Petra fu per secoli la capitale di un florido regno di
mercanti, i
Nabatei, popoli di origine incerta che occuparono la regione a cavallo
tra la Penisola Arabica e la regione palestinese sfruttando la loro posizione e la loro profonda conoscenza del deserto per ricoprire il ruolo di cerniera tra i commerci mediterranei e orientale, mettendo in comunicazione con le loro
piste carovaniere i mercanti da Roma all'india.
I Nabatei costruirono Petra nel
I secolo a.C. e ne fecero la loro capitale. Alla morte del loro ultimo sovrano
Rabbel II Soter, nel
106 d.C., il ricco regno nabateo venne pacificamente inglobato dall'
Impero Romano, che già ne controllava tutte le regioni circostanti. L'annessione, che avvenne sotto l'imperatore
Traiano che ribattezzò la regione
Arabia Petraea, avvenne in maniera del tutto simile a quanto già accaduto in passato con altri ricchi ma piccoli principati, attraverso un
lascito testamentario del sovrano morente che, per salvaguardare l'integrità del suo popolo, lo rimetteva alla potenza straniera in maniera spontanea e pacifica. Almeno così raccontano le fonti romane.
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La cartina elaborata dai ricercatori: in azzurro i tre possibili accampamenti individuati (Credits to Antiquity) |
Una recente scoperta della
Scuola di Archeologia dell'Università di Oxford, avvenuta sotto l'egida dei
Professori Andrew Wilson e
Michael Fradley, ha aperto il dibattito circa le reali
modalità di annessione del piccolo regno all'impero. Infatti, sfruttando le immagini satellitari open-source messe a disposizione da
Google Earth, i ricercatori hanno individuato
tre strutture, poste in linea retta tra gli insediamenti di Bayir e Dumat al-Jandal, che sono stati interpretati come
accampamenti temporanei dell'esercito romano. Le tre strutture,
regolarmente quadrangolari e circondate da muretti di pietre e fossati, distano l'una dall'altra
dai 37 ai 44 chilometri ed hanno
dimensioni differenti: la più occidentale (vicina all'area già sotto il controllo romano) è grande il doppio rispetto a quella più orientale e a quella di mezzo. Essendo stati appena scoperti, i siti non sono ancora stati oggetto di indagini archeologiche che ne determinino la datazione e reale natura. Tuttavia il Dottor Fradley sembra molto sicuro di ciò che ha individuato.
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Petra, veduta di uno dei tre possibili castra romani (Credits to Google Earth) |
Secondo il Dottor Fradley le strutture sono dei
castra romana, estremamente riconoscibili per via della loro
forma "a carta da gioco", con
ingressi speculari su ciascun lato, da datare proprio all'epoca dell'annessione del regno nabateo all'Impero (II secolo d.C.). Più in là si spinge, nelle ipotesi, il Dottor Wilson: secondo lui gli accampamenti sarebbero serviti per una
rapida incursione verso l'insediamento di
Dumat al-Jandal, forse a scopo deterrente o forse per sedare una vera e propria
rivolta. La distanza tra gli accampamenti, inoltre, suggerirebbe che ad erigerli sia stata non una legione appiedata ma una
forza di cavalleria, probabilmente un reparto di
equites su
cammelli (ampiamente in uso, nell'esercito romano, in quest'area). L'incursione, avvenuta in linea retta e verosimilmente in
tre giorni, avrebbe inoltre sfruttato una
via di accesso secondaria al sito, evitando la più nota e battuta pista del
Wadi Sirhan, aggiungendo all'attacco romano l'elemento sorpresa. Resta da spiegare come mai l'accampamento occidentale sia grande il doppio degli altri due: le forze romane si divisero? Operarono una manovra a tenaglia, o una parte rimase a presidiare il forte occidentale?
Il
silenzio delle fonti romane circa una possibile campagna militare in
Arabia Petraea aggiunge ulteriore fascino all'indagine di questi antichi insediamenti nel deserto. Lo stesso Professor Wilson ammonisce a non spingersi troppo in avanti con le ipotesi, almeno finché non saranno state condotte indagini archeologiche.