lunedì 6 marzo 2023

Iraq, taverna a cielo aperto e antenati del frigorifero...

Iraq, le rovine dell'antica Lagash
(Foto: viaggi.nanopress.it)
Una scoperta già definita sensazione dal team di ricerca che vi si è imbattuto. A portarla a segno un team di archeologi e scienziati che vede collaborare l'Università di Pisa con i colleghi dell'Università della Pennsylvania. In un luogo antichissimo che ha riportato alla luce qualcosa in grado di donare nuove informazioni su un'antica civiltà.
Si chiama Lagash Archaelogical Project il progetto di ricerca che, nel corso di alcuni scavi, si è imbattuto in qualcosa di unico. Gli archeologi sono guidati da Holly Pittman, dell'Università di Pennsylvania, e da Sara Pizzimenti, del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere di Pisa. Il luogo in cui sono stati effettuati questi importantissimi scavi e le conseguenti scoperte si trova a Tell al-Hiba, in Iraq, un tempo conosciuta come Lagash, la città-stato più importante di tutta la Mesopotamia.
Lagash venne identificata negli anni '50 del secolo scorso, moltissimo tempo dopo la scoperta delle sue rovine, grazie al ritrovamento di un'iscrizione ad opera degli assiriologi Thorkild Jacobnsen e Fuad Safar. Il sito di Tell al-Hiba si estende per 400 ettari e si trova a circa 24 chilometri da Shatra, nel sud dell'Iraq. Le ricerche in questa zona sono sempre state mirate alla ricostruzione della gerarchia sociale e dei culti religiosi del tempo.
Iraq, lo zeer trovato a Lagash
(Foto: viaggi.nanopress.it)
Nel 2019, con l'avvio del Lagash Archaeological Project, gli studi si sono focalizzati sulla vita quotidiana nell'antica Mesopotamia e la recente scoperta è una svolta in tal senso. Durante le operazioni di scavo, a soli 50 centimetri da terra, gli archeologi hanno scoperto un'antica taverna del 2700 a.C. Sono state identificate panchine, un forno, contenitori per le stoviglie, resti di cibo. Una zona dove, nell'antichità, si usava mangiare all'aperto.
Tra i reperti rinvenuti insieme all'antica taverna, anche un oggetto curioso, uno "zeer". Il termine, di origine araba, significa "vaso nel vaso", ed indica due vasi di terracotta inseriti uno dentro l'altro e dotati di intercapedine tra i due, riempita di sabbia o di argilla adeguatamente bagnata.
Lo "zeer" veniva utilizzato per la conservazione degli alimenti, poiché la sabbia fungeva da isolante, permettendo l'evaporazione e proteggendo il contenuto dalla temperatura esterna. Si tratta, in sostanza, dell'avo del nostro frigorifero. Questa tecnica è tuttora utilizzata in Africa ed è possibile reperire online tecniche per crearne uno in casa. 
"Il ritrovamento fatto a Lagash è in grado di gettare nuova luce sullo studio dell'alimentazione e della cucina dell'antica Mesopotamia, finora principalmente conosciuta e approfondita attraverso i testi, che tuttavia non coprono i periodi più antichi del Sumer - spiega Sara Pizzimenti, Professoressa associata di Archeologia e Storia dell'Arte del Vicino Oriente Antico all'Università di Pisa. - All'interno di quello che era un luogo pubblico per la produzione, distribuzione e consumo dei pasti, che doveva probabilmente avvenire all'interno del grande cortile con banchette, sono state ritrovate, infatti, un centinaio di ciotole contenenti resti di cibo, assieme ai dispositivi per la conservazione di bevande ed alimenti. La taverna di Lagash è, di conseguenza, un tassello importante per ricostruire le conoscenze nel campo della produzione e distribuzione alimentare, economia alla base delle prime società complesse della storia dell'uomo".

Fonti:
viaggi.nanopress.it
rainews.it








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