ad ovuli in rosso su sfondo blu. Nei piani pavimentali della casa-laboratorio, si sono rinvenuti inoltre alcuni lingotti metallici, lisciatoi in pietra e frammenti di ossa e corno di cervo con segni di lavorazione".
E ancora: "L'edificio doveva comunque essere utilizzato non solo per attività artigianali, al suo interno sono stati trovati materiali legati anche alla vita quotidiana, come alcuni frammenti di ceramica attica a figure nere ed etrusco-padana, ceramica da cucina e da stoccaggio. Eccezionali per lo stato di conservazione sono i reperti di materiale organico tra cui: un'anta in legno di frassino perfettamente conservata, probabilmente elemento di un mobile, un pezzo unico che non ha confronti, e un manufatto in pellame, entrambi in corso di restauro. Le analisi paleobotaniche - conclude la direttrice - ci aiutano a ricostruire il contesto ambientale di allora: risulta una presenza significativa di cereali (orzo e avena), canapa, piante da orto come fava, cicoria e rapa, alberi da frutto e naturalmente di aree boscate che dovevano fornire il materiale per la costruzione degli edifici. Dopo le fasi di vita che si susseguono nei primi decenni del V secolo a.C., la casa viene abbandonata forse a seguito di un dissesto idrico non traumatico, visto che prima dell'abbandono l'edificio sembra oggetto di un'azione sistematica di spoglio e asporto dei materiali che potevano essere utilizzati altrove, magari per costruire un nuovo edificio".

Fonte:
Edoardo Zambon per rovigooggi.it

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