sabato 2 marzo 2024

Francia, la coppa diatreta di Autun svela il suo segreto...

Francia, la coppa di vetro scolpito con, al centro,
le lettere applicate per la scritta "Vivas feliciter"
(Foto: Hamid Azmoun/Inrap)

Trovata nel 2020, in Francia, in un sarcofago romano, ai piedi di un defunto, una coppa di vetro detta diatreta è stata ora studiata e restaurata. Il prezioso, raffinatissimo contenitore di vetro che reca la scritta "Vivas feliciter" (vivi felicemente) conteneva tracce di ambra grigia, il "vomito di balena", una sostanza preziosa utilizzata in profumeria, ricavata dai resti digestivi dei grandi cetacei.
Questo rarissimo oggetto è stato portato alla luce dall'Inrap, in collaborazione con il Servizio Archeologico della città di Autun (Saone-et-Loire) che ha scavato parte della necropoli situata nei pressi dell'antico insediamento paleocristiano della chiesa di Saint-Pierre-l'Estrier
Gli scavi hanno portato alla luce un sarcofago in pietra che conteneva questa coppa diatreta, risalente al IV secolo d.C., completa anche se molto frammentata. La coppa è stata affidata al Romisch-Germanisches Zentralmuseum di Magonza, in Germania che, dopo il restauro, l'ha riportato in Francia, ad Autun.
La coppa diatreta è una tipologia estremamente di pregio di coppa romana in preziosissimo vetro, diffusasi intorno al IV secolo d.C. circa e considerato il vertice delle potenzialità romane nella lavorazione del vetro. Le coppe di questo tipo consistono in un contenitore interno e in una gabbia o un guscio decorativo esterno, che si distacca dal corpo della coppa al quale resta attaccata tramite dei corti supporti.
Questi capolavori dell'arte vetraria romana, scolpiti a partire da un blocco di vetro, sono piuttosto rari a trovarsi e richiedevano diversi mesi di lavoro da parte di un esperto vetraio. La coppa di Autun è, pertanto, un oggetto molto prestigioso e venne offerto come dono ad una persona importante, molto probabilmente vicina all'imperatore romano. Il diametro della coppa è di 15 centimetri per 12,6 di altezza, è leggermente inclinata su un lato ed il bordo non è perfettamente circolare. Sulla fascia laterale si sviluppa la scritta latina "Vivas feliciter", sormontata da un collare decorato con ovuli. Una rete in filigrana composta da otto ovuli cuoriformi con rosetta circolare costituisce la base del vaso.
L'iscrizione, composta da grandi lettere in rilievo, trova rari confronti nel mondo antico. Le lettere, circostanza eccezionale, sono molto ben conservate, con un arco a coste o un separatore a forma di "V" che segna la fine della frase. Il vaso ha un difetto sorprendente: la lettera C sembra, infatti, essere stata aggiunta in seguito. Il vetro in cui viene eseguita questa riparazione è chimicamente identico ma visivamente diverso nel suo aspetto opaco, quasi lattiginoso. Secondo gli studiosi, si sarebbe verificato un incidente durante la produzione della lettera: il vetro venne, quindi, fuso per sostituire la C e questa circostanza, probabilmente, ha contribuito all'aspetto insolito e alla consistenza del vetro.
Per conoscere il contenuto della coppa sono state effettuate diverse indagini. Queste hanno rivelato la presenza di una miscela di oli, piante e fiori oltre all'ambra grigia. Quest'ultima deriva dalla concrezione intestinale del capodoglio e viene solitamente raccolta sulle spiagge. Si tratta di un prodotto estremamente raro e prezioso, chiamato a volte "tartufo di mare" o "vomito di balena", utilizzato per le sue proprietà aromatiche e medicinali. Ezio d'Amida, medico greco vissuto a cavallo tra il V ed il VI secolo d.C., lo cita come componente di una ricetta a base di nardo, un profumo destinato alla chiesa. Le analisi effettuate sul contenuto della diatreta di Autun ne fanno attualmente la più antica testimonianza archeologica dell'utilizzo di questa sostanza.
L'ambra grigia è una secrezione a base di una molecola chiamata ambreina e secreta dal capodoglio. Si tratta di un lubrificante che protegge le mucose dello stomaco e dell'intestino del cetaceo da frammenti indigesti. Il capodoglio rilascia ambra grigia quando vomita o diluita nelle feci. Il prodotto è profumatissimo ed è utilizzato dall'uomo per fissare e rendere più durature le fragranze volatili delle essenze di fiori o piante.
La necropoli in cui è stata rinvenuta la coppa diatreta fu attiva dall'inizio del III secolo alla metà del V secolo d.C., con la maggior parte delle tombe che sono del IV secolo d.C. Testi antichi ci dicono anche che i primi vescovi di Autun furono sepolti in questo vasto spazio funerario di tre ettari. Tra i defunti vi erano probabilmente cristiani ma anche individui di altre religioni. I sarcofagi in pietra rinvenuti nel sito contenevano pochissimi oggetti, ma tutti molto preziosi: tessuti d'oro e porpora, spille d'ambra, gioielli d'oro.

Fonti:
stilearte.it
finestresullarate.infoFr


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