mercoledì 1 gennaio 2014

Civiltà...incivili e cambiamenti climatici: Harappa

Un cranio ritrovato ad Harappa con evidenti segni di traumi
(Foto: Appalachian State University)
La civiltà dell'Indo fiorì nel nordovest dell'India e del Pakistan nel III millennio a.C.. La caratteristica peculiare di queste genti era la grande importanza data al commercio e alla creazione di reti di scambio che potevano raggiungere anche posti piuttosto lontani. Fu questa civiltà che diede vita a città pianificate quali Harappa e Mohenjo Daro, con sofisticate infrastrutture igienico-sanitarie, con un sistema standardizzato di pesi e misure ed una sfera di influenza che si estendeva ben oltre i confini delle singole città.
Al culmine della sua potenza, la civiltà dell'Indo ebbe un improvviso crollo, che alcuni attribuiscono al brusco cambiamento delle condizioni climatiche. Recentemente, però, alcuni studiosi hanno approfondito la questione. Le ricostruzioni della situazione paleoclimatica della valle del fiume Beas, hanno dimostrato che le variazioni e le conseguenti situazioni critiche provocate da un sistema di monsoni può aver avuto un impatto negativo sui centri urbani come Harappa. Impatto amplificato dalle conseguenti interruzioni nella rete commerciale che collegava tra loro le varie città della valle dell'Indo nel III millennio a.C.
Evidenze di un'infezione del seno mascellare in un teschio di Harappa
(Foto: Appalachian State University)
La città presa in esame, Harappa, era tra i più grandi centri urbani della valle dell'Indo. Intorno al 1900 a.C. i cambiamenti climatici e la successiva e conseguente crisi economica e sociale, contribuirono al suo collasso. La popolazione si ammalò progressivamente e vi fu un'esplosione inconsueta di violenza nei confronti dei più deboli.
I ricercatori hanno preso in esame i resti di alcuni individui, ritrovati nel cimitero di Harappa del periodo urbano, in un cimitero di periodo post urbano e in un ossario dove  non è ben chiara la causa della morte, se un'infezione o una malattia infettiva prolungata nel tempo. Dei 209 scheletri riportati alla luce, l'Anthropological Survey of India ne ha messi a disposizione 66 per la ricerca. Di questi ultimi, 16 provenivano da sepolture complete, 29 da sepolture frazionate e 21 sono stati prelevati da più sepolture. Si trattava per lo più dei resti di individui adulti, con appena due individui di età inferiore ai cinque anni.
L'esame delle ossa di questi individui ha mostrato la presenza di infezioni al seno mascellare, di lesioni compatibili con la lebbra e la tubercolosi nonché segni evidenti di violenza esterna, già ipotizzati e notati dalla studio della composizione e dello sviluppo della popolazione di Harappa.
I risultati hanno evidenziato che in quello che fu un periodo estremamente critico per la civiltà dell'Indo, non vi furono invasioni o guerre ma, piuttosto, vi fu un'esplosione di violenza interna alla stessa comunità che abitava le città. Violenza che, secondo gli studi finora compiuti, era prevalentemente diretta verso gli individui più deboli: le donne e i bambini, i cui scheletri mostrano chiare fratture craniche non trattate e presenza di malattie congenite e trasmissibili. Mentre sono stati ritrovati resti di individui maschi con fratture craniche ricomposte per alleviare le conseguenze del trauma, i resti di donne e bambini con i medesimi problemi appaiono non curati e le conseguenze della violenza subita appaiono essere state devastanti.
Queste scoperte hanno indotto gli studiosi a pensare che ad Harappa esisteva una forte disparità sociale che si rifletteva sull'accesso ineguale alle risorse e sull'esercizio brutale della violenza. Il rischio di malattie ed infezioni, inoltre, sembra non essere stato uniforme tra le classi sociali, il che induce a pensare che vi fosse una classe socialmente ed economicamente vulnerabile perché estremamente emarginata soprattutto nel corso dei difficili periodi di mutamento climatico.

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