Una delle sepolture ritrovate a Colfiorito di Foligno |
A Colfiorito di Foligno gli scavi nell'ambito delle attività di archeologia preventiva per la realizzazione del nuovo tracciato della S.S. 77 Val di Chienti, hanno permesso di riportare alla luce una necropoli che, ad una prima analisi dei corredi funerari, risalirebbe ad età arcaica.
Sono state riportate, finora, alla luce 54 tombe a fossa e 10 circoli in pietra. Le sepolture sono dislocate su un'area di circa 800 metri quadrati. Tra queste è particolarmente interessante la tomba posta al centro del cosiddetto "Circolo I", una sepoltura multipla di un uomo, una donna e due fanciulli. Qui è stato recuperato un corredo di vasi, una punta di lancia, una spada e dei cerchioni in ferro pertinenti, con tutta probabilità, un currus e un calesse/carro funebre. Erano presenti anche morsi equini ed elementi metallici relativi al timone.
Il territorio dove insiste la necropoli era vicino all'area dove, un tempo, sorgeva l'abitato di Plestia. Già nel 2011, nei dintorni, erano stati riportati alla luce resti di un importante insediamento rustico che occupava un'area di 1.350 metri quadrati ed aveva almeno quindici stanze, una fornace e un ambiente annesso.
L'area urbana dell'antica città di Plestia, poi municipio romano, occupava 35 ettari nel I secolo a.C. ed era delimitata, da un lato, dall'attuale chiesa di Santa Maria di Pistia, sorta non lontana da un santuario dedicato alla dea Cupra. Sotto la chiesa sono stati intercettati i resti di un grande edificio di età repubblicana, forse un tempio o un portico. In territorio marchigiano, invece, è stato riconosciuto un altro edificio pubblico dello stesso periodo. Ad entrambi, nel corso del tempo, si sono sovrapposti insediamenti più recenti e forse anche botteghe.
Il territorio era abitato sin dal Paleolitico Superiore (è stato trovato un ripostiglio di asce in località Fonte delle Mattinate). Fondi di capanne dell'Età del Ferro e 250 tombe a fossa semplice datate agli inizi del IX secolo a.C., danno testimonianza dell'esistenza di insediamenti stabili già a partire dal X secolo a.C.. La zona era occupata dai Plestini, una popolazione dell'Umbria il cui nome deriverebbe, secondo alcuni, dai Filistei (in ebraico plishtim) che ebbero rapporti con i Piceni.
Sono state riportate, finora, alla luce 54 tombe a fossa e 10 circoli in pietra. Le sepolture sono dislocate su un'area di circa 800 metri quadrati. Tra queste è particolarmente interessante la tomba posta al centro del cosiddetto "Circolo I", una sepoltura multipla di un uomo, una donna e due fanciulli. Qui è stato recuperato un corredo di vasi, una punta di lancia, una spada e dei cerchioni in ferro pertinenti, con tutta probabilità, un currus e un calesse/carro funebre. Erano presenti anche morsi equini ed elementi metallici relativi al timone.
Il territorio dove insiste la necropoli era vicino all'area dove, un tempo, sorgeva l'abitato di Plestia. Già nel 2011, nei dintorni, erano stati riportati alla luce resti di un importante insediamento rustico che occupava un'area di 1.350 metri quadrati ed aveva almeno quindici stanze, una fornace e un ambiente annesso.
La chiesa di Santa Maria di Pistia |
Il territorio era abitato sin dal Paleolitico Superiore (è stato trovato un ripostiglio di asce in località Fonte delle Mattinate). Fondi di capanne dell'Età del Ferro e 250 tombe a fossa semplice datate agli inizi del IX secolo a.C., danno testimonianza dell'esistenza di insediamenti stabili già a partire dal X secolo a.C.. La zona era occupata dai Plestini, una popolazione dell'Umbria il cui nome deriverebbe, secondo alcuni, dai Filistei (in ebraico plishtim) che ebbero rapporti con i Piceni.
Nessun commento:
Posta un commento