mercoledì 16 gennaio 2013

Novità dal relitto del Pozzino

Parte del contenuto della valigetta del medico
ritrovato nel relitto del Pozzino
Il Relitto del Pozzino sono i resti di un'antica nave romana naufragata nel II secolo a.C. nel golfo di Baratti, dove si affacciava l'etrusca Pupluna, antica metropoli etrusca che i Romani chiamarono Populonia. All'interno di questo relitto è stato ritrovato un medicinale di 2000 anni, forse un collirio per gli occhi.
Il relitto è stato riportato alla luce negli anni '90 dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, sotto la direzione di Antonella Romualdi. Indagini analitiche hanno permesso di individuare la composizione del medicamento e di pensare che si tratti di un collirio. La sostanza che Plinio il Vecchio e Dioscoride hanno descritto come curativo per gli occhi e per le malattie della pelle trova, quindi, un riscontro nella realtà. Il medicamento ritrovato appare essere stato confezionato in compresse di forma pressocché circolari e di colore grigio, di spessore pari ad un centimetro, con un diametro di quattro. Le pastiglie facevano parte del bagaglio di un medico che viaggiava a bordo della nave con numerose pissidi in stagno, 136 piccoli flaconi in legno di bosso, un mortaio, uno specillo in ferro e una campana in bronzo, tutti elementi ritrovati nel relitto.
Una delle pastiglie, probabilmente collirio, ritrovate
nel relitto del Pozzino
Le indagini sono state condotte, fin dall'inizio del ritrovamento, da Gianna Giachi e Pasquino Pallecchi, del Centro Restauro della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, in collaborazione con Marta Mariotti Lippi, del Dipartimento di Biologia dell'Università di Firenze e di Maria Perla Colombini, Erika Ribechini e Jeanette J. Lucejko, del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell'Università di Pisa.
Già al momento del ritrovamento della "valigetta" del medico, le prime analisi svolte dalla Soprintendenza sul suo contenuto avevano rilevato che il principio attivo delle compresse era costituito da due composti di zinco: smithsonite e idrozincite, vale a dire carbonato e idrossicarbonato di zinco), come nelle medicine per uso dermatologico ed oftalmico.
All'interno delle comprese, poi, sono state ritrovate molte fibre di lino che, probabilmente, serviva per tenere compatto il medicinale al momento dell'applicazione sulla parte malata.

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