Sardegna, necropoli di Monte Luna e la sepoltura della fanciulla (Foto: stilearte.it) |
Dario D'Orlando, dell'Università di Cagliari, ed i suoi colleghi, Rossella Paba, Anna Willis, Carlo Luglie e Kate Domett, hanno studiato la misteriosa sepoltura di una ventenne, trovata nella necropoli fenicio-romana di Monte Luna, in Sardegna.
La giovane donna era stata sepolta in modo anomalo, bocconi, con il volto verso la terra, e presenta segni di ferite alla testa ed un foro sul cranio, probabilmente provocato dal martellamento di un chiodo romano poco sopra la nuca. L'origine del chiodo è stabilita dalla forma lasciata dal ferro nel cranio.
Le indagini scientifiche hanno confermato che la donna aveva un'età compresa tra i 18 ed i 22 anni quando morì tra la fine del III e gli inizi del II secolo a.C. D'Orlando ha spiegato che le prove di un trauma da corpo contundente, forse da una caduta, è stato trovato nel cranio, oltre al foro quadrato compatibile con una ferita da taglio da un chiodo romano.
D'Orlando pensa che la ferita da corpo contundente potrebbe essere il risultato di una caduta durante un attacco epilettico, mentre la ferita inferta con il chiodo potrebbe essere stata inflitta dopo la morte per impedire che la sua epilessia si diffondesse ad altri, un antico rimedio greco descritto nel I secolo d.C. da Plinio il Vecchio.
Tali idee romane potrebbero essere emerse in Sardegna dopo la fine della prima guerra punica nel 241 a.C., ha spiegato D'Orlando.
La giovane donna era stata sepolta in modo anomalo, bocconi, con il volto verso la terra, e presenta segni di ferite alla testa ed un foro sul cranio, probabilmente provocato dal martellamento di un chiodo romano poco sopra la nuca. L'origine del chiodo è stabilita dalla forma lasciata dal ferro nel cranio.
Le indagini scientifiche hanno confermato che la donna aveva un'età compresa tra i 18 ed i 22 anni quando morì tra la fine del III e gli inizi del II secolo a.C. D'Orlando ha spiegato che le prove di un trauma da corpo contundente, forse da una caduta, è stato trovato nel cranio, oltre al foro quadrato compatibile con una ferita da taglio da un chiodo romano.
D'Orlando pensa che la ferita da corpo contundente potrebbe essere il risultato di una caduta durante un attacco epilettico, mentre la ferita inferta con il chiodo potrebbe essere stata inflitta dopo la morte per impedire che la sua epilessia si diffondesse ad altri, un antico rimedio greco descritto nel I secolo d.C. da Plinio il Vecchio.
Tali idee romane potrebbero essere emerse in Sardegna dopo la fine della prima guerra punica nel 241 a.C., ha spiegato D'Orlando.
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