La Torre dei Venti o dell'Orologio di Atene (Foto: osservatoiogalilei.com) |
Sono attualmente in corso i lavori sull'Orologio di Andronico, nell'agorà romana di Atene. L'Orologio, costruito tra il 150 e il 50 a.C. su progetto dell'architetto e astronomo siriano Adronico di Cirro (Kirristes, da Kyros, presso l'attuale Aleppo), è a pianta ottagonale ed è conosciuto anche con il nome di Torre dei Venti.
La storia dell'Orologio di Andronico va dall'epoca romana fino agli Ottomani, quando era sede dei dervisci dell'ordine dei Mevlevi. L'Orologio è una torre ottagonale di quasi 14 metri di altezza, costruita in marmo pentelico su un basamento di tre gradini. La copertura conica, di lastre marmoree, conserva la parte inferiore di un capitello corinzio sul quale poggiava un Tritone di bronzo che ruotava su un perno per segnare il vento. La costruzione ha incuriosito e fatto lambiccare il cervello a generazioni di archeologi.
Nel 35 a.C. Marco Terenzio Varrone, nell'opera Rerum Rusticarum, descrive la torre indicandola come "La Torre dell'Orologio". Probabilmente si trattava di una clessidra ad acqua. Sulla facciata sud della Torre si intravedono i resti di una vasca semicilindrica che era collegata con l'interno, dove si trovavano i serbatoi della clessidra. Dunque è probabile che la torre venne costruita con la duplice funzione di segnavento ed orologio ad acqua. Quest'ultima proveniva, probabilmente dal lato sud della Torre, dalla sorgente Clepsydra attraverso un grandioso lavoro di canalizzazioni. Saliva, poi, con un sistema idraulico, fino ai meccanismi che permettevano il funzionamento della clessidra. La fonte Clepsydra era chiamata così (il nome significa "ladra d'acqua") perché a volte riforniva e a volte no.
Già da tempo prima che venisse costruita la Torre dell'Orologio esisteva una clessidra ad acqua nell'Agorà greca, quella più antica, posta nel cuore della città greca, dove si svolgevano i rapporti intellettuali e sociali e dove si amministrava la giustizia e si assisteva a spettacoli teatrali.
La presenza di un meccanismo, all'interno della Torre dell'Orologio, ha fatto pensare a un orologio idraulico. Su ognuna delle facce esterne vi era un orologio solare utile a chi frequentava l'agorà romana. Ciascuna delle facce era decorata con una lastra a rilievo con la personificazione dei venti principali: Borea, Cecia, Apeliote, Euro, Noto, Libeccio, Zefiro e Scirone.
La Torre è, però, molto fragile. I primi lavori di restauro furono effettuati tra il 1915 e il 1919 su progetto di Anastasios Orlandos; altri restauri furono effettuati nel 1976. Nel 2003 si è provveduto ad impermeabilizzare la copertura e sono cominciati gli interventi di restauro e valorizzazione.
La struttura ha numerosi danni e presenta un cattivo stato di conservazione delle lastre del fregio, nonché numerose fessurazioni nei marmi. Le operazioni di restauro, che riguarderanno sia le superfici esterne che quelle interne del monumento, saranno un'ottima occasione per conoscere meglio il monumento. Sono state, infatti, rinvenute pitture parietali di soggetto sacro dopo la rimozione dei restauri precedenti. In epoca bizantina, infatti, si sa che la Torre aveva un impiego ecclesiastico. Il restauro rispetterà gli interventi ottomani all'interno della Torre.
La storia dell'Orologio di Andronico va dall'epoca romana fino agli Ottomani, quando era sede dei dervisci dell'ordine dei Mevlevi. L'Orologio è una torre ottagonale di quasi 14 metri di altezza, costruita in marmo pentelico su un basamento di tre gradini. La copertura conica, di lastre marmoree, conserva la parte inferiore di un capitello corinzio sul quale poggiava un Tritone di bronzo che ruotava su un perno per segnare il vento. La costruzione ha incuriosito e fatto lambiccare il cervello a generazioni di archeologi.
Nel 35 a.C. Marco Terenzio Varrone, nell'opera Rerum Rusticarum, descrive la torre indicandola come "La Torre dell'Orologio". Probabilmente si trattava di una clessidra ad acqua. Sulla facciata sud della Torre si intravedono i resti di una vasca semicilindrica che era collegata con l'interno, dove si trovavano i serbatoi della clessidra. Dunque è probabile che la torre venne costruita con la duplice funzione di segnavento ed orologio ad acqua. Quest'ultima proveniva, probabilmente dal lato sud della Torre, dalla sorgente Clepsydra attraverso un grandioso lavoro di canalizzazioni. Saliva, poi, con un sistema idraulico, fino ai meccanismi che permettevano il funzionamento della clessidra. La fonte Clepsydra era chiamata così (il nome significa "ladra d'acqua") perché a volte riforniva e a volte no.
Già da tempo prima che venisse costruita la Torre dell'Orologio esisteva una clessidra ad acqua nell'Agorà greca, quella più antica, posta nel cuore della città greca, dove si svolgevano i rapporti intellettuali e sociali e dove si amministrava la giustizia e si assisteva a spettacoli teatrali.
La presenza di un meccanismo, all'interno della Torre dell'Orologio, ha fatto pensare a un orologio idraulico. Su ognuna delle facce esterne vi era un orologio solare utile a chi frequentava l'agorà romana. Ciascuna delle facce era decorata con una lastra a rilievo con la personificazione dei venti principali: Borea, Cecia, Apeliote, Euro, Noto, Libeccio, Zefiro e Scirone.
La Torre è, però, molto fragile. I primi lavori di restauro furono effettuati tra il 1915 e il 1919 su progetto di Anastasios Orlandos; altri restauri furono effettuati nel 1976. Nel 2003 si è provveduto ad impermeabilizzare la copertura e sono cominciati gli interventi di restauro e valorizzazione.
La struttura ha numerosi danni e presenta un cattivo stato di conservazione delle lastre del fregio, nonché numerose fessurazioni nei marmi. Le operazioni di restauro, che riguarderanno sia le superfici esterne che quelle interne del monumento, saranno un'ottima occasione per conoscere meglio il monumento. Sono state, infatti, rinvenute pitture parietali di soggetto sacro dopo la rimozione dei restauri precedenti. In epoca bizantina, infatti, si sa che la Torre aveva un impiego ecclesiastico. Il restauro rispetterà gli interventi ottomani all'interno della Torre.
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