domenica 18 dicembre 2022

Napoli, Parco Archeologico del Pausilypon, nuove scoperte nella villa del crudele Pollione

Napoli, Parco archeologico del Pausilypon, villa di
Publio Vedio Pollione (Foto: Armando Mancini)
E' una scoperta che, ironia della sorte, ribalta un tentativo di damnatio memoriae che risale ai tempi dell'impero romano, quella fatta a Napoli, al Parco Archeologico del Pausilypon: all'interno della villa appartenuta a Publio Vedio Pollione, commerciante di vini e politico molto influente, vissuto nel periodo augusteo, è stato ritrovato un pavimento a mosaico rimasto nascosto per duemila anni sotto le terme.
Il mosaico faceva parte della villa di Pollione che, dopo la morte del proprietario, venne completamente ritrasformata da Augusto che l'aveva ereditata, molto probabilmente per cancellare ogni traccia di memoria del commerciante che, in non poche occasioni, aveva messo in imbarazzo l'imperatore.
Attraverso i racconti di Tacito, Cassio Dione e Seneca (quest'ultimo con il suo De Ira) sappiamo che Publio Vedio Pollione fu un uomo molto noto non solo per i suoi successi imprenditoriali e politici, ma anche e soprattutto per la sua ferocia, soprattutto nei modi in cui trattava i suoi schiavi. Ad assistere ad uno degli scatti d'ira di Pollione fu anche Augusto: una volta, durante un banchetto in cui era presente anche l'imperatore, Pollione ordinò che un suo schiavo venisse dato in pasto alle murene da lui allevate in una piscina perché aveva rotto un calice di cristallo. Lo schiavo implorò la pietà di Augusto, che lo soccorse con un'abile mossa diplomatica: ordinò che gli venissero portati tutti i calici di cristallo presenti nella villa per poi ordinare di romperli tutti. A quel Punto Pollione non potette più punire lo schiavo, dato che lo stesso affronto era stato commesso anche da Augusto. Essendo comunque molto vicino all'imperatore, Pollione alla sua morte - avvenuta nel 15 a.C. - lasciò gran parte delle sue ricchezze ad Augusto, compresa la villa a Posillipo. L'imperatore, però, la fece radere al suolo, per costruirci sopra le terme ed un portico dedicato alla moglie Livia.
"La nostra è ancora un'ipotesi. Manca ancora una datazione stratigrafica, ma in base allo stile quel salone potrebbe risalire all'età tardo repubblicana o al massimo Augustea", spiega Marco Giglio, dell'Università L'Orientale di Napoli, che ha condotto lo scavo con la concessione del Ministero della Cultura ed in accordo con la Soprintendenza all'Archeologia, belle arti e paesaggio del comune campano, impegnata in un progetto di valorizzazione del Parco Archeologico di Posillipo.
Si tratta di un pavimento composto da tessere bianche con una cornice nera, collocato all'interno di un grande salone che si affacciava sul mare. Nell'opera di "riedificazione" voluta da Augusto, proprio sopra questo salone l'imperatore fece realizzare i locali di servizio delle sue terme personali.
Oltre alla villa, il Parco Archeologico Ambientale del Pausilypon, cui si accede attraverso l'imponente Grotta di Seiano, traforo di epoca romana lungo più di 700 metri che congiunge la piana di Bagnoli con il vallone della Gaiola, conserva i resti del Teatro, dell'Odeion e di alcune sale di rappresentanza della villa, le cui strutture marittime fanno oggi parte del limitrofo Parco Sommerso di Gaiola, su cui si affacciano i belvedere a picco sul mare del Pausilypon.
Il complesso rappresenta uno dei primi esempi di villa costruita adeguando l'architettura alla natura dei luoghi comprendendo, oltre alla parte abitativa, impianti termali, giardini, quartieri per gli addetti ai servizi, aree per gli spettacoli e, verso il mare, le strutture portuali con gli edifici connessi e il complesso sistema di peschiere ancora ben conservato.

Fonti:
artribune.com
storiearcheostorie.com





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