Castellammare di Stabia, affresco dell'Arcangelo Michele (Foto: archeomedia.net) |
Il consolidamento e il restauro della Grotta di San Biagio, luogo di culto risalente al V-VI secolo d.C. situata ai piedi di Varano, a Castellammare di Stabia, nell'area sottostante Villa Arianna, è tra gli interventi che il Parco Archeologico di Pompei sta programmando con la collaborazione del Centro Interdipartimentale dei Beni Culturali (CiBEC) dell'Università di Napoli Federico II.
Le indagini e le attività di monitoraggio in corso sono propedeutiche allo studio della stabilità del versante del costone della collina di Varano e della volta della Grotta di San Biagio, al fine di rimuovere le strutture attualmente presenti e permetterne la visita.
Secondo studi recenti questo ipogeo fu sfruttato dai romani per la costruzione delle loro ville di otium sulla collina di Varano. Difatti questa grotta è costituita da materiale tufaceo, materiale, cioè, utilizzato nelle costruzioni fino a settant'anni fa, prima dell'avvento del cemento armato. Quindi, in origine, avrebbe potuto essere una grotta naturale, ampliata dai romani per l'estrazione del tufo da costruzione.
Le prime testimonianze di epoca post romana di questa grotta risalgono al V-VI secolo d.C. Secondo antichi autori (Milante, de Ruggiero, de Rosania) e autori meno recenti (Cosenza, Di Capua) questa grotta di epoca romana fu trasformata, forse, dai primi cristiani in catacomba e successivamente in chiesa dai monaci Benedettini. Questo oratorio diventa così il centro spirituale della città, primo ed unico luogo di culto, dove officiarono i primi vescovi. Questa grotta, quindi, fu trasformata in chiesa, con una pianta a croce latina, con presbiterio ed altare maggiore. L'interno è arricchito da un pregevole ciclo di affreschi di epoca altomedioevale (VI-X secolo d.C.). Recenti lavori di restauro hanno svelato l'esistenza di un cimitero paleocristiano.
Tra gli affreschi più importanti la Madonna in Trono, di autore ignoto, è stata dipinta tra l'VIII ed il X secolo, è di fattura bizantina e si tratta della più antica rappresentazione mariana nel territorio della diocesi sorrentino-stabiese: rappresenta una Madonna dall'aspetto rigido che porta tra le braccia Gesù nell'atto di benedire; l'arcangelo Michele, risalente al XII-XIII secolo, è raffigurato quasi a grandezza naturale, vestito da una tunica come un guerriero longobardo e regge tra le mani un globo e una lancia stilizzata; san Renato, risalente all'XI secolo, raffigura il primo vescovo di Sorrento: ha testa calva, fronte alta ed è vestito con pallio vescovile e regge in mano il libro delle sacre scritture: un Cristo accompagnato dagli arcangeli Michele e Raffaele; san Giovanni e Santa Brigida; i santi Pietro e Giovanni.
Le indagini e le attività di monitoraggio in corso sono propedeutiche allo studio della stabilità del versante del costone della collina di Varano e della volta della Grotta di San Biagio, al fine di rimuovere le strutture attualmente presenti e permetterne la visita.
Secondo studi recenti questo ipogeo fu sfruttato dai romani per la costruzione delle loro ville di otium sulla collina di Varano. Difatti questa grotta è costituita da materiale tufaceo, materiale, cioè, utilizzato nelle costruzioni fino a settant'anni fa, prima dell'avvento del cemento armato. Quindi, in origine, avrebbe potuto essere una grotta naturale, ampliata dai romani per l'estrazione del tufo da costruzione.
Le prime testimonianze di epoca post romana di questa grotta risalgono al V-VI secolo d.C. Secondo antichi autori (Milante, de Ruggiero, de Rosania) e autori meno recenti (Cosenza, Di Capua) questa grotta di epoca romana fu trasformata, forse, dai primi cristiani in catacomba e successivamente in chiesa dai monaci Benedettini. Questo oratorio diventa così il centro spirituale della città, primo ed unico luogo di culto, dove officiarono i primi vescovi. Questa grotta, quindi, fu trasformata in chiesa, con una pianta a croce latina, con presbiterio ed altare maggiore. L'interno è arricchito da un pregevole ciclo di affreschi di epoca altomedioevale (VI-X secolo d.C.). Recenti lavori di restauro hanno svelato l'esistenza di un cimitero paleocristiano.
Tra gli affreschi più importanti la Madonna in Trono, di autore ignoto, è stata dipinta tra l'VIII ed il X secolo, è di fattura bizantina e si tratta della più antica rappresentazione mariana nel territorio della diocesi sorrentino-stabiese: rappresenta una Madonna dall'aspetto rigido che porta tra le braccia Gesù nell'atto di benedire; l'arcangelo Michele, risalente al XII-XIII secolo, è raffigurato quasi a grandezza naturale, vestito da una tunica come un guerriero longobardo e regge tra le mani un globo e una lancia stilizzata; san Renato, risalente all'XI secolo, raffigura il primo vescovo di Sorrento: ha testa calva, fronte alta ed è vestito con pallio vescovile e regge in mano il libro delle sacre scritture: un Cristo accompagnato dagli arcangeli Michele e Raffaele; san Giovanni e Santa Brigida; i santi Pietro e Giovanni.
Fonti:
archeomedia.net
museionline.info
archeomedia.net
museionline.info
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