Pisa, le domus romane trovate negli scavi (Foto: Università di Pisa) |
Suppellettili antiche, monete e una testa di leone di terracotta. Ma anche pedine da gioco e bicchieri con il marchio "di fabbrica" ancora perfettamente leggibile.
Sono i primi doni che lo scavo in piazza Adrea del Sarto, a Pisa, sta regalando agli archeologi ed agli appassionati di storia.
I lavori, a due passi dalla celeberrima torre, hanno preso avvio lo scorso settembre e stanno portando alla luce i resti di una o più domus romane degli inizi del I secolo d.C., provviste ancora di pavimenti decorati eccezionalmente conservati e spazi scoperti, probabilmente giardini fiancheggiati da portici.
A sorpresa è emerso dagli scavi un triclinio ben conservato: nella sala da pranzo, dove i convitati mangiavano e conversavano sdraiati su tre letti sistemati sui lati, appare chiaro il riquadro pavimentale che si presenta come una sorta di tappeto riccamente decorato.
Dal sito dei lavori stanno inoltre affiorando grandi quantità di frammenti dei rivestimenti delle pareti che, nonostante gli anni, ancora conservano i colori estremamente vivaci utilizzati e che indicano anche il notevole livello di ricchezza di chi dimorava nella casa.
Le stoviglie trovate recano, chiaramente visibile, il marchio di fabbrica delle officine pisane del I secolo d.C. Insieme ad esse gli archeologi hanno rinvenuto contenitori da trasporto per vino, olio e salse di pesce, lucerne, pedine da gioco, gemme incise e numerose monete.
Al momento lo scavo, diretto dal Professor Fabio Fabiani del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell'Università di Pisa, ha riguardato solo una porzione della piazza, ma i resti delle strutture antiche si estendono sicuramente su tutta l'area. E' verosimile ipotizzare che le domus appartenessero allo stesso quartiere residenziale di cui facevano parte le abitazioni già trovate nella vicina Piazza Dei Miracoli, fiancheggiando l'antico fiume Auser. Quest'ultimo, oggi scomparso dal paesaggio urbano, caratterizzava infatti, insieme all'Arno, la Pisa romana.
Lo scavo in Piazza del Sarto ha indagato anche un ulteriore tratto di questo antico fiume, oltre a quello già scavato presso la stazione di Pisa San Rossore, dove sono stati trovati i relitti delle ormai celebri imbarcazioni romane. Tra le sabbie dell'antico alveo, sono state recuperate grandi quantità di contenitori da trasporto, merci di vario tipo e frammenti del fasciame ligneo di antiche imbarcazioni.
Nei secoli seguenti quest'area venne progressivamente abbandonata. Nel IV secolo d.C., quando ormai le domus avevano cessato di essere utilizzate, questa zona della città continuò ad essere frequentata: ne sono prova i resti di strutture (muri e pavimenti in terra battuta) e le ceramiche che lo scavo ha permesso di recuperare. Tra la fine del IV-V secolo d.C., nell'area ormai diventata periferica, si cominciarono a seppellire i defunti in semplici fosse scavate nella terra. Tra VI e VII secolo d.C., infine, la zona diventò un luogo di recupero di materiale da costruzione. In un momento in cui la città aveva evidentemente "fame" di materiali per realizzare nuove opere, si dette avvio ad operazioni di smontaggio dei muri delle domus, per recuperarne le pietre. Le tracce di questo intervento sono lunghe e profonde trincee che attraversano tutto lo scavo.
Sono i primi doni che lo scavo in piazza Adrea del Sarto, a Pisa, sta regalando agli archeologi ed agli appassionati di storia.
I lavori, a due passi dalla celeberrima torre, hanno preso avvio lo scorso settembre e stanno portando alla luce i resti di una o più domus romane degli inizi del I secolo d.C., provviste ancora di pavimenti decorati eccezionalmente conservati e spazi scoperti, probabilmente giardini fiancheggiati da portici.
A sorpresa è emerso dagli scavi un triclinio ben conservato: nella sala da pranzo, dove i convitati mangiavano e conversavano sdraiati su tre letti sistemati sui lati, appare chiaro il riquadro pavimentale che si presenta come una sorta di tappeto riccamente decorato.
Dal sito dei lavori stanno inoltre affiorando grandi quantità di frammenti dei rivestimenti delle pareti che, nonostante gli anni, ancora conservano i colori estremamente vivaci utilizzati e che indicano anche il notevole livello di ricchezza di chi dimorava nella casa.
Le stoviglie trovate recano, chiaramente visibile, il marchio di fabbrica delle officine pisane del I secolo d.C. Insieme ad esse gli archeologi hanno rinvenuto contenitori da trasporto per vino, olio e salse di pesce, lucerne, pedine da gioco, gemme incise e numerose monete.
Al momento lo scavo, diretto dal Professor Fabio Fabiani del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell'Università di Pisa, ha riguardato solo una porzione della piazza, ma i resti delle strutture antiche si estendono sicuramente su tutta l'area. E' verosimile ipotizzare che le domus appartenessero allo stesso quartiere residenziale di cui facevano parte le abitazioni già trovate nella vicina Piazza Dei Miracoli, fiancheggiando l'antico fiume Auser. Quest'ultimo, oggi scomparso dal paesaggio urbano, caratterizzava infatti, insieme all'Arno, la Pisa romana.
Lo scavo in Piazza del Sarto ha indagato anche un ulteriore tratto di questo antico fiume, oltre a quello già scavato presso la stazione di Pisa San Rossore, dove sono stati trovati i relitti delle ormai celebri imbarcazioni romane. Tra le sabbie dell'antico alveo, sono state recuperate grandi quantità di contenitori da trasporto, merci di vario tipo e frammenti del fasciame ligneo di antiche imbarcazioni.
Nei secoli seguenti quest'area venne progressivamente abbandonata. Nel IV secolo d.C., quando ormai le domus avevano cessato di essere utilizzate, questa zona della città continuò ad essere frequentata: ne sono prova i resti di strutture (muri e pavimenti in terra battuta) e le ceramiche che lo scavo ha permesso di recuperare. Tra la fine del IV-V secolo d.C., nell'area ormai diventata periferica, si cominciarono a seppellire i defunti in semplici fosse scavate nella terra. Tra VI e VII secolo d.C., infine, la zona diventò un luogo di recupero di materiale da costruzione. In un momento in cui la città aveva evidentemente "fame" di materiali per realizzare nuove opere, si dette avvio ad operazioni di smontaggio dei muri delle domus, per recuperarne le pietre. Le tracce di questo intervento sono lunghe e profonde trincee che attraversano tutto lo scavo.
Fonte:
rainews.it
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