La testa di Nebiri (Foto: Fondazione Museo delle Antichità Egizie, Raffaella Bianucci) |
Le più antiche tracce di insufficienza e acuto scompenso cardiaco sono state trovate nei resti mummificati di un uomo vissuto 3500 anni fa. Nel 1904 l'egittologo Ernesto Schiaparelli trovò, nella Valle delle Regine, all'interno di una sepoltura già saccheggiata, la testa e i vasi canopi contenenti gli organi interni di un defunto, ora conservati al Museo Egizio di Torino.
I resti appartengono ad uomo di nome Nebiri, un "capo delle scuderie" vissuto durante la XVIII Dinastia, all'epoca del faraone Thutmosis III (1479-1424 a.C.). La testa, purtroppo, non ha potuto fornire molti indizi, malgrado il buono stato di conservazione. Dal momento che il vaso canopo con l'iscrizione Hapy, guardiano dei polmoni, era parzialmente rotto, i ricercatori, coordinati dalla Dottoressa Raffaella Bianucci, antropologa della sezione di medicina legala presso l'Università di Torino, hanno potuto analizzarne il contenuto.
I risultati delle analisi hanno rivelato che Nebiri, al momento della morte, doveva avere circa 50-60 anni ed era affetto da una grave malattia parodontale con massicci ascessi. Le scansioni alla testa hanno, inoltre, provato che c'è stato un tentativo parziale di asportazione del cervello: molta parte del tessuto cerebrale disidratato è ancora conservato all'interno della cavità cranica. Rotoli di lino sono stati collocati all'interno del teschio, nelle cavità orbitali, nel naso, nelle orecchie, nella bocca e sono state utilizzate perfino per riempire le guance di Nebiri.
I ricercatori hanno anche rilevato la prova della calcificazione della carotide, coerente con una leggera forma di aterosclerosi. Più interessante è stato l'esame istologico di quanto rimaneva dei polmoni, eseguito dal Professor Andreas Nerlich, del Dipartimento di Patologia della Ludwig-Maximilian University di Monaco di Baviera, in Germania. L'analisi ha rivelato la presenza di cellule "sentinelle" di uno scompenso cardiaco. E' stata accertata anche la presenza di un edema polmonare (accumulo di liquidi nelle sacche d'aria dei polmoni), conseguenza di una insufficiente funzione cardiaca.
Analisi ulteriori hanno escluso la possibilità di malattie quali la tubercolosi, granulomi, bacilli acido-resistenti indice di infezioni da micobatteri. Andando, pertanto, per esclusione, i ricercatori hanno affermato che Nebiri sia morto per scompenso cardiaco acuto della parte sinistra del cuore, conseguenza frequente di malattie cardiache croniche.
I resti appartengono ad uomo di nome Nebiri, un "capo delle scuderie" vissuto durante la XVIII Dinastia, all'epoca del faraone Thutmosis III (1479-1424 a.C.). La testa, purtroppo, non ha potuto fornire molti indizi, malgrado il buono stato di conservazione. Dal momento che il vaso canopo con l'iscrizione Hapy, guardiano dei polmoni, era parzialmente rotto, i ricercatori, coordinati dalla Dottoressa Raffaella Bianucci, antropologa della sezione di medicina legala presso l'Università di Torino, hanno potuto analizzarne il contenuto.
I risultati delle analisi hanno rivelato che Nebiri, al momento della morte, doveva avere circa 50-60 anni ed era affetto da una grave malattia parodontale con massicci ascessi. Le scansioni alla testa hanno, inoltre, provato che c'è stato un tentativo parziale di asportazione del cervello: molta parte del tessuto cerebrale disidratato è ancora conservato all'interno della cavità cranica. Rotoli di lino sono stati collocati all'interno del teschio, nelle cavità orbitali, nel naso, nelle orecchie, nella bocca e sono state utilizzate perfino per riempire le guance di Nebiri.
I ricercatori hanno anche rilevato la prova della calcificazione della carotide, coerente con una leggera forma di aterosclerosi. Più interessante è stato l'esame istologico di quanto rimaneva dei polmoni, eseguito dal Professor Andreas Nerlich, del Dipartimento di Patologia della Ludwig-Maximilian University di Monaco di Baviera, in Germania. L'analisi ha rivelato la presenza di cellule "sentinelle" di uno scompenso cardiaco. E' stata accertata anche la presenza di un edema polmonare (accumulo di liquidi nelle sacche d'aria dei polmoni), conseguenza di una insufficiente funzione cardiaca.
Analisi ulteriori hanno escluso la possibilità di malattie quali la tubercolosi, granulomi, bacilli acido-resistenti indice di infezioni da micobatteri. Andando, pertanto, per esclusione, i ricercatori hanno affermato che Nebiri sia morto per scompenso cardiaco acuto della parte sinistra del cuore, conseguenza frequente di malattie cardiache croniche.
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