sabato 6 gennaio 2024

Roma, ricostruito il doppio colonnato della Basilica Ulpia progettato da Apollodoro di Damasco

Come doveva apparire la Basilica Ulpia
(da: romanoimpero.com - Ricostruzione
grafica di Gilbert Gorski)

Al suo tempo, la Basilica Ulpia era la più grande e maestosa di Roma, sviluppata in lunghezza per 170 metri e larga 60, troneggiante nel perimetro del Foro di Traiano, era intitolata alla famiglia dell'imperatore spagnolo (era nato ad Italica, come Marco Ulpio Nerva Traiano).
Fu Apollodoro di Damasco a progettarla, per volere dell'imperatore. La sua realizzazione richiese sette anni, dal 106 al 113 d.C., e già nel periodo medioevale l'edificio era crollato, oramai in disuso, saccheggiato dei suoi materiali più preziosi.
Situata sul lato più corto del Foro a delimitarlo, la Basilica Ulpia era rialzata rispetto alla piazza. Vi si accedeva attraverso tre ingressi, corrispondenti ad altrettanti avancorpi che movimentavano la facciata, sormontata da un attico con sculture in marmo raffiguranti i Daci, protagonisti anche delle storie scolpite sull'adiacente Colonna Traiana, fatta innalzare dall'imperatore proprio per celebrare la conquista romana della Dacia.
All'interno, colonnati in granito e marmo cipollino scandivano la suddivisione dell'aula in cinque navate. Sui lati brevi si aprivano due esedre. Nell'antichità, il colpo d'occhio offerto dalla Basilica e dalle contigue biblioteche greca e latina doveva essere magnifico.
Oltre alle funzioni forense e commerciale, nella Basilica aveva anche luogo, secondo la Forma Urbis, l'emancipazione degli schiavi nell'Atrium Libertatis, locale che fu distrutto per dare più spazio alla Basilica stessa. In seguito fu trasferito, con l'archivio dei Censori, in una delle due absidi non più visibili oggi. Sappiamo dai testi che il tetto della Basilica, all'interno, era rivestito da tegole in bronzo dorato.
Alla metà dell'Ottocento, nell'area corrispondente all'esedra orientale della Basilica, fu edificato Palazzo del Gallo di Roccagiovine, più di recente sede della Fondazione Alda Fendi. Già durante la prima ristrutturazione del Palazzo ad opera della famiglia Fendi, nel 2013, in realtà, i lavori avevano portato a riscoprire la porzione più vasta e meglio conservata della pavimentazione marmorea della basilica, oltre alle colonne e alle parti superstiti della monumentale trabeazione.
Un recupero interamente finanziato dalla Fondazione Alda Fendi, con la supervisione scientifica della Soprintendenza Archeologica di Roma, che allora permise di avanzare un'ipotesi ricostruttiva più precisa del monumento.
Ora l'imponenza della struttura è più facilmente immaginabile: dal 2021, nell'area del Foro di Traiano, si lavorava al cantiere di ricostruzione della Basilica Ulpia, sulla base del progetto cui le scoperte sopra citate hanno ampiamente contribuito. A finanziare l'operazione il magnate uzbeko Alisher Usmanov, che ha stanziato un milione e mezzo di euro in favore del Comune di Roma.
Nei giorni di Natale 2023 il cantiere si è concluso, rivelando uno skyline inedito e a prova di sisma: le colonne originali della Basilica sono state riallestite a formare l'antico colonnato su due ordini sovrapposti, con la ricostruzione di parte del grande architrave che sosteneva l'ordine superiore.
Il team di archeologi supervisionato da Claudio Parisi Presicce, ha applicato la tecnica dell'anastilosi (già utilizzata nel 1932, per rialzare quattro colonne in granito grigio del primo ordine), rimettendo insieme i pezzi della costruzione originale a disposizione, cioè le colonne che giacevano a terra nel sito archeologico.
Il doppio colonnato raggiunge così quasi 24 metri di altezza (circa la metà della vicina Colonna Traiana): a introdurlo, i tre gradini in marmo giallo antico che conducevano all'interno della Basilica, anch'essi restaurati in occasione del cantiere.

Fonti:
artribune.com
romanoimpero.com

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