Slovacchia il castello di Rusovce che conserva un acquedotto romano (Foto: TRUNI) |
Gli archeologi che stanno scavando nei terreni del castello di Rusovce, un monumento neogotico a Bratislava, hanno scoperto un acquedotto romano: una scoperta sorprendente che getta nuova luce sull'antico passato del sito. La scoperta è stata fatta durante i lavori di restauro del monumento culturale nazionale della Slovacchia.
Gli scavi condotti dal Dipartimento di Archeologia Classica dell'Università di Trnava sotto la guida del Professore Associato Erik Hrnciarik, hanno portato alla luce anche una fornace medioevale per mattoni ed una moderna ghiacciaia. Ma la scoperta più importante resta l'acquedotto, ritenuto il primo del suo genere nel Paese.
L'acquedotto, che giace a soli 80 centimetri sotto la superficie del terreno, è costruito in pietra con una base rivestita di mattoni romani (tegulae), disposti in modo da creare una pendenza graduale verso il castello. Misura 91 centimetri in altezza e 32 in larghezza (l'equivalente di un piede romano) e venne costruito per convogliare l'acqua verso una struttura non ancora identificata.
L'acquedotto è stato documentato, per ora, per 38 metri. La sua conservazione è straordinaria. I calcoli suggeriscono che i Romani utilizzarono almeno 51 tonnellate di pietra e più di 80 tegulae. Alcuni di questi mattoni recano impressi i nomi dei loro produttori, mentre altri presentano impronte di zampe lasciate dagli animali mentre i mattoni si asciugavano al sole.
Un mattone reca l'iscrizione C VAL CONST KAR, che lo collega alla fornace privata di Gaio Valerio Costante di Carnuntum (l'attuale Austria), attiva nel II secolo d.C. Gli archeologi ritengono che l'acquedotto sia stato in uso fino alla fine del II secolo d.C., quando venne sepolto, preservandolo per oltre 1800 anni.
Lo scopo esatto dell'acquedotto rimane poco chiaro. Sembra condurre ad una struttura sconosciuta sotto l'ala meridionale del castello, forse un balneum romano. Se così fosse, potrebbe essere servito ai soldati di stanza nella zona, simili a quelli dell'antico predecessore di Vienna Vindobona. Tuttavia, con gran parte della struttura originale che si è persa a causa di costruzioni successive, questa è una speculazione.
Gli archeologi hanno anche scoperto prove di insediamenti risalenti all'inizio dell'Età del Ferro e al Medioevo. Tra i reperti ci sono ceramiche romane di lusso importate da Francia e Germania, vetri di finestre, un frammento di tetto a volta, un braccialetto d'argento e persino un antico portamonete.
Una fornace medioevale per mattoni, in seguito riconvertita per la produzione della calce, offre ulteriori spunti su come i residenti di Rusovce riutilizzarono le rovine romane. Gli archeologi hanno anche identificato una ghiacciaia sotterranea, di diversi metri di diametro, risalente all'età moderna. Tali strutture venivano utilizzate per conservare il ghiaccio raccolto in inverno per la conservazione degli alimenti in estate. Probabilmente serviva la famiglia aristocratica Zichy, proprietaria del castello nel XIX secolo.
Gli scavi condotti dal Dipartimento di Archeologia Classica dell'Università di Trnava sotto la guida del Professore Associato Erik Hrnciarik, hanno portato alla luce anche una fornace medioevale per mattoni ed una moderna ghiacciaia. Ma la scoperta più importante resta l'acquedotto, ritenuto il primo del suo genere nel Paese.
L'acquedotto, che giace a soli 80 centimetri sotto la superficie del terreno, è costruito in pietra con una base rivestita di mattoni romani (tegulae), disposti in modo da creare una pendenza graduale verso il castello. Misura 91 centimetri in altezza e 32 in larghezza (l'equivalente di un piede romano) e venne costruito per convogliare l'acqua verso una struttura non ancora identificata.
L'acquedotto è stato documentato, per ora, per 38 metri. La sua conservazione è straordinaria. I calcoli suggeriscono che i Romani utilizzarono almeno 51 tonnellate di pietra e più di 80 tegulae. Alcuni di questi mattoni recano impressi i nomi dei loro produttori, mentre altri presentano impronte di zampe lasciate dagli animali mentre i mattoni si asciugavano al sole.
Un mattone reca l'iscrizione C VAL CONST KAR, che lo collega alla fornace privata di Gaio Valerio Costante di Carnuntum (l'attuale Austria), attiva nel II secolo d.C. Gli archeologi ritengono che l'acquedotto sia stato in uso fino alla fine del II secolo d.C., quando venne sepolto, preservandolo per oltre 1800 anni.
Lo scopo esatto dell'acquedotto rimane poco chiaro. Sembra condurre ad una struttura sconosciuta sotto l'ala meridionale del castello, forse un balneum romano. Se così fosse, potrebbe essere servito ai soldati di stanza nella zona, simili a quelli dell'antico predecessore di Vienna Vindobona. Tuttavia, con gran parte della struttura originale che si è persa a causa di costruzioni successive, questa è una speculazione.
Gli archeologi hanno anche scoperto prove di insediamenti risalenti all'inizio dell'Età del Ferro e al Medioevo. Tra i reperti ci sono ceramiche romane di lusso importate da Francia e Germania, vetri di finestre, un frammento di tetto a volta, un braccialetto d'argento e persino un antico portamonete.
Una fornace medioevale per mattoni, in seguito riconvertita per la produzione della calce, offre ulteriori spunti su come i residenti di Rusovce riutilizzarono le rovine romane. Gli archeologi hanno anche identificato una ghiacciaia sotterranea, di diversi metri di diametro, risalente all'età moderna. Tali strutture venivano utilizzate per conservare il ghiaccio raccolto in inverno per la conservazione degli alimenti in estate. Probabilmente serviva la famiglia aristocratica Zichy, proprietaria del castello nel XIX secolo.
Fonte:
spectator.sme.sk
spectator.sme.sk
Nessun commento:
Posta un commento