venerdì 8 marzo 2013

Aquileia la gloriosa

Rovine della romana Aquileia
Gli scavi ad Aquileia ebbero inizio solo a metà dell'Ottocento e permisero di identificare l'ippodromo, un anfiteatro, un tempietto di Giove, due impianti termali e un mitreo. Gli scavi del 1926, invece, riportarono alla luce le strutture del porto fluviale.
La storia di questa città cominciò nel 186 a.C., quando 12.000 Galli, senza il consenso dei capi, si erano riversati al di qua delle Alpi alla ricerca di cibo e di terre da coltivare. I Romani non accettarono la presenza dei Galli e imposero loro di tornare da dove erano venuti, ma si resero conto, nel contempo, come fosse vitale mantenere il controllo delle vie di accesso alla pianura. Per meglio salvaguardare le comunità locali da altre invasioni "a sorpresa", i Romani dedussero una colonia di Latini e alleati italici posta di fronte ai Monti Illirici, nel luogo in cui, in seguito, sarebbe sorta Aquileia.
La deduzione ebbe luogo nel 181 a.C., ne furono commissari Publio Cornelio Scipione Nasica, Gaio Flaminio e Lucio Manlio Acidino. Furono installati, nella nuova colonia, ben 3000 persone con, al seguito, le rispettive famiglie. Essi ricevettero 50 iugeri (pari a circa 29 ettari), mentre i cavalieri se ne videro attribuiti ben 140 (pari ad 80 ettari). La nuova colonia doveva presidiare un'area molto delicata per la sicurezza di Roma. Alla colonia venne imposto il nome di Aquileia, città sull'Akylis o Aquilis, uno dei corsi d'acqua che scorrevano nei dintorni.
Ben presto Aquileia divenne la base delle spedizioni romane contro le popolazioni confinanti. Per rafforzare la difesa della città di confine, vennero dedotti ad Aquileia, nel 169 a.C., 1500 nuove famiglie. In seguito venne creata la via Annia, che permetteva ad Aquileia di collegarsi con l'Italia centrale.
La strada più importante, però, continuò ad essere la via Postumia, aperta nel 148 a.C., che da Genova si dirigeva verso la pianura Padana, passando a nord di Aquileia. Proprio da Aquileia partirono le spedizioni del console Gaio Sempronio Tuditano contro Carni, Taurisci, Giapidi e Liburni.
Dopo le vittorie di Tuditano, Aquileia godette di un relativo periodo di benessere che la videro protagonista della storia in qualità di florido centro agricolo e di smistamento delle merci che le fecero assumere l'aspetto di un vero e proprio emporio. Fu proprio per proteggere questi interessi economici che la città dovette dotarsi di mura. Il documento più antico che le menziona, facendo cenno ad una porta urbica, è un'epigrafe del 40-30 a.C.
Massimino il Trace
Un altro momento di particolare rilevanza, per Aquileia, arrivò con le guerre che Ottaviano, Druso e Tiberio condussero nei confronti delle popolazioni alpine. Ad Aquileia, infatti, si stanziarono le milizie romane e la flotta militare di Ravenna. Augusto stesso amava soggiornarvi durante la prima guerra Pannonica. Ad Aquileia soggiornarono anche sua moglie Livia e Giulia, figlia di primo letto dell'imperatore. Proprio qui, secondo Giuseppe Flavio, Augusto incontrò Erode, re di Giudea, e i suoi due figli Alessandro e Aristobulo, nel 12 d.C..
Il periodo augusteo segnò un intenso fervore edilizio per Aquileia. Nel 2 a.C. venne aperta la via Iulia Augusta, diretta conseguenza della sottomissione dei Carni e della fondazione della colonia di Iulium Carnicum (Zuglio). Con l'incoronazione di Augusto, la via Gemina che da Aquileia conduceva ad Emona (Lubiana) e a Vindobona (Vienna) e al Mar nero, divenne una delle principali vie di comunicazione tra l'Italia e l'Oriente.
Venne anche costruito un porto-canale nella zona dove, anticamente, scorreva il fiume Natisone, che lambiva le mura di Aquileia. Proprio gli scavi del 1926 portarono alla luce la struttura della banchina in lastroni di pietra d'Istria.
Strabone ci informa che gli abitanti di Aquileia esportavano vino e olio in cambio di bestiame, pelli e schiavi che giungevano loro dalle popolazioni alpine. Transitavano da qui anche ambra, bronzo e gemme. La città era nota anche per la lavorazione del vetro e ci è noto il nome di una vetreria locale, la Sentia Secunda, dal nome della proprietaria.
Aquileia godette di un periodo relativamente pacifico fino al regno di Marco Aurelio. La prosperità di questo periodo risulta dalla ricchezza delle case dei membri dell'élite cittadina, adornate di splendidi mosaici.
Marco Aurelio
Nel 169 d.C., però, i Quadi e i Marcomanni attaccarono il vicino centro di Opitergium (Oderzo), lo distrussero e assediarono Aquileia. Marco Aurelio intervenne personalmente per salvare la città, portando al suo seguito Galeno, uno dei più famosi medici dell'antichità.
Nel 238 a.C., in seguito ad una rivolta scoppiata in Africa che aveva portato ad un periodo critico anche in Italia, l'imperatore Massimino il Trace, che si trovava in Pannonia, a marce forzate raggiunse la piana di Aquileia. La città, però, non aveva intenzione di aprire le sue porte all'imperatore, noto soprattutto per una spietata politica fiscale. I legionari pannoni, ancora lontano Massimino, tentarono di forzare il blocco ma furono respinti dai difensori della città. Massimino si convinse a cercare un accordo servendosi di un tribuno del suo esercito, nativo di Aquileia.
Crispino, incaricato dal senato romano di difendere Aquileia, ascoltò il tribuno ma spinse i suoi concittadini a rifiutare gli accordi proposti dall'imperatore. Le operazione di assedio, dunque, ripresero con rinnovato vigore, malgrado il problema rappresentato dal fiume Natisone, il cui unico ponte, risalente al I secolo d.C., era stato distrutto dagli abitanti di Aquileia. Massimino non si scoraggiò e fece costruire un vero e proprio ponte di botti, grazie al quale i legionari poterono avvicinarsi ad Aquileia, dove si disposero in attesa dell'attacco definitivo.
Fu un assedio in piena regola, quello di Aquileia, con gli abitanti della città che riversavano sugli assalitori recipienti dai lunghi manici ripieni di una miscela di zolfo, bitume, pece e olio bollente che aveva un effetto devastante sugli assedianti: il ferro delle armi e delle corazze diventava rovente, il cuoio e il legno si infiammavano e si polverizzavano. Lo stesso accadde con le macchine di assedio, bombardate da fiaccole di pece e resina. Oltretutto gli abitanti di Aquileia potevano disporre di sufficienti scorte alimentari, mentre i soldati di Massimino cominciavano a sentirsi assediati più che assedianti. I viveri scarseggiavano, dal momento che i legionari avevano saccheggiato le campagne circostanti e i soldati erano sottoposti a tutte le intemperie.
Costantino il Grande
La situazione si fece talmente critica che alcuni legionari decisero di uccidere Massimino mentre riposava. A costoro si unirono dei pretoriani e quando l'imperatore uscì dalla tenda per parlare con loro, fu ucciso senza aver tempo di profferir parola. Con lui venne ucciso anche il figlio e le teste di entrambi vennero inviate a Roma. Fu l'occasione per porre fine all'assedio di Aquileia. I legionari chiesero agli abitanti della città di aprir loro le porte, ma i comandanti cittadini si rifiutarono se prima i soldati non avessero riconosciuti, quali imperatori eletti legittimamente dal Senato, Balbino e Gordiano. Poi accettarono di rifocillare le truppe e di concordare la pace.
Durante il regno di Diocleziano, Aquileia ospitò il governatore della X Regione, il comandante della Flotta dell'Alto Adriatico, il commissario capo della zecca, il direttore di una fabbrica statale di stoffe di lusso per la corte imperiale e il sovrintendente al tesoro e ai magazzini imperiali dell'Italia settentrionale, incaricato di riscuotere le tasse.
Con l'editto di Costantino, nel 313 d.C., fu possibile al vescovo Teodoro (308-319 d.C.) erigere una cattedrale cristiana adorna di splendidi mosaici. Il IV secolo, poi, vide il trionfo del cristianesimo, quando in città si rifugia il grande patriarca alessandrino S. Atanasio, in esilio. Fu anche il secolo in cui le lotte per la presa del potere imperiale si concentrarono vivacemente proprio ad Aquileia. Nelle vicinanze della città si ebbe lo scontro tra Costantino II e Costante, entrambi figli di Costantino il Grande, che portò alla morte del primo nel 340 d.C., in un agguato tesogli dal fratello. Nel 361 d.C. Aquileia fu assediata dalle truppe di Giuliano, ribellatosi a Costanzo ed autoproclamatosi imperatore. Aquileia resistette ancora. Nel 388 d.C., poi, Teodosio I sconfisse ed uccise nei pressi della città Massimo, usurpatore del soglio imperiale. Nel 394 d.C., nei pressi del fiume Frigido (attuale Isonzo), Teodosio I affrontò e vinse una coalizione di rivoltosi capeggiata da un certo Arbogaste e da un aristocratico di nome Eugenio. In quest'occasione, una volta conclusi gli scontri, vennero restaurate le mura cittadine e fu un bene, dal momento che, nel 401 e nel 408 d.C., giunse in vista di Aquileia il goto Alarico, che non osò saccheggiarla proprio in virtù della solida protezione di cui godeva la città.
Aquileia capitolò solo nel 452 d.C., sotto l'assedio degli Unni capeggiati da Attila. In seguito, però, le mura cittadine e le torri furono riedificate e la città venne nuovamente abitata dai suoi cittadini.

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