| Oplontis, salone della Maschera e del Pavone (Foto: finestresullarte.info) |
E' attualmente in corso, a Oplontis-Torre Annunziata, un cantiere di scavo e restauro della Villa di Poppea che sta coinvolgendo, in modo particolare, il celebre salone della Maschera e del Pavone, uno degli ambienti più raffinati della residenza, decorato in II stile. Dalle indagini archeologiche stanno emergendo nuovi suggestivi lacerti di affreschi di grande raffinatezza, tra i quali spiccano figure vivaci di pavoni e maschere.
Lo scavo consentirà di stabilire una connessione diretta con il vicino Spolettificio Borbonico, dove, nei prossimi anni, sorgeranno spazi espositivi museali, depositi e servizi aggiuntivi.
Tra le scoperte di maggiore rilievo figura una pavonessa raffigurata integralmente, simmetrica rispetto al pavone maschio individuato sulla porzione meridionale della stessa parete, insieme a frammenti affrescati con l'immagine di una maschera scenica riconducibile ad un personaggio della Commedia Atellana. Diversamente da altre maschere presenti nell'ambiente, riferibili alla Tragedia, questa è identificabile con Pappus, il vecchio sciocco che tenta invano di atteggiarsi a giovane e viene regolarmente deriso. Di particolare interesse è anche il rinvenimento di frammenti di affresco raffiguranti un tripode dorato inserito in un cerchio, analogo per impostazione a quello rappresentato su un'altra parete, dove compare, invece, un tripode di bronzo.
Attraverso l'impiego della tecnica dei calchi, lo scavo ha inoltre restituito le impronte degli alberi che decoravano il giardino, conservate nella loro posizione originaria e disposte secondo un preciso schema ornamentale. Questo assetto raddoppiava idealmente il colonnato del porticato meridionale, richiamando soluzioni note sia nelle domus di Pompei che nella stessa Oplontis.
Sono stati anche individuati quattro nuovi ambienti che si aggiungono ai 99 già conosciuti, tra i quali un vano absidato, verosimilmente appartenente al settore termale. Di particolare interesse è il rilevamento di un paleoalveo, ovvero un antico tratto di alveo di un torrente stagionale che scorreva in corrispondenza dell'attuale via dei Sepolcri. Questo alveo si sarebbe formato probabilmente dopo l'eruzione del 1631, che ha eroso parte dei depositi lasciati dall'eruzione del 79 d.C., offrendo nuovi elementi per comprendere l'evoluzione del paesaggio circostante.
Parallelamente allo scavo è in corso un intervento di restauro degli apparati decorativi dei due piccoli ma preziosi ambienti originariamente destinati al riposo, detti cubicula, affacciati nell'area sudoccidentale della villa, in prossimità dell'altro cantiere. Colpisce la straordinaria ricchezza delle decorazioni, composte da stucchi, affreschi parietali, volte dipinte e pavimenti musivi di grande qualità che testimoniano l'elevato livello tecnico degli artigiani antichi e l'uso di una gamma cromatica ampia, che include anche il prezioso blu egizio.
Il primo ambiente presenta affreschi in II stile, con finti marmi ed architetture fantastiche che ampliano visivamente lo spazio. Le volte sono ornate da un motivo a cassettoni mentre le lunette ospitano raffigurazioni paesaggistiche. La pavimentazione musiva è conservata solo parzialmente e presenta tessere bianche e nere disposte in motivi geometrici. Attraverso uno stretto passaggio si accede ad un secondo ambiente, apparentemente più sobrio, decorato in III stile con fondi monocromi e motivi floreali. Originariamente doveva essere coperto da una volta della quale restano poche tracce. In questo spazio sono riconoscibili diverse fasi di intervento, alcune delle quali, incompiute, suggeriscono che l'ambiente fosse in fase di ristrutturazione al momento dell'eruzione.
Sono inoltre conservati i calchi delle imposte di porte e finestre, realizzati in gesso al momento della scoperta secondo una tecnica derivata da quella messa a punto da Fiorelli, che preservano ancora tracce originali del legno.
Lo scavo consentirà di stabilire una connessione diretta con il vicino Spolettificio Borbonico, dove, nei prossimi anni, sorgeranno spazi espositivi museali, depositi e servizi aggiuntivi.
Tra le scoperte di maggiore rilievo figura una pavonessa raffigurata integralmente, simmetrica rispetto al pavone maschio individuato sulla porzione meridionale della stessa parete, insieme a frammenti affrescati con l'immagine di una maschera scenica riconducibile ad un personaggio della Commedia Atellana. Diversamente da altre maschere presenti nell'ambiente, riferibili alla Tragedia, questa è identificabile con Pappus, il vecchio sciocco che tenta invano di atteggiarsi a giovane e viene regolarmente deriso. Di particolare interesse è anche il rinvenimento di frammenti di affresco raffiguranti un tripode dorato inserito in un cerchio, analogo per impostazione a quello rappresentato su un'altra parete, dove compare, invece, un tripode di bronzo.
Attraverso l'impiego della tecnica dei calchi, lo scavo ha inoltre restituito le impronte degli alberi che decoravano il giardino, conservate nella loro posizione originaria e disposte secondo un preciso schema ornamentale. Questo assetto raddoppiava idealmente il colonnato del porticato meridionale, richiamando soluzioni note sia nelle domus di Pompei che nella stessa Oplontis.
Sono stati anche individuati quattro nuovi ambienti che si aggiungono ai 99 già conosciuti, tra i quali un vano absidato, verosimilmente appartenente al settore termale. Di particolare interesse è il rilevamento di un paleoalveo, ovvero un antico tratto di alveo di un torrente stagionale che scorreva in corrispondenza dell'attuale via dei Sepolcri. Questo alveo si sarebbe formato probabilmente dopo l'eruzione del 1631, che ha eroso parte dei depositi lasciati dall'eruzione del 79 d.C., offrendo nuovi elementi per comprendere l'evoluzione del paesaggio circostante.
Parallelamente allo scavo è in corso un intervento di restauro degli apparati decorativi dei due piccoli ma preziosi ambienti originariamente destinati al riposo, detti cubicula, affacciati nell'area sudoccidentale della villa, in prossimità dell'altro cantiere. Colpisce la straordinaria ricchezza delle decorazioni, composte da stucchi, affreschi parietali, volte dipinte e pavimenti musivi di grande qualità che testimoniano l'elevato livello tecnico degli artigiani antichi e l'uso di una gamma cromatica ampia, che include anche il prezioso blu egizio.
Il primo ambiente presenta affreschi in II stile, con finti marmi ed architetture fantastiche che ampliano visivamente lo spazio. Le volte sono ornate da un motivo a cassettoni mentre le lunette ospitano raffigurazioni paesaggistiche. La pavimentazione musiva è conservata solo parzialmente e presenta tessere bianche e nere disposte in motivi geometrici. Attraverso uno stretto passaggio si accede ad un secondo ambiente, apparentemente più sobrio, decorato in III stile con fondi monocromi e motivi floreali. Originariamente doveva essere coperto da una volta della quale restano poche tracce. In questo spazio sono riconoscibili diverse fasi di intervento, alcune delle quali, incompiute, suggeriscono che l'ambiente fosse in fase di ristrutturazione al momento dell'eruzione.
Sono inoltre conservati i calchi delle imposte di porte e finestre, realizzati in gesso al momento della scoperta secondo una tecnica derivata da quella messa a punto da Fiorelli, che preservano ancora tracce originali del legno.
Fonte:
finestresullarte.info
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