sabato 13 maggio 2023

Petra, il mistero della donazione della città ai romani: fu costrizione?

Giordania, una veduta dell'antica città di Petra
Petra fu per secoli la capitale di un florido regno di mercanti, i Nabatei, popoli di origine incerta che occuparono la regione a cavallo tra la Penisola Arabica e la regione palestinese sfruttando la loro posizione e la loro profonda conoscenza del deserto per ricoprire il ruolo di cerniera tra i commerci mediterranei e orientale, mettendo in comunicazione con le loro piste carovaniere i mercanti da Roma all'india.
I Nabatei costruirono Petra nel I secolo a.C. e ne fecero la loro capitale. Alla morte del loro ultimo sovrano Rabbel II Soter, nel 106 d.C., il ricco regno nabateo venne pacificamente inglobato dall'Impero Romano, che già ne controllava tutte le regioni circostanti. L'annessione, che avvenne sotto l'imperatore Traiano che ribattezzò la regione Arabia Petraea, avvenne in maniera del tutto simile a quanto già accaduto in passato con altri ricchi ma piccoli principati, attraverso un lascito testamentario del sovrano morente che, per salvaguardare l'integrità del suo popolo, lo rimetteva alla potenza straniera in maniera spontanea e pacifica. Almeno così raccontano le fonti romane.
La cartina elaborata dai ricercatori: in azzurro i tre possibili
accampamenti individuati (Credits to Antiquity)
Una recente scoperta della Scuola di Archeologia dell'Università di Oxford, avvenuta sotto l'egida dei Professori Andrew Wilson e Michael Fradley, ha aperto il dibattito circa le reali modalità di annessione del piccolo regno all'impero. Infatti, sfruttando le immagini satellitari open-source messe a disposizione da Google Earth, i ricercatori hanno individuato tre strutture, poste in linea retta tra gli insediamenti di Bayir e Dumat al-Jandal, che sono stati interpretati come accampamenti temporanei dell'esercito romano. Le tre strutture, regolarmente quadrangolari e circondate da muretti di pietre e fossati, distano l'una dall'altra dai 37 ai 44 chilometri ed hanno dimensioni differenti: la più occidentale (vicina all'area già sotto il controllo romano) è grande il doppio rispetto a quella più orientale e a quella di mezzo. Essendo stati appena scoperti, i siti non sono ancora stati oggetto di indagini archeologiche che ne determinino la datazione e reale natura. Tuttavia il Dottor Fradley sembra molto sicuro di ciò che ha individuato.
Petra, veduta di uno dei tre possibili castra romani
(Credits to Google Earth)
Secondo il Dottor Fradley le strutture sono dei castra romana, estremamente riconoscibili per via della loro forma "a carta da gioco", con ingressi speculari su ciascun lato, da datare proprio all'epoca dell'annessione del regno nabateo all'Impero (II secolo d.C.). Più in là si spinge, nelle ipotesi, il Dottor Wilson: secondo lui gli accampamenti sarebbero serviti per una rapida incursione verso l'insediamento di Dumat al-Jandal, forse a scopo deterrente o forse per sedare una vera e propria rivolta. La distanza tra gli accampamenti, inoltre, suggerirebbe che ad erigerli sia stata non una legione appiedata ma una forza di cavalleria, probabilmente un reparto di equites su cammelli (ampiamente in uso, nell'esercito romano, in quest'area). L'incursione, avvenuta in linea retta e verosimilmente in tre giorni, avrebbe inoltre sfruttato una via di accesso secondaria al sito, evitando la più nota e battuta pista del Wadi Sirhan, aggiungendo all'attacco romano l'elemento sorpresa. Resta da spiegare come mai l'accampamento occidentale sia grande il doppio degli altri due: le forze romane si divisero? Operarono una manovra a tenaglia, o una parte rimase a presidiare il forte occidentale?
Il silenzio delle fonti romane circa una possibile campagna militare in Arabia Petraea aggiunge ulteriore fascino all'indagine di questi antichi insediamenti nel deserto. Lo stesso Professor Wilson ammonisce a non spingersi troppo in avanti con le ipotesi, almeno finché non saranno state condotte indagini archeologiche.

Fonte:
mediterraneoantico.it


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