domenica 6 maggio 2012

Gladiatori (3)

Ricostruzione dell'elmo e dell'arma di un gladiatore
In origine le armature dei gladiatori erano quelle tolte al nemico prigioniero di guerra. Per quel che riguarda gli indumenti intimi, sia uomini che donne, armati in maniera pesante o leggera che fossero, adottarono un pantaloncino corto di forma triangolare, il subligaculum, fissato mediante un ampio e resistente cinturone di cuoio e dotato di fori. Era un indumento comune a tutti i Romani. Il vaso di Colchester, risalente al II secolo d.C. e ritrovato a Colchester, in Inghilterra, raffigura due lottatori, il retiarius Valentino e il secutor mascherato Memnone. Dall'orlo del subligaculum di Valentino pendono una sorta di sonagli o perline. Anche il balteus, al pari del subligaculum, poteva avere borchie di metallo, fili intrecciati o, in alternativa, delicati rilievi e placche di bronzo.
Alcune fonti sostengono che le lottatrici donne usavano coprirsi il seno con una fascia di pelle umida chiamata strophium e, in seguito, fascia. Si trattava di un indumento molto simile a quello indossato dalle donne romane sotto la veste o la stola. Al British Museum è esposto un rilievo di marmo che raffigura due lottatrici donne e nell'iscrizione una delle due è indicata con il nome d'arte di Amazzonia. Uno scudo piuttosto ampio le copre il petto, ma si può scorgere il subligaculum che portava.
Vi erano una gran quantità e varietà di elmi, scudi e protezioni per le braccia che i gladiatori potevano utilizzare sia negli allenamenti che nei combattimenti. I reperti archeologici ritrovati nell'anfiteatro di Carleon, in Galles, indicano che vi erano dei camerini di legno dove i gladiatori aspettavano il turno per entrare nell'arena.
Ricostruzione di elmo trace
Probabilmente i gladiatori non indossavano calzature, malgrado queste ultime compaiano in alcune sculture e mosaici. Si tratta, di solito, di una sorta di ghette in cuoio, forse adottate per evitare che le gambiere irritassero la parete superiore del piede. A differenza dei legionari, i gladiatori erano raramente raffigurati con le scarpe. Lo studioso Marcus Junkelmann ha ricostruito i diversi stili dei gladiatori partendo da fonti primarie, egli sostiene che solo alcuni dei lottatori, quelli armati più pesantemente, indossassero ghette di suola dura, una continuazione delle protezioni per le gambe, fatte in feltro e lino imbottito.
Dal I secolo d.C. sembra invalso l'uso della fascia sulle gambe e della manica sulle braccia, entrambe fissate con lacci di cuoio. Queste protezioni si possono vedere su molti mosaici e sculture. Tacito afferma che i gladiatori erano "completamente ricoperti d'acciaio". L'efficacia di questa armatura fu provata nel 21 d.C., durante la rivolta gallica di Giulio Sacrovir, quando i legionari ricevettero l'ordine di caricare i ribelli, che avevano reclutato alcuni galdiatori nei loro ranghi. I legionari dovettero farsi strada tra i ribelli utilizzando i picconi militari.
Nella Galleria Borghese di Roma si trova uno dei mosaici più importante ai fini dello studio dei combattimenti nell'ultimo periodo in cui si svolsero, vale a dire il VI secolo d.C.. L'immagine mostra chiaramente l'equipaggiamento di cui erano dotati i gladiatori, dell'equipaggiamento facevano parte delle fasce, strette attorno alla caviglia per mezzo di lacci. Una stele proveniente dalla città di Efeso, in Turchia, mostra un gladiatore pesantemente armato, un provocator, che porta un'imbottitura che arriva fino alla parte superiore della coscia sinistra e su tutto il braccio destro.
Galleria Borghese, particolare del mosaico
dei gladiatori
I quindici elmi ritrovati a Pompei durante gli scavi di XVIII secolo, suggeriscono che l'armatura metallica di difesa utilizzata dai gladiatori, non era progettata solo in vista della sua ovvia funzionalità, ma anche con intento scenografico. Tutti i gladiatori dovevano, comunque, adottare un determinato tipo di abbigliamento. Poteva accadere che l'editor dei giochi decidesse di privare i gladiatori di una parte o di tutta l'armatura che li caratterizzava, al fine di rendere più interessante il combattimento.
Gli schiavi incaricati del vestiario dovevano preparare almeno quattro serie di armature. In un rilievo trovato ad Izmir, in Turchia, un gladiatore di nome Prisco è raffigurato come un trace e indossa due gambiere caratteristiche di questo stile. Ad Ercolano, sotto il fango, è stato ritrovato un paio di splendide gambiere. Queste armature erano forgiate battendo una lamina di bronzo e si legavano alla gamba per mezzo di tre serie di anelli a forma di "D", attaccati all'estremità ripiegata della protezione della gamba. Il paio ritrovato ad Ercolano è ornato con disegni in rilievo. Ogni ginocchiera è decorata con una testa di Gorgone, mentre la  parte che copre lo stinco è liscia. Sulla gambiera sinistra è raffigurata una testa barbuta circondata da una losanga, mentre sono visibili raffigurazioni di Sileno e delle Menadi, abituali compagni di Dioniso. Era molto difficile che, nella costruzione delle armature, venisse utilizzato il cuoio al posto del metallo.
Ricostruzione di una protezione per braccio
Intorno al 106 d.C., durante le guerre in Dacia condotte da Traiano, i gladiatori dovevano utilizzare un qualche tipo di protezione segmentata per il braccio, visto che alcune fonti riferiscono che i legionari, in guerra, indossavano un pezzo per il braccio ispirato a quello dei gladiatori, per proteggersi dalle terribili ferite che potevano essere inflitte dagli uncini acuminati utilizzati dai Daci. A Newstead, in Inghilterra, sono stati ritrovati alcuni frammenti di ferro segmentato appartenenti ad una manica che erano tenuti, probabilmente, insieme da una serie di lacci di cuoio che scorrevano per tutto il braccio fino alla spalla. Probabilmente questo tipo di protezione non era molto flessibile, a meno che non comprendesse una placca per il gomito. In un rilievo ritrovato a Chester, in Inghilterra, ed ora al Saffron Walden Museum dell'Essex, è visibile una manica dotata del fondamentale rinforzo per il gomito: è l'unica prova oggi in possesso che dimostra la snodabilità dell'armatura del braccio. Le manicae si allacciavano sia al braccio e si fissavano al petto tramite una serie di cinghie che avvolgevano la schiena e passavano sopra il braccio sinistro, dove erano legate con le fibbie. Potevano essere fabbricate con le placche che si sovrapponevano dalla spalla in giù oppure dal polso in su. Probabilmente i gladiatori sceglievano il tipo di manica a seconda delle armi in possesso dell'avversario.
Galleria Borghese, particolare del mosaico dei gladiatori
Gli elmi dei gladiatori dovevano proteggere il combattente e prolungare lo scontro. L'imbottitura dell'elmo, sia quello del legionario che quello del gladiatore, era forse costituita da uno spesso strato di feltro attaccato con la colla e piuttosto compatto, in modo da evitare che l'elmo si muovesse durante il combattimento. A Newstead, in Inghilterra, dentro un elmo della cavalleria è stato ritrovato un frammento di tessuto ruvido e spesso e la visiera mostra chiare tracce di una sostanza resinosa che, con il calore, diventa appiccicosa. Gli scavi a Hod Hill, sempre in Inghilterra, hanno riportato alla luce un paraguancia militare con l'interno foderato. Molti gladiatori indossavano una fascia in testa ed anche un nastro di cuoio o di corda con nappe, che veniva legato attorno al ginocchio o alla parte superiore del braccio. Probabilmente le nappe fungevano da segnapunti ed ogni nappa rappresentava una vittoria, visto che il loro numero era variabile da gladiatore a gladiatore.

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