Ambienti termali della villa romana di Santa Marta, in provincia di Grosseto (Foto: meteoweb.eu) |
Ricerche archeologiche nel sito di Santa Marta, in provincia di Grosseto, stanno rivelando interessanti aspetti della vicenda storica di Colle Massari, posto tra la Valle dell'Ombrone e la Val d'Orcia, insediamento, un tempo, di una villa romana.
Sul terreno hanno operato i ricercatori del Laboratorio di Archeologia dei Paesaggi e Telerilevamento dell'Università di Siena. Quel che rimane dell'antica villa, indagato a far tempo dal 2007, è stato analizzato con le apparecchiature più moderne, al fine di approfondire la conoscenza del luogo nelle sue varie stratificazioni storiche e archeologiche. Proprio queste indagini approfondite hanno permesso di individuare non solo le stratificazioni di origine romana, ma anche un'area cimiteriale annessa ad un edificio religioso. Si è, così, individuato un lasso temporale di popolamento del territorio che va dall'epoca romana repubblicana (II-I secolo a.C.) fino al XVII secolo d.C.
Gli scavi nelle zone che si ritenevano potessero restituire materiali di maggiore interesse sono iniziati nel 2012. L'insediamento di Santa Marta era sicuramente legato alla viabilità del luogo. La villa aveva pavimenti di pregio ed ambienti destinati al ricevimento. L'area è stata abbandonata in età imperiale per costruirvi un impianto termale con balnea dotati di pavimenti a mosaico e ipocausto.
Nel V secolo d.C. i balnea vengono sostanzialmente abbandonati e i resti vengono spogliati del materiale edilizio, operazione che si concluse nel VII secolo d.C.. Malgrado la decadenza dell'insediamento romano, il sito si trasformò in breve tempo in un insediamento ecclesiastico dipendente dalla pieve di Sant'Ippolito a Martura, che si sta rivelando al di sotto del successivo impianto romanico. La prima attestazione della pieve è del 1188 ma gli scavi hanno rivelato una fase precedente, quando la chiesa era sicuramente di maggiori dimensioni e fornita di un ricco corredo decorativo. In quanto pieve di Sant'Ippolito a Martura, la chiesa restò in funzione fino al 1500, quando venne costruita una cappella gentilizia dedicata a Santa Marta nel vicino castello di Colle Massari.
Gli archeologi stanno scavando l'antica pieve e, nel contempo, le strutture della residenza romana, compresi i balnea, nell'area sud del complesso, accessibili tramite un cortile e un monumentale ingresso porticato. I balnea avevano uno spogliatoio, il frigidarium, il tepidarium (fornito di abside) e il calidarium riscaldato da un sistema di intercapedini poste sotto al pavimento, sorretto da colonnette. Sia il tepidarium che lo spogliatoio avevano pavimenti in mosaico.
I balnea, due in tutto, erano collegati da un corridoio ed erano forniti di un doppio accesso con soglie a mosaico. Un'abside chiudeva l'ambiente del frigidarium. I due balnea non furono realizzati nello stesso periodo, ma coesistettero per un certo tempo, forse uno con destinazione privato ed uno con destinazione pubblica; oppure uno destinato a clienti di sesso maschile e l'altro a quelli di sesso femminile.
Nel V secolo d.C. i balnea vennero spogliati degli ornamenti a mosaico e di parte delle murature per riutilizzarle come materiale di costruzione. Le fistulae in piombo vennero anch'esse fuse per ricavarne metallo per utensili. La fase di spoliazione terminò apparentemente nel VI secolo d.C.. La vita della domus romana continuò utilizzando il pavimento in terra battuta almeno fino al VII secolo, quando l'area venne completamente abbandonata.
Il 1188 è la prima data storica in cui è menzionata la pieve di Sant'Ippolito a Martura. Nel Duecento essa fu contesa tra la diocesi di Grosseto e il monastero di Sant'Ambrogio a Montecelso, presso Monteriggioni (in provincia di Siena). La pieve di Sant'Ippolito, però, riuscì a rimanere indipendente e venne dedicato, alla fine del XIII secolo a Santa Maria e, successivamente, a Santa Marta. La pieve, dunque, rimase attiva fino al '500, quando cessarono le funzioni religiose malgrado vi si continuasse a seppellire. L'uso cimiteriale sembra essersi concentrato tra il XV e il XVII secolo all'interno e all'esterno della chiesa.
Sul terreno hanno operato i ricercatori del Laboratorio di Archeologia dei Paesaggi e Telerilevamento dell'Università di Siena. Quel che rimane dell'antica villa, indagato a far tempo dal 2007, è stato analizzato con le apparecchiature più moderne, al fine di approfondire la conoscenza del luogo nelle sue varie stratificazioni storiche e archeologiche. Proprio queste indagini approfondite hanno permesso di individuare non solo le stratificazioni di origine romana, ma anche un'area cimiteriale annessa ad un edificio religioso. Si è, così, individuato un lasso temporale di popolamento del territorio che va dall'epoca romana repubblicana (II-I secolo a.C.) fino al XVII secolo d.C.
Pieve di Sant'Ippolito a Martura (Foto: mapio.net) |
Nel V secolo d.C. i balnea vengono sostanzialmente abbandonati e i resti vengono spogliati del materiale edilizio, operazione che si concluse nel VII secolo d.C.. Malgrado la decadenza dell'insediamento romano, il sito si trasformò in breve tempo in un insediamento ecclesiastico dipendente dalla pieve di Sant'Ippolito a Martura, che si sta rivelando al di sotto del successivo impianto romanico. La prima attestazione della pieve è del 1188 ma gli scavi hanno rivelato una fase precedente, quando la chiesa era sicuramente di maggiori dimensioni e fornita di un ricco corredo decorativo. In quanto pieve di Sant'Ippolito a Martura, la chiesa restò in funzione fino al 1500, quando venne costruita una cappella gentilizia dedicata a Santa Marta nel vicino castello di Colle Massari.
Gli archeologi stanno scavando l'antica pieve e, nel contempo, le strutture della residenza romana, compresi i balnea, nell'area sud del complesso, accessibili tramite un cortile e un monumentale ingresso porticato. I balnea avevano uno spogliatoio, il frigidarium, il tepidarium (fornito di abside) e il calidarium riscaldato da un sistema di intercapedini poste sotto al pavimento, sorretto da colonnette. Sia il tepidarium che lo spogliatoio avevano pavimenti in mosaico.
I balnea, due in tutto, erano collegati da un corridoio ed erano forniti di un doppio accesso con soglie a mosaico. Un'abside chiudeva l'ambiente del frigidarium. I due balnea non furono realizzati nello stesso periodo, ma coesistettero per un certo tempo, forse uno con destinazione privato ed uno con destinazione pubblica; oppure uno destinato a clienti di sesso maschile e l'altro a quelli di sesso femminile.
Nel V secolo d.C. i balnea vennero spogliati degli ornamenti a mosaico e di parte delle murature per riutilizzarle come materiale di costruzione. Le fistulae in piombo vennero anch'esse fuse per ricavarne metallo per utensili. La fase di spoliazione terminò apparentemente nel VI secolo d.C.. La vita della domus romana continuò utilizzando il pavimento in terra battuta almeno fino al VII secolo, quando l'area venne completamente abbandonata.
Il 1188 è la prima data storica in cui è menzionata la pieve di Sant'Ippolito a Martura. Nel Duecento essa fu contesa tra la diocesi di Grosseto e il monastero di Sant'Ambrogio a Montecelso, presso Monteriggioni (in provincia di Siena). La pieve di Sant'Ippolito, però, riuscì a rimanere indipendente e venne dedicato, alla fine del XIII secolo a Santa Maria e, successivamente, a Santa Marta. La pieve, dunque, rimase attiva fino al '500, quando cessarono le funzioni religiose malgrado vi si continuasse a seppellire. L'uso cimiteriale sembra essersi concentrato tra il XV e il XVII secolo all'interno e all'esterno della chiesa.
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