Pompei, l'area di scavo interessata dagli ultimi ritrovamenti (Foto: pompeiisites.org) |
Gli archeologi che operano nel Parco Archeologico di Pompei, hanno ripreso gli scavi nella parte romana della città, all'interno di un grande progetto di ricerca.
Pompei venne sepolta sotto 4-6 metri di cenere vulcanica e pomice durante l'eruzione del Vesuvio del 79 d.C., che emise una nuvola mortale di tefra e gas surriscaldati fino ad un'altezza di 33 km, rilasciando un'energia termica pari a 100.000 volte quella delle bombe sganciate su Hiroshima e Nagasaki.
In questo nuovo progetto di scavo sono impegnati archeologi, archeobotanici, vulcanologi, numismatici, topografi antichi, architetti, ingegneri e geologi ed interessa un'area di 3.200 metri quadrati.
Gabriel Zuchtriegel, Direttore del progetto, ha dichiarato: "Scavare a Pompei è una grande responsabilità ed è un'operazione non ripetibile. Occorre, quindi, documentare e analizzare ogni ritrovamento e tutte le relazioni stratigrafiche e pensare subito a come mettere in sicurezza e ripristinare quanto trovato".
L'area di scavo è incentrata sull'insula X della Regio IX, che occupa la parte centrale di Pompei, delimitata a nord dalla Via di Nola, ad ovest dalla Via Stabiana e a sud dalla Via dell'Abbondanza. Il team multidisciplinare ha già portato alla luce le creste in muratura dei piani superiori di antichi edifici. Si tratta, in particolare, di una casa studiata per la prima volta nel 1912, successivamente trasformata in fullonica e contenente un forno nella cella superiore.
Una serie di fori individuati nei livelli stratigrafici superiori testimoniano l'uso agricolo del terreno o, forse, sono legati alle attività di estrazione del lapillo in epoca moderna. Fino a qualche tempo fa l'area era adibita alla coltivazione di diverse colture agricole, con fabbricati rurali, aree boschive e serre contadine ancora esistenti fino al 2015.
Pompei venne sepolta sotto 4-6 metri di cenere vulcanica e pomice durante l'eruzione del Vesuvio del 79 d.C., che emise una nuvola mortale di tefra e gas surriscaldati fino ad un'altezza di 33 km, rilasciando un'energia termica pari a 100.000 volte quella delle bombe sganciate su Hiroshima e Nagasaki.
In questo nuovo progetto di scavo sono impegnati archeologi, archeobotanici, vulcanologi, numismatici, topografi antichi, architetti, ingegneri e geologi ed interessa un'area di 3.200 metri quadrati.
Gabriel Zuchtriegel, Direttore del progetto, ha dichiarato: "Scavare a Pompei è una grande responsabilità ed è un'operazione non ripetibile. Occorre, quindi, documentare e analizzare ogni ritrovamento e tutte le relazioni stratigrafiche e pensare subito a come mettere in sicurezza e ripristinare quanto trovato".
L'area di scavo è incentrata sull'insula X della Regio IX, che occupa la parte centrale di Pompei, delimitata a nord dalla Via di Nola, ad ovest dalla Via Stabiana e a sud dalla Via dell'Abbondanza. Il team multidisciplinare ha già portato alla luce le creste in muratura dei piani superiori di antichi edifici. Si tratta, in particolare, di una casa studiata per la prima volta nel 1912, successivamente trasformata in fullonica e contenente un forno nella cella superiore.
Una serie di fori individuati nei livelli stratigrafici superiori testimoniano l'uso agricolo del terreno o, forse, sono legati alle attività di estrazione del lapillo in epoca moderna. Fino a qualche tempo fa l'area era adibita alla coltivazione di diverse colture agricole, con fabbricati rurali, aree boschive e serre contadine ancora esistenti fino al 2015.
Fonte:
heritagedaily.com
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