lunedì 7 aprile 2025

Germania, rinvenuto un insediamento agricolo romano

Germania, gli scavi e gli oggetti scoperti in Vestfalia
(Foto: stilearte.it)

A circa 400 chilometri ad ovest di Berlino, nella cittadina di Delbruck-Bentfeld, situata nel cuore del distretto di Paderborn, in Germania, si sta aprendo una finestra su un passato rurale sorprendentemente articolato.
A partire da novembre 2024, una campagna promossa dall'Associazione regionale Vestfalia-Lippe e guidata dall'archeologo Sven Knippschild ha restituito alla luce un insediamento agrario databile tra il II e il III secolo d.C., le cui caratteristiche testimoniano una dinamica interazione tra il mondo romano e le popolazioni locali, anche dopo il ritiro delle legioni imperiali dal vicino accampamento di Anreppen.
Fin dalle prime esplorazioni archeologiche dell'area residenziale di Schafbreite, avviate otto anni fa, si pensava che il sito fosse occupato da una singola fattoria. Ma i recenti scavi, condotti in parallelo all'espansione urbanistica, hanno completamente ribaltato questa visione. Oggi si delinea un complesso ben più vasto, articolato su almeno tre corti agricole, le cui strutture principali sono state identificate grazie all'attenta lettura delle buche per pali, ancora visibili nel sottosuolo come ombre scure e scolorite.
L'interesse dei ricercatori è particolarmente accesso perché la scoperta rappresenta uno dei rari esempi in cui è possibile studiare in modo coerente i resti di un insediamento rurale sviluppatosi ai margini del Limes, dopo la ritirata romana.
Al centro della prima corte identificata, gli archeologi hanno rinvenuto i resti di un edificio residenziale in legno, circondato da piccole dipendenze seminterrate. Questi ambienti secondari erano probabilmente destinati alla tessitura, attività attestata in tutta l'area germanica come prerogativa femminile e strettamente collegata alla sfera domestica.
Un pozzo, profondo meno di due metri, completava l'infrastruttura idrica della fattoria. Le tracce di rivestimento ligneo, rilevabili grazie alla decolorazione del terreno, rivelano l'attenzione dei coloni alla conservazione della qualità dell'acqua, elemento prezioso in un contesto produttivo.
Nell'area sudoccidentale è emersa una seconda corte, ancora più intrigante. Oltre ai consueti resti edilizi, è venuto alla luce un laboratorio artigianale per la lavorazione del bronzo: frammenti di pareti in argilla cotta e scorie metalliche indicano che qui si producevano oggetti di ornamento e forse anche amuleti. Una scoperta che getta nuova luce sull'economia dell'insediamento e sul ruolo delle corti non solo come centri di produzione alimentare, ma anche come officine artigiane.
I frammenti di ceramica finemente decorati e numerose monete romane rinvenute nei livelli di riempimento, permetteranno di stabilire con maggiore precisione le fasi di utilizzo delle diverse corti. I dati contribuiranno a chiarire se le fattorie fossero contemporanee o se ci troviamo di fronte a una sequenza di ricostruzioni successive, causate dal degrado strutturale delle abitazioni in legno.
Una terza fattoria, individuata solo parzialmente sul margine occidentale dell'are di scavo, lascia intuire che l'insediamento potesse estendersi ben oltre i confini dell'attuale zona edificabile. Questo suggerisce una comunità agricola ben strutturata, attiva ancora due secoli dopo la ritirata romana dalla regione.
Uno dei ritrovamenti più affascinanti della campagna è una gemma incisa, grande appena 1,5 centimetri, raffigurante il dio romano Mercurio. L'opera, finemente lavorata, mostra la divinità con la tipica borsa, il bastone caduceo e l'elmo. Probabilmente era incastonata in un anello appartenente a un colono romanizzato, forse un mercante o un artigiano legato alle reti commerciali imperiali.
Altro oggetto enigmatico è un coltello in ferro con decorazioni in ottone, ritrovato sotto il pavimento di una piccola struttura simile ad una cantina. La lama, intatta e rivolta verso l'alto, si trovava troppo in profondità per costituire un pericolo. Questo dettaglio ha portato ad ipotizzare che il coltello potesse avere un funzione apotropaica: un sacrificio edilizio, inteso a proteggere l'edificio o i suoi abitanti da influssi maligni. L'origine del manufatto, con ogni probabilità romano, rafforza l'idea di un legame culturale ancora vivo tra queste terre e l'impero.

Fonte:
stilearte.it


Eccezionali conferme sulla guerra di Troia

Illustrazione della tavoletta ittita - finestresullarte.info

Nel 2024, una scoperta archeologica ha suscitato l'interesse della comunità scientifica: la tavoletta ittita conosciuta come Keilfischurkunden aus Boghazkoi offre nuove informazioni sul conflitto che ha ispirato la leggenda della guerra di Troia. La tavoletta, appartenente ad un periodo precedente rispetto alle fonti più conosciute, mostra una corrispondenza tra un sovrano ittita non identificato e un personaggio chiamato Pariyamuwa, probabilmente re della città di Taruisa, tradizionalmente identificata con Troia. La scoperta è stata presentata da Michele Bianconi, dell'Università di Oxford, che ha analizzato il testo della tavoletta mettendo in evidenza i suoi aspetti più rilevanti. In particolare, Bianconi ha sottolineato come il testo faccia riferimento a un attacco da parte dei figli di Attarsiya, il sovrano di Ahhiyawa, contro la città di Taruisa/Troia. Questo dettaglio potrebbe confermare anche l'esistenza di una connessione tra le civiltà ittita e greca durante il periodo della guerra di Troia, una relazione che era stata finora solo ipotizzata sulla base di testi leggendari e mitologici.
Nel testo si fa esplicitamente alla partecipazione delle truppe licie (Luqqa/Lukka), che, come attesta l'Iliade, combatterono al fianco dei troiani durante l'assalto finale. La presenza dei soldati non è na novità per gli studiosi della mitologia greca, ma è la prima volta che appare in una fonte storica e diretta di tale rilevanza. La connessione tra i Licii e i Troiani sembra dunque confermare l'influenza delle culture orientali sulla guerra e sulle sue dinamiche.
Il passaggio più sorprendente, però, arriva alla fine della tavoletta, dove si fa un riferimento diretto a canti popolari che narrano la caduta di Wilusa/Ilion, il nome che i popoli ittiti e luwiani attribuivano a Troia. I canti, come descritto nel frammento, inneggiano la distruzione della città e la fine di un'epoca, un tema che ricorre in molte leggende antiche e che ha avuto una grande influenza sulla letteratura e sulla cultura mediterranea. In particolare, la tavoletta menziona il fatto che questi canti siano in Luwiano, una lingua strettamente legata all'ittita, ma che sembra avere una musicalità ed una struttura metrica simile a quella della poesia epica greca.
La scoperta dei canti presenta una prospettiva inedita sulla memoria storica di Troia e sostiene che il mito della città perduta e della sua rovina fosse ben radicato nella tradizione greca e in quella delle popolazioni anatoliche e del Levante, per le quali Troia costituiva un simbolo di grande importanza.
La città di Boghazkoy, in Turchia, dove è stata rinvenuta la tavoletta, è stata una delle capitali dell'Impero ittita e continua a rivelare frammenti storici che gettano luce sulle complesse relazioni tra le diverse potenze dell'Asia Minore e del Mediterraneo orientale. La lingua utilizzata, l'ittita, appartenente al ramo delle lingue anatoliche delle lingue indoeuropee, offre una visione unica delle interazioni politiche e culturali di un periodo cruciale per la storia antica. La corrispondenza tra il sovrano ittita e Pariyamuwa, re di Taruisa, evidenza l'importanza di Troia come entità geopolitica nell'antichità sostenendo che la città fosse un nodo centrale nelle alleanze e nei conflitti tra i popoli dell'Asia Minore.

Fonte:
finestresullarte.info

domenica 6 aprile 2025

Israele, una bambina trova un sigillo di 3800 anni fa

Israele, il retro del sigillo di Tel Azeka, a forma di
scarabeo (Foto: Foto Emil Aladjem)

All'inizio di marzo, in Israele, Ziv Nitzan, una bambina di tre anni e mezzo del villaggio di Ramot Meir, ha trovato un antico amuleto a forma di scarabeo durante una gita di famiglia a Tel Azeka, nei pressi di Beit Shemesh. 
L'oggetto, risalente a circa 3800 anni fa, è un sigillo cananeo dell'Età del Bronzo medio. Il ritrovamento ha subito attirato l'attenzione degli esperti dell'Autorità Israeliana per le Antichità (IAA).
"Stiamo effettuando scavi qui da quasi 15 anni e i risultati degli scavi dimostrano che durante l'Età del Bronzo medio e tardo, qui a Tel Azeka, prosperava una delle città più importanti delle pianure della Giudea. - Ha affermato Oded Lipschits, direttore degli scavi archeologici dell'Università di Tel Aviv. - Lo scarabeo trovato da Ziv si aggiunge alla lunga lista di reperti egizi e cananei scoperti qui, che attestano gli stretti legami e le influenze culturali tra Canaan e l'Egitto durante quel periodo".
Lo scarabeo rinvenuto a Tel Azeka sarà esposto in una mostra speciale organizzata dall'Autorità israeliana per le antichità presso il Jay and Jeanie Schottenstein National Campus per l'archeologia di Israele. Secondo Daphna Ben-Tor, esperta di amuleti e sigilli antichi, l'oggetto ritrovato da Ziv è un tipico scarabeo cananeo. Questi sigilli ornamentali hanno origine in Egitto e la loro forma si ispira allo scarabeo stercorario, un coleottero che nell'antichità veniva considerato sacro. Gli Egizi lo associavano al concetto di creazione e rinascita, perché l'insetto deponeva le proprie uova all'interno di una sfera di sterco, da cui poi emergevano le larve. In lingua egiziana, il nome dello scarabeo derivava infatti dal verbo "venire all'essere" o "essere creato", un significato che lo rendeva simbolo dell'incarnazione del dio creatore. Questo legame tra Canaan e la cultura egizia testimonia i profondi rapporti commerciali e culturali tra le due civiltà durante l'Età del Bronzo.
Il punto esatto in cui Ziv ha trovato l'antico sigillo si trova ai piedi di Tel Azeka, un sito archeologico di notevole importanza storica. Nel corso degli anni, gli scavi condotti dall'Università di Tel Aviv hanno rivelato diverse testimonianze di cambiamenti culturali e politici avvenuti nel corso dei secoli. Tra i reperti figurano le mura cittadine, strutture agricole e altre tracce dell'antico regno di Giuda.
Tel Azeka è anche citata nella Bibbia come il luogo in cui avvenne la celebre battaglia tra Davide e Golia, narrata nel primo Libro di Samuele. 

Fonte:
finestresullarte.com

sabato 5 aprile 2025

Pompei, scoperte due statue sepolcrali nella necropoli di Porta Sarno

Pompei, il rilievo funebre presso la necropoli di
Porta Sarno (Foto: Alfio Giannotti)

Un rilievo funebre di una coppia, uomo e donna - a dimensioni quasi reali, pertinente ad una tomba monumentale presso la necropoli di Porta Sarno, è affiorato nel corso di uno scavo archeologico condotto dall'Universitat de València, in collaborazione con il Parco Archeologico di Pompei.
Le due sculture ad alto rilievo sono state trasferite presso la Palestra Grande degli scavi per avviarne il restauro.
L'area indagata a partire dal 2024 corrisponde ad una zona scavata negli anni '90 per la costruzione del doppio binario della Circumvesuviana.
Gli scavi del 1998 avevano già registrato la presenza di oltre 50 sepolture a cremazione, segnate da stele e da un monumento funerario ad arco. Le indagini recenti hanno portato alla luce una tomba monumentale costituita da un ampio muro con diverse nicchie sormontate da un rilievo di un una figura femminile ed una maschile, forse una coppia di sposi.
Il simbolismo degli accessori scolpiti della donna potrebbe identificarla come una sacerdotessa di Cerere. La donna reca in mano dei vegetali a forma di spiga, al collo ha una collana con una lunula ed una pergamena in mano, forse un documento importante, equivalente ad un'investitura. La qualità dell'intaglio nelle sculture e le loro caratteristiche arcaiche suggeriscono una datazione tardo repubblicana.

Fonti:
P.A. Pompei - Ufficio Stampa
stilearte.it


Campania, incredibili scoperte ad Atena Lucana

Somma Vesuviana, la tomba scoperta ad Atena
Lucana (Foto: archeomedia.net)

Importante e straordinaria scoperta nel piccolo comune di Atena Lucana, in provincia di Salerno, che torna, in questo modo, al centro dell'attenzione grazie al recente ritrovamento di due tombe di epoca tardo-romana, avvenuto durante i lavori di scavo per la realizzazione di un elettrodotto, col coordinamento e sotto la supervisione della funzionaria della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio, Giovanna Baldo, la quale ha evidenziato l'importanza del sito, per comprendere meglio la presenza romana nella zona.
La prima delle due sepolture, parzialmente rimaneggiata, caratterizzata da una copertura in tegole, si presentava in condizioni relativamente buone, con lo scheletro ancora in posizione e solo pochi oggetti di corredo funerario.
La seconda, invece, ha mostrato manomissioni, subite in epoche successive, risultando appunto danneggiata, con all'interno di resti ossei parzialmente dispersi e la struttura tombale ridotta a pochi frammenti, che è stato comunque possibile recuperare. Gli studiosi ipotizzano che i tumuli di cui trattasi, facciano parte di un'area cimiteriale più ampia, ancora in gran parte indagare, a testimonianza di un insediamento umano ben strutturato in epoca romana. La scoperta, pertanto, aggiunge un nuovo tassello alla storia del territorio di Atena Lucana, confermandone l'importanza come crocevia di culture e popolazioni nei secoli passati.
Secondo il parere degli esperti, è plausibile che le due sepolture appartengano ad un nucleo sepolcrale più ampio rispetto al contesto indagato finora. Tale ipotesi sottolineerebbe lo stretto legame del sito con la frequentazione del territorio in epoca romana, aprendo ulteriori prospettive per la ricerca archeologica nel comprensorio del Vallo di Diano ed in tutta la Campania.

Fonte:
archeomedia.net


Francia, forse scoperto il canale fatto costruire da Caio Mario

Busto di Gaio Mario
(Foto: wikipedia.it)

Gli archeologi francesi hanno dichiarato di essere sulle tracce di una delle più importanti opere architettoniche-militari della storia antica, realizzata dal console romano Gaio Mario durante la guerra contro i Cimbri e i Teutoni.
Mario è stato sicuramente uno dei comandanti più importanti e influenti della storia antica, oltre ad essere stato uno dei due principali contendenti della prima guerra civile romana (l'altro contendente era Lucio Cornelio Silla) e zio del più famoso comandante romano della storia, Giulio Cesare.
Mario oggi è ricordato principalmente per aver riformato completamente l'esercito romano, consentendo a tutti i cittadini romani di entrare a far parte delle truppe al di là del loro censo e della loro condizione economica. Egli fu però anche colui che difese la Repubblica dall'invasione dei popoli germanici, nel 104 a.C., scegliendo di affrontare l'esercito nemico nell'allora Gallia transalpina.
Per fare questo fece costruire alcune opere idrauliche, tra le quali un famoso canale a lui dedicato nel delta del Rodano, che aveva lo scopo di supportare gli sforzi bellici e rifornire il fronte di truppe fresche.
Questo è lo stesso canale a cui stanno dando la caccia gli archeologi francesi coordinati da Joé Juncker, docente dell'Università di Strasburgo. Secondo le testimonianze romane, questo canale venne usato almeno fino alla seconda metà del I secolo d.C. Gli archeologi avrebbero trovato tracce del canale nei pressi delle paludi di Vigueirat, a sud di Arles, dove un decennio fa sono state trovate delle ceramiche antiche, alcuni ciottoli e un paio di pali di legno.

Fonte:
tech.everyeye.it

martedì 1 aprile 2025

Somma Vesuviana un ambiente della
villa di Augusto (Foto: archeomedia.net)

La villa di Augusto a Somma Vesuviana non cessa di stupire. La domus è riconducibile proprio alla famiglia dell'imperatore ed è stata già scavata per una superficie di 2.000 metri quadrati.
Anche se l'attribuzione ancora non è del tutto certo, resta il fatto che sia probabile che si tratti di una proprietà della famiglia di Ottaviano, originario della zona e morto nei dintorni di Nola, a pochi chilometri in linea d'aria.
Il sito archeologico si trova in località Starza, alle pendici nordorientali di Somma Vesuviana, nel cuore delle campagne attorno al Vesuvio. Si tratta di quel che resta di un complesso imponente di strutture romane del II secolo, che si sviluppa tra terrazze, in un contesto paesaggistico notevole, al punto di essere ricostruito dopo l'eruzione del Vesuvio del 79 d.C.
La villa è soggetta a scavi dal 2002, su progetto dell'archeologo Antonio De Simone, docente per diverso tempo all'Università Federico II di Napoli. 


Germania, rinvenuto un insediamento agricolo romano

Germania, gli scavi e gli oggetti scoperti in Vestfalia (Foto: stilearte.it) A circa 400 chilometri ad ovest di Berlino , nella cittadina di...