sabato 23 maggio 2020

Messico, trovati resti di schiavi africani

Città del Messico, i crani dei tre individui di origine africana analizzati
dagli antropologi (Foto: R. Barquera e N. Bernal)
Alla fine degli anni '80 del secolo scorso, alcuni operai che stavano lavorando alla nuova linea di metropolitana di Città del Messico si imbatterono in un'antica necropoli. Documenti storici collegano questa necropoli ad un ospedale coloniale costruito tra il 1529 ed il 1531 per gli ammalati indigeni.
Nello scavo sono stati attenzionati, dagli archeologi, tre scheletri i cui denti erano simili a quelli degli schiavi africani del Portogallo e delle popolazioni dell'Africa occidentale. Le analisi genetiche hanno confermato che questi individui sono la prima generazione di africani arrivata nelle Americhe.
Tra il XVI ed il XVII secolo vivevano in Messico migliaia di schiavi africani. Oggi quasi tutti i messicani hanno una parte di eredità genetica africana nel loro sangue. Rodrigo Barquera, laureato in archeogenetica presso il Max Planck Institute for the Science of Human History, unitamente al Dottor Johannes Krause, hanno estratto il Dna dagli scheletri trovati a Città del Messico ed hanno analizzato gli isotopi chimici, tra i quali lo stronzio, il carbonio e l'azoto, estratti dai denti. Le analisi sul Dna hanno rivelato che gli scheletri ritrovati appartenevano tutti ad uomini con ascendenza dell'Africa occidentale. L'analisi chimica dei denti ha confermato che il cibo e l'acqua che questi individui hanno consumato in età infantile erano coerenti con gli ecosistemi dell'Africa occidentale.
Tutti e tre gli scheletri analizzati dalla Scuola Nazionale di Antropologia e Storia di Città del Messico, mostrano segni di traumi e violenze. Gli scheletri appartengono ad esseri umani di sesso maschile di età compresa tra i 20 ed i 30 anni. Uno di questi individui sembra essere sopravvissuto a diverse ferite da arma da fuoco. Questo scheletro ed un altro mostrano un assottigliamento delle ossa del cranio, associabile a malnutrizione ed anemia. Lo scheletro del terzo uomo mostra segni di stress da lavoro fisico, tra i quali una gamba rotta non perfettamente guarita. Questi segni di abusi e violenze parlano chiaramente di schiavitù.
Gli scheletri dei due uomini con segni di malnutrizione hanno rivelato anche la presenza di agenti patogeni legati a malattie croniche. Uno degli scheletri ha restituito prove della presenza del virus dell'epatite B mentre l'altro recava segni di una malattia simile alla sifilide. Entrambi i ceppi patologici hanno rivelato strette connessioni con i ceppi africani delle malattie. I ricercatori non sono ancora in grado di dire cosa abbia ucciso queste persone. Resta il fatto che tutti sono stati sepolti in una fossa comune nel cimitero dell'ospedale, il che fa pensare ad un'epidemia, forse di vaiolo.

Fonte:
sciencemag.org.

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