L'11 e il 15 gennaio a Roma si celebravano i Carmentalia e ricorreva, anche, la consacrazione del tempio di Juturna nel Campo Marzio (attuale Largo di Torre Argentina). Il tempio venne eretto intorno al 242 a.C. da Lutazio Catulo, vincitore della Prima Guerra Punica.
L'area sacra a Juturna, invece, si trovava alle pendici del Palatino ed era molto più antica del tempio dedicatole in Campo Marzio. Si trovava tra il tempio dei Castores (Castore e Polluce) e quello di Vesta e comprendeva un'edicola e una fonte. La vicinanza tra il tempio di Juturna e quello dei Castores indicherebbe l'origine di entrambi i culti dalla città di Lavinium. Qui sono state trovate dediche ai famosi gemelli ed esisteva una fonte dedicata a Juturna.
Juturna era connessa alle fonti, al potere che queste avevano di scaturire dal terreno. Un potere che la divinità condivideva con Janus, dal quale aveva avuto un figlio, Fons, personificazione delle fonti, il cui culto cadeva in ottobre. Juturna era anche la dea della purificazione e della guarigione, dal momento che l'acqua era la più antica terapia usata a Roma. Al culto a lei dedicato era sovente accostato quello di Esculapio.
A Carmenta, invece, era sacro un antichissimo sacello o un'ara ai piedi del Palatino presso la Porta Carmentalia, dove, in seguito, sarebbe sorto il Foro Olitorio, tra la palude del Velabro e l'isola Tiberina. Qui celebrava i riti il Flamen Carmentalis. Più tardi Carmenta venne considerata madre di Evandro, vista la posizione del suo sacello in rapporto con l'approdo sulle rive del fiume.
Il luogo di culto di Carmenta non era distante dal duplice tempio di Mater Matuta e di Fortuna. Tutte e tre queste divinità femminili, pertanto, presiedevano al guado del Tevere e all'ingresso al Capitolium attraverso la Porta Carmentalis. La festa di Carmenta veniva celebrata in due giorni connessi alle fasi lunari e sacri a Carmenta Antivorta (Luna Crescente) e Postverta (Luna Calante). I Carmentalia coincidevano con la festa di Juturna.
Carmenta (da carmen, canto) era la dea del suono magico in grado di creare, la dea della profezia. Le veggenti erano chiamate carmentes. La si considerava inventrice dell'alfabeto e connessa - come Juturna - con l'acqua, dal momento che quest'ultima era simbolo del caos primordiale. E' la dea del vaticinio ottenuto attraverso la trance. A Roma, però, la divinazione era proibita e il suo culto, per questo, venne notevolmente limitato in età repubblicana. Virgilio e Ovidio, addirittura, parlano di Carmenta come una ninfa e non come una dea.
In epoca repubblicana, con il notevole ridimensionamento delle sue funzioni, Carmenta venne collegata alla gravidanza e alla nascita attraverso le tre divinità del nascituro: Neuna, la nascita prematura del nono mese, Decima, la nascita corretta che garantiva la sopravvivenza del neonato, e Morta, il feto che, andando oltre il termine dei dieci mesi, nasce morto. Anche i nomi delle due festività connesse a Carmenta - Postvorta e Antevorta - vennero collegati alla posizione del nascituro, rispettivamente in posizione corretta con il capo in basso o in posizione riversa, che rendeva difficile il parto.
L'area sacra a Juturna, invece, si trovava alle pendici del Palatino ed era molto più antica del tempio dedicatole in Campo Marzio. Si trovava tra il tempio dei Castores (Castore e Polluce) e quello di Vesta e comprendeva un'edicola e una fonte. La vicinanza tra il tempio di Juturna e quello dei Castores indicherebbe l'origine di entrambi i culti dalla città di Lavinium. Qui sono state trovate dediche ai famosi gemelli ed esisteva una fonte dedicata a Juturna.
Juturna era connessa alle fonti, al potere che queste avevano di scaturire dal terreno. Un potere che la divinità condivideva con Janus, dal quale aveva avuto un figlio, Fons, personificazione delle fonti, il cui culto cadeva in ottobre. Juturna era anche la dea della purificazione e della guarigione, dal momento che l'acqua era la più antica terapia usata a Roma. Al culto a lei dedicato era sovente accostato quello di Esculapio.
Carmenta in un codice del "De mulieribus claris" di Boccaccio (Foto: Wikipedia) |
Il luogo di culto di Carmenta non era distante dal duplice tempio di Mater Matuta e di Fortuna. Tutte e tre queste divinità femminili, pertanto, presiedevano al guado del Tevere e all'ingresso al Capitolium attraverso la Porta Carmentalis. La festa di Carmenta veniva celebrata in due giorni connessi alle fasi lunari e sacri a Carmenta Antivorta (Luna Crescente) e Postverta (Luna Calante). I Carmentalia coincidevano con la festa di Juturna.
Carmenta (da carmen, canto) era la dea del suono magico in grado di creare, la dea della profezia. Le veggenti erano chiamate carmentes. La si considerava inventrice dell'alfabeto e connessa - come Juturna - con l'acqua, dal momento che quest'ultima era simbolo del caos primordiale. E' la dea del vaticinio ottenuto attraverso la trance. A Roma, però, la divinazione era proibita e il suo culto, per questo, venne notevolmente limitato in età repubblicana. Virgilio e Ovidio, addirittura, parlano di Carmenta come una ninfa e non come una dea.
In epoca repubblicana, con il notevole ridimensionamento delle sue funzioni, Carmenta venne collegata alla gravidanza e alla nascita attraverso le tre divinità del nascituro: Neuna, la nascita prematura del nono mese, Decima, la nascita corretta che garantiva la sopravvivenza del neonato, e Morta, il feto che, andando oltre il termine dei dieci mesi, nasce morto. Anche i nomi delle due festività connesse a Carmenta - Postvorta e Antevorta - vennero collegati alla posizione del nascituro, rispettivamente in posizione corretta con il capo in basso o in posizione riversa, che rendeva difficile il parto.
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