sabato 23 maggio 2020

Egitto, emerge un'altra necropoli a Saqqara

Egitto, Saqqara, sepoltura rinvenuta dalla missione tedesco-egiziana
(Foto: english.ahram.org.eg)
Durante i lavori di scavo della missione tedesco-egiziana dell'Università di Tubinga che lavora a Saqqara, è stata scoperta una nuova camera sepolcrale sul fondo di un pozzo funerario di 30 metri di profondità, collegato ad un laboratorio per la mummificazione scoperto, assieme ad un grande complesso funerario composto da cinque camere sepolcrali, nel 2018.
Dopo più di un anno di scavo e documentazione, la missione ha scoperto una sesta camera sepolcrale nascosta dietro un muro di pietra di 2600 anni fa. Mustafà Waziri, Segretario Generale del Consiglio Supremo delle Antichità, ha annunciato che la camera appena scoperta conteneva quattro sarcofagi in legno in cattivo stato di conservazione.
Ramadan Badri Hussein, supervisore archeologico del Ministero degli Affari delle Antichità, ha dichiarato che uno dei sarcofagi appartiene ad una donna di nome Didibastet. La donna venne sepolta con sei vasi canopi nei quali erano contenute le viscere del defunto poste sotto la protezione delle divinità. La missione archeologica ha esaminato il contenuto di due dei vasi di Didibastet utilizzando la tomografia computerizzata ed ha individuato la presenza di tessuti umani al loro interno.
Egitto, Saqqara, gli scavi della missione tedesco-egiziana
(Foto: english.ahrama.org.eg)
Queste analisi hanno portato a pensare che Didibastet abbia avuto una speciale forma di mummificazione che prevedeva la conservazione di sei organi del suo corpo. La missione ha identificato, nello scavo, anche le sepolture di sacerdoti e sacerdotesse di una misteriosa dea-serpente, conosciuta come Niut-Shaes. Le indicazioni raccolte indicano che i sacerdoti di questa divinità vennero sepolti insieme e che Niut-Shaes assurse all'Olimpo egiziano intorno alla XXVI Dinastia.
Un sacerdote ed una sacerdotessa di Niut-Shaes, inoltre, sembrano essere stati degli immigrati egizi. I loro nomi - Ayput e Tjanimit - erano popolari nella comunità libica che si stabilì in Egitto a partire dalla XXII Dinastia (943-716 a.C. circa). L'antico Egitto era una società multiculturale che accoglieva immigrati da diverse parti del mondo antico, tra i quali greci, libici e fenici.
La missione archeologica ha condotto anche test non invasivi con metodi di fluorescenza a raggi X sulla maschera d'argento presente sul volto della mummia di una sacerdotessa della dea Niut-Shaes. Il test ha provato la purezza dell'argento della maschera, pari al 99,07%. Si tratta della prima maschera d'argento scoperta in Egitto dal 1939 e la terza di questo tipo trovata in Egitto.
Un team internazionale di archeologi e chimici dell'Università di Tubinga, dell'Università di Monaco e del Centro Nazionale di Ricerca egiziano del Cairo ha effettuato test chimici sui residui di oli e di resine conservati in tazze, ciotole e vasi trovati nel laboratorio di mummificazione. I primi risultati di questi test forniscono un elenco di sostanze utilizzate per il processo di conservazione, tra i quali bitume, olio di cedro, resina di cedro, resina di pistacchio, cera d'api, grasso animale, olio d'oliva ed olio di ginepro.
Nel 2018 Khaled El-Enany, ministro del turismo e delle antichità, ha annunciato al mondo la scoperta senza precedenti, a Saqqara, di un complesso di laboratori per la mummificazione dell'epoca della XXVI Dinastia (664-525 a.C. circa) che includeva una cachette in ceramica appartenente ad un addetto alla mummificazione e un pozzo funerario profondo 30 metri. Le sepolture trovate alla fine del pozzo contenevano i resti di circa 54 defunti, cinque grandi sarcofagi, una dozzina di vasi canopi in calcite (alabastro egiziano), migliaia di ushabti ed una rara maschera funeraria in argento dorato.

Fonte:
english.ahram.org.eg

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