mercoledì 3 ottobre 2012

La chiesa perduta di Santa Maria Antiqua

Particolare dell'interno di Santa Maria Antiqua
Santa Maria Antiqua fu fondata alla metà del VI secolo, sulle pendici nordoccidentali del Palatino. E' il più importante monumento cristiano del Foro Romano ed un elemento chiave per interpretare e comprendere lo sviluppo del Foro durante il Medioevo.
Santa Maria Antiqua rioccupò e riutilizzò antichi edifici pagani preesistenti. Le sue pareti sono coperte da un'eccezionale raccolta di dipinti murari che, complessivamente, occupano una superficie di 250 metri quadrati e che vanno dal periodo della fondazione della chiesa fino all'VIII secolo d.C.
Nel IX secolo la chiesa venne abbandonata e rimase occultata dai crolli provocati dal terremoto dell'847 d.C.. Venne scoperta dagli scavi di Giacomo Boni, nel '900. Santa Maria Antiqua occupa le strutture di un edificio dell'epoca di Domiziano (81-96 d.C.), forse un vestibolo dei palazzi imperiali collegato con una rampa coperta tuttora esistente. L'originario quadriportico venne trasformato in tre navate, il locale di fondo divenne il presbiterio e, successivamente, a quest'ultimo venne aggiunta un'abside ricavata nello spessore del muro romano.
Uno degli affreschi restaurati
La chiesa venne consacrata nel VI secolo d.C. e decorata, durante i tre secoli successivi, con le pitture murarie che tuttora la contraddistinguono in parte. Affreschi che sono documenti eccezionali ed unici dell'arte altomedioevale a Roma. Un'unico frammento dell'epoca della fondazione è sopravvissuto: lo strato dipinto (dei sei complessivi) che raffigura la Madonna in Trono adorata da un angelo. La maggior parte delle decorazioni parietali risalgono al tempo di papa Martino I (649-653), il quale venne martirizzato da Costante II di Costantinopoli. Altri, invece, sono dell'epoca di Giovanni VII (705-707), cresciuto sul Palatino come figlio del custode dei palazzi imperiali.
Durante il periodo di Zaccaria (741-752) venne eseguita la Cappella di Teodoto, che prende nome dal donatore, un nobile romano che stabilì, in qualità di ambasciatore papale, i primi contatti con i Franchi. L'ultima decorazione dell'abside risale a Paolo I (757-767), che fece anche eseguire estesi cicli pittorici lungo le pareti delle navate laterali.
Molti degli intonaci sono caratterizzati dalla presenza di un'altissima percentuale di legante (calce) e dalla presenza di fibre vegetali (paglia o pula di grano), che sono proprie della tradizione bizantina e attestano la provenienza orientale delle maestranze che qui lavorarono. E' conservata anche una decorazione parietale in opus sectile, oltre ai resti di una decorazione musiva, risalenti entrambe all'età pagana dell'edificio.
Particolare dell'interno di Santa Maria Antiqua
Durante il terremoto dell'847 il sito venne danneggiato, porzioni di muro crollarono dal Palatino e finirono per seppellire la chiesa e determinarne l'abbandono. L'edificio religioso venne rifondato vicino al tempio di Venere e Roma con il nome di Santa Maria Nova (attuale Santa Francesca Romana).
Nel 1617 sopra le macerie di Santa Maria Antiqua, dove sono gli archi di scarico, venne costruita la chiesa di Santa Maria Liberatrice, al livello delle colonne del tempio dei Castori. Nel 1702, durante degli scavi eseguiti nel giardino di questa chiesa, venne ritrovata la parete di fondo della sottostante e dimenticata chiesa di Santa Maria Antiqua. Nel 1900 Giacomo Boni scopre la chiesa, trova una lastra marmorea con la dedicazione e fa distruggere la chiesa di Santa Maria Liberatrice. Il restauro del 1900 fu piuttosto invasivo. Si utilizzò un cemento chiamato di Portland, contenente grosse quantità di sali che, entrando nella pellicola pittorica, finirono per provocare il distacco delle pitture. I restauratori, allora, fissarono parte degli affreschi con una sottilissima carta chiamata carta giapponese, mentre fu necessario staccarne altre parti per porli su un supporto.
Particolare del ciclo pittorico di Santa Maria Antiqua
L'affresco più antico, del VI secolo d.C., rappresenta una Madonna abbigliata come una basilissa greca. Quando venne dipinta, forse, vi era anche una decorazione marmorea, se ne possono ancora vedere i tubuli fittili che dovevano sostenerla. La chiesa fu parzialmente ridecorata in molte parti nella seconda metà del 600 d.C.. Uno degli affreschi di questo periodo è piuttosto importante: raffigura S. Crisostomo e S. Basilio con un cartiglio dove è inscritta una citazione latina riferita al Concilio Lateranense del 659 d.C., dove il papa volle sancire la supremazia della chiesa romana su quella orientale.
Anche la pavimentazione della chiesa è a strati come i mosaici delle pareti. Il presbiterio venne, con tutta probabilità, risollevato e il pavimento attuale posto in essere tra il VI e il VII secolo. Superato l'impluvium, in prossimità del presbiterio, su una mattonella del pavimento sono raffigurate due impronte con alcune lettere. Ai lati del presbiterio sono presenti due cappelle, una delle quali è chiamata dei Santi Medici: qui veniva praticata l'incubatio, cioè la sosta notturna dei malati che pregavano attendendo la guarigione. L'altra cappella è quella di Teodoto e presenta un affresco con la croce e la raffigurazione dei santi Quirico e Giulitta.
Dal 1° ottobre al 4 novembre 2012 è aperto, per visite guidate di gruppo, il cantiere di restauro di questo gioiello del medioevo romano, in attesa dell'apertura definitiva che dovrebbe avvenire nel corso del 2013.

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