domenica 29 gennaio 2023

Pompei, tornano alla Villa di Poppea i reperti che l'adornavano

Pompei, il cratere riposizionato nella Villa di Poppea
(Foto: Parco Archeologico di Pompei)

Sul grande cratere a calice che fungeva da fontana da giardino, i guerrieri di Pirro, disposti a coppia, danzano in punta di piedi con le gambe incrociate e i corpi allungati.
Non distante, una Nike alata, il piede nudo che spunta dalla veste sollevata teso verso il suolo in atto di atterrare, guarda alla scultura di un bambino che gioca con un'oca.
Si tratta di alcuni dei 15 reperti che un tempo adornavano la maestosa Villa di Poppea e che ora ritornano ad abbellire i suoi spazi, riposizionati in alcuni ambienti, offrendo un delicato contrasto tra il marmo delle statue, le eleganti linee dei busti e dei bassorilievi, gli affreschi delle stanze dai colori vivaci.
La ricollocazione delle statue e dei reperti originari, mai esposti prima nel sito, contribuisce a creare un Museo diffuso permanente che ha l'obiettivo di raccontare, conservare e valorizzare l'eccezionale patrimonio statuario di Oplontis. Le opera sono state, in precedenza, in mostra presso il Palazzo Criscuolo di Torre Annunziata ed in parte provengono dai depositi del Parco Archeologico di Pompei.
Al grande cratere in marmo pentelico a bassorilievi, all'Artemide e all'Efebo, al busto di Eracle, alla testa di Afrodite, reperti già posizionati, si aggiungeranno, al termine della mostra "Arte e sensualità nelle case di Pompei" allestita presso la palestra grande di Pompei, dove sono attualmente esposti, i centauri e il gruppo scultoreo del Satiro con Ermafrodito.
Pompei, l'Efebo ricollocato nella Villa di Pompei
(Foto: Parco Archeologico di Pompei)
La Villa di Poppea è conosciuta come "Villa A" per distinguerla dalla "Villa B" rinvenuta poco lontano. Era una delle più importanti ville della costa del Golfo di Napoli. Per la grandiosità dell'impianto e la ricchezza degli apparati decorativi, questa lussuosa dimora, nella quale è stata  rinvenuta un'anfora con il nome di Poppea, è attribuita alla seconda moglie di Nerone. Dotata di un accesso principale orientato verso la campagna retrostante, la villa si sviluppava in una serie di sale di soggiorno e giardini aperti sul golfo.
Il complesso fu allargato verso la metà del I secolo d.C. con l'aggiunta dell'enorme piscina, 61x17 metri, sulla quale si aprivano le stanze da pranzo, il soggiorno, gli alloggi per gli ospiti e i piccoli giardini d'inverno. La villa aveva inglobato anche i resti di un più antico complesso produttivo, a sud del quartiere della piscina, di cui è stato possibile indagare solo l'ambiente del torchio.
Parte delle sculture che decoravano il lussuoso edificio trovavano posto proprio tra la ricca vegetazione attorno alla piscina. Tra le tante ville vesuviane quella di Poppea è l'unica a offrire la possibilità di ricostruire, sulla base degli scavi archeologici, la composizione dei giardini interni, spazi di riposo e meditazione. Al momento dell'eruzione l'edificio, circondato da siepi di bosso, limoni, platani, oleandri, cipressi, rose ed edere rampicanti, doveva essere in gran parte disabitato a causa di lavori in corso che comportarono la rimozione di molti elementi architettonici e decorativi, avviati probabilmente in occasione di un passaggio di proprietà.

Fonte:
arte.it


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