domenica 12 dicembre 2021

Pompei, Casa della Biblioteca: nuove scoperte dagli scavi

Pompei, ambiente della casa della biblioteca
(Foto: Parco Archeologico di Pompei)

Divisa tra la VI e la VII Regio, l'Insula Occidentalis di Pompei era una delle zone residenziali più esclusive dell'antica città. L'area si trova al margine occidentale di Pompei, con vista panoramica sul golfo di Napoli e dal II secolo a.C. in poi fu progressivamente urbanizzata, grazie alla costruzione delle cosiddette "ville urbane", dotate di terrazze che permettono la vista su un ampio panorama.
Dopo l'annessione della città da parte di Silla nell'80 a.C., le abitazioni esistenti furono ulteriormente ampliate con una serie di terrazzamenti digradanti verso il mare, che andarono via via ad appoggiarsi alle mura di Pompei, che oramai non servivano più come difesa da attacchi esterni. I complessi residenziali, tra i più belli della città, furono portati alla luce già a partire dai primi scavi effettuati dai Borboni e la loro complessa articolazione giustifica il termine utilizzato per indicarli: "ville urbane".
Negli ultimi mesi sono stati effettuati lavori di restauro nell'Insula Occidentalis, in particolare concentrati sulla Casa della Biblioteca, la Casa del Bracciale d'Oro, la Casa di Fabius Rufus e la Casa di Castricio.
Dalla Casa della Biblioteca, una delle più rappresentative del sereno clima di svago, meditazione ed attività accademica che caratterizzava queste dimore, lo scavo archeologico ha fatto emergere numerosi nuovi ritrovamenti, tra i quali reperti riconducibili alle ultime fasi di vita nella casa.
Un disco in pietra lavorata che formava la base di una malta e un vaso in bronzo o rame, un'olla, testimoniano il lavoro che doveva svolgersi nel complesso edilizio. La casa, infatti, presenta diversi punti problematici a causa dei numerosi terremoti che precedettero le eruzioni del 79 d.C., tra cui il grande sisma del 62 d.C. e lo sciame sismico che molto probabilmente ha preceduto il disastro evento.
Il disco di pietra, circolare e dalla superficie levigata, presenta ancora i residui di frammenti di pasta vitrea pronti per la macinazione, necessaria per produrre il cosiddetto blu egiziano, un pigmento utilizzato per la pittura. L'olla di rame, invece, ritrovata sul lato opposto della soglia dell'apertura che metteva in comunicazione un vasto ambiente voltato con il terrazzo affacciato sul golfo di Napoli, contiene ancora un piccolo crogiolo di ferro che probabilmente serviva per cuocere gli ossidi nel processo di produzione del pigmento.
Il nome Casa della Biblioteca è stato dato dallo studioso Volker Strocka, che identificò una delle sale interne come biblioteca. La stanza contiene ancora uno splendido affresco nel quale vi è una figura con la testa coronata di edera, recante gli strumenti per le composizioni poetiche: un volumen, una lyra e una capsa per i libri. Il poeta è probabilmente Filosseno di Citera, autore di ditirambi in greco, vissuto nella seconda metà del V secolo a.C.

Fonte:
Classicutl via archaeologynewsnetwork.blogspot.com

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